venerdì 3 novembre 2017

I gas serra nell’atmosfera battono tutti i record: 403 ppm. Mai così da 800.000 anni

Fonte: Green Report
Temperature come nel medio Pliocene, quando il livello del mare era 20 metri sopra quello attuale
[30 ottobre 2017]
Secondo il “WMO Greenhouse Gas Bulletin – The State of Greenhouse Gases in the Atmosphere Based on Global Observations through 2016” appena pubblicato da World meteorological Organization (Wmo) e  Global atmosphere watch, «Le concentrazioni atmosferiche di biossido di carbonio (CO2) nel 2016 sono aumentate a un ritmo recor, raggiungendo il livello più elevato da 800.000 anni. Le brusche variazioni dell’atmosfera osservate in questi ultimi 70 anni sono senza precedenti». La Wmo spiega che «À partire dalle più recenti ricostruzioni ad alta risoluzione effettuate grazie alle carote di ghiaccio, è possibile osservare che le variazioni del livello di CO2 non sono mai state così rapide come negli ultimi 150 anni. Le fluttuazioni naturali della CO2 duranti i periodi glaciali hanno sempre proceduto delle variazioni parallele della temperatura. Le indagini geologiche indicano che i livelli attuali di CO2 corrispondono a un clima “stazionario” osservato per l’ultima volta nel medio Pliocene (da 3 a 5 milioni di anni fa), périodo durante il quale la temperatura era da 2 a 3° C più elevata e che ha visto sciogliersi le calotte glaciali della Groenlandia e dell’’Antartide occidentale , così come una parte dell’est del continente. Questo scioglimento aveva provocato un innalzamento del livello del mare che aveva superato da 10 a 20 metri il livello attuale».
Nel 2015 il livello di Co2 nell’atmosfera del nostro pianeta aveva superato la soglia della 400 parti per milione (ppm), per poi arrivare a 403,3 ppm nel 2016, a causa di un mix di attività antropiche e di un fortissimo episodio di El Niño. WMO Greenhouse Gas Bulletin la CO2 atmosferica è ormai il 145% rispetto all’epoca preindustriale (prima del 1750) e «Questo rapido innalzamento delle concentrazioni di CO2 e di altri gas serra nell’atmosfera è in grado di innescare una modificazione senza precedenti dei sistemi climatici e quindi di causare così gravi ripercussioni ecologiche ed economiche»,
Per quanto riguarda il metano (CH4), che è il secondo gas serra persistente per importanza, contribuisce per circa il 17% al g forcing radiativo. Il rapporto dice che «Circa il 40% delle emissioni di CH4 nell’atmosfera sono di origine naturale (zone umide, termitai, ecc.) e il 60% di origine umana (allevamento di bestiame, risicoltura, sfruttamento xdei combustibili fossili, discariche, combustione di biomasse, ecc). Il CH4 atmosferico nel 2016ha raggiunto un nuovo picco: 1.853 parti per miliardo (ppb) cioè circa il 257%  del livello che aveva nell’epoca preindustriale».
Per quanto riguarda le emissioni diossido di diazoto (N2O  – monossido di diazoto o protossido di azoto) nell’atmosfera, circa il 60% sono di origine naturale e il 40% di origine antropica, dato che provengono soprattutto dagli oceani e dai suoli, dalle biomasse, dai concimi e da diversi processi industriali. La Wmo dice che «Nel 2016, la concentrazione atmosferica  del diossido di diazoto era di 328,9 parti per miliardo, cioè il 122% di quel che erano all’epoca preindustriale. Anche l’’N2O svolge un ruolo importante nelle distruzione dello strato di ozono stratosferico che ci protegge dai raggi ultravioletti emessi dal sole. Contribuisce per circa il 6% al forcing radiativo indotto dai gas serra persistenti».
Il WMO Greenhouse Gas Bulletin annuale si basa sulle osservazioni del programma Global atmosphere  che contribuisce a controllare le concentrazioni di gas serra  che sono la principale causa dei cambiamenti climatici a livello atmosferico e,  come i sistemi di allerta precoce, permette di rendere conto delle loro fluttuazioni.
La Wmo sottolinea che «Dall’epoca industria, cioè da dopo il 1750, la crescita demografica, la pratica di un’agricoltura più intensiva, un più grande utilizzo delle terre, la deforestazione, l’industrializzazione  e lo sfruttamento dei combustibili fossili a fini energetici hanno contribuito all’aumento del livello atmosferico di gas serra». Secondo i dati della National oceanic and atmospheric administration Usa (Noaa) citati nel Bollettino Wmo, dal 1990, il forcing radiativo totale causato dall’insieme dei gas serra persistenti, che induce un riscaldamento del nostro sistema climatico, è cresciuto del 40% e nel 2016 è stato registrato un aumento del 2,5% rispetto al 2015.
Il segretario generale della Wmo, Petteri Taalas, è molto preoccupato e avverte che «Se non riduciamo rapidamente le emissioni di gas serra, e in particolare la CO2, andremo incontro a un aumento pericoloso delle temperature entro la fine del secolo, ben al di là dell’obiettivo fissato nell’Accordo di Parigi sul clima. Le generazioni future erediteranno un pianeta nettamente meno ospitale. La CO2 persiste nell’atmosfera per secoli e nell’oceano ancora più a lungo. Secondo le leggi della fisica, in futuro la temperatura sarà nettamente più elevata e i fenomeni climatici più estremi. Ma non abbiamo la bacchetta magica per far scomparire questo eccesso di CO2 atmosferica».
Il WMO Greenhouse Gas Bulletin è stato reso noto alla vigilia della pubblicazione dell’Emissions Gap Report dell’United Nations enveronment progranne (Unep) che censisce gli impegni presi dai Paesi del mondo in materia di politiche generali per la riduzione dei gas serra e che analizza come queste politiche produrranno un calo effettivo delle emissioni entro il 2030, definendo allo stesso tempo con precisione il gap r tra i bisogni e le prospettive e le misure da prenderle per colmarlo, Il capo dell’Unep, Erik Solheim, ha anticipato che «Le cifre non mentono. Le nostre emissioni continuano a essere troppo elevate e bisogna invertire la tendenza. In questi ultimi anni, le energie rinnovabili hanno certamente conosciuto un formidabile sviluppo, ma dobbiamo immediatamente raddoppiare gli sforzi per fare in modo che queste nuove tecnologie low carbon possano svilupparsi. Disponiamo già di numerose soluzioni per far fronte a questa sfida. Manca solo la volontà politica della comunità internazionale e l’accettazione di un’evidenza: il tempo stringe».
Le decisioni che verranno prese alla Conferenza delle parti Unfccc di Bonn dal 7 al 17 novembre si baseranno soprattutto sugli elementi scientifici presentati nel WMO Greenhouse Gas Bulletin  e nell’Emissions Gap Report dell’Unep  e Wmo, Unep ed altri partner puntano a realizzare un sistema integrato di informazioni sui gas serra per aiutare i Paesi a a misurare i progressi compiuti rispetto agli impegni assunti per ridurre le emissioni, per migliorare i loro rapporti nazionali e adottare ulteriori misure di attenuazione. Questo sistema valorizza la lunga esperienza della Wmo per quanto riguarda la misurazione strumentale dei gas serra e la modellizzazione dell’atmosfera.

giovedì 2 novembre 2017

Halloween o i Santi. Chi vende di più?

di | 31 ottobre 2017  Il Fatto Quotidiano

L’1 novembre è il giorno dei Santi, una festività ben inserita nella cultura italiana (e non solo).
Il 31 ottobre è la festa di Halloween una festività di origine pagana (quantomeno se parliamo proprio della sua origine antica) istituzionalizzata da Washington Irving che scrisse, tra le altre sue novelle, il racconto di Sleepy Hollow. Da questo racconto derivarono (come altre opere di Irving) tradizioni, leggende, usi e costumi che gli americani, popolo industrioso specie se c’è da valorizzare una tradizione, hanno costruito la festa di Halloween. Tra le valorizzazioni cinematografiche non si dimentichi Il segreto di Sleepy Hollow, reinterpretato da un futuro Captain Sparrow (Johnny Depp).
Tutto bene, tutto divertente.
Negli ultimi 10 anni (forse qualcuno in più) la festività del 31 ottobre è lentamente strisciata in Europa. Dapprima nel Nord Europa da cui, per assonanza culturale, si era evoluta (si ricordi che molti dei racconti di Washington Irving sono di fatto elaborazioni e riadattamenti di tradizioni nordiche riplasmate per un pubblico americano di cultura medio bassa) sino ad arrivare nei paesi latini.
In alcuni la tradizione de los Dias de los muertos era già presente (con un accezione culturale differente). Da noi in Italia, specie nelle città, il concetto di dolcetto o scherzetto si è fatto strada abbastanza rapidamente. In associazione con feste a tema (una specie di carnevale in anticipo) c’è stata anche un evoluzione di ricette culinarie, vendita di dolci e costumi e, per semplificare, un hackeraggio culturale della nostra cultura, dove il sistema di tradizioni italiani cristiano-giudaiche è stato penetrato da un elemento estraneo.
E’ una tragedia? Non direi. Una festa in più male non fa. È un business? Certamente. Soprattutto un business più valorizzabile rispetto alla festa dei Santi.
Già nel 2016 la cifra in ballo era, stando ai dati riportati da Manager Italia, intorno ai 300 milioni di euro. Confcommercio tracciava (nel 2014) la spesa solo a Milano intorno al milione (è plausibile che tale cifra sia salita). La nostra festa dei morti (che di base si traduce nel ricordare i morti ed eventualmente visitarli portando loro fiori) ha una valorizzazione pari o superiore ad Halloween? Ammetto di non saperlo, e non sono riuscito a trovare analisi o cifre da poter citare.
È quindi positivo che una festa estranea abbia, di fatto, invaso l’Italia? Credo che si debba discutere in termini di numeri (fatturato) e di cultura.
In termini di cifre per il commercio al dettaglio è sicuramente una manna dal cielo. Di fatto il trend di spese in Italia (se consideriamo il dato 2016 rispetto al passato) è in aumento. In pochi anni, se teniamo questo trend, potrebbe raggiungere tranquillamente 1 miliardo. Una cifra che fa gola a molti. È egualmente probabile che i grandi retailer (soprattutto quelli online come Amazon) potrebbero essere i maggiori beneficiari di questa nuova festa pagana.
Culturalmente parlando che dire. Ai miei tempi (detto così mi sembra di parlare come mio nonno) la festività natalizia era la nascita di Gesù Bambino, mentre ora è quella di Babbo Natale (altra festività creata, indirettamente da Washington Irving, sfruttata e magnificata da Coca Cola che ha anche creato la figura moderna di Babbo Natale). Qualcuno griderà allo scandalo culturale, altri alla perdita della nostra cultura. D’altro canto, a pensarci bene, noi cristiani ci siamo rubati la festa del raccolto dell’impero romano e l’abbiamo trasformata nella festa della natività (natale appunto), e, a quel che pare, nessuno si è lamentato.
@enricoverga

mercoledì 1 novembre 2017

Il G7 Salute tra accordi segreti e falsi proclami. Obiettivo: privatizzare tutto

di | 1 novembre 2017  Il Fatto Quotidiano

Il 5 e 6 novembre si riunirà a Milano il G7 sulla salute. I temi all’ordine del giorno, definiti dalla ministra Lorenzin, saranno: le conseguenze sulla salute dei cambiamenti climatici, la salute della donna e degli adolescenti e la resistenza antimicrobica. Da un tale incontro non uscirà assolutamente nulla se non un semaforo verde per trarre ulteriore profitto dalla nostra salute e dalla devastazione del pianeta.
Considerato chi siederà attorno a quei tavoli non è possibile immaginare nulla di diverso. Sono gli stessi governi che in gran segreto dal 2013 stanno trattando l’accordo TiSA (Trade in Services Agreement) sugli scambi dei servizi, tra questi quelli finanziari, ma anche l’istruzione e la sanità.
Nel 2014 WikiLeaks, l’organizzazione di Julian Assage, ha per la prima volta rivelato l’esistenza di tali trattative. Il Tisa sarebbe il più grande accordo commerciale mai discusso: i servizi infatti rappresentano circa il 70% del Pil mondiale, che potrebbe portare, secondo una simulazione realizzata per l’Italian Trade Agency/ICE ad un possibile aumento degli scambi di servizi fra paesi aderenti all’accordo nell’ordine del 20%, quasi 400 miliardi di euro considerando i livelli del 2013.
Il 4 febbraio 2015 l’agenzia AWP Associated Whistleblowing Press (agenzia formata da giornalisti investigativi) ha reso pubblico un documento del Tisa dove si può leggere: “C’è un potenziale enorme ancora non sfruttato per la globalizzazione dei servizi sanitari”. La ragione, come viene spiegato, è che “sino ad ora questo settore di servizi ha giocato solo un ruolo ridotto negli scambi internazionali. Ciò è dovuto al fatto che i sistemi sanitari sono finanziati ed erogati dallo Stato o da enti assistenziali e non sono di nessun interesse da parte degli investitori stranieri a causa dell’assenza di finalità commerciali”. La soluzione è semplice: privatizzare tutto aprendo le porte ai grandi fondi finanziari, alle compagnie internazionali di assicurazioni e contemporaneamente cancellando il ruolo dello Stato come responsabile della salute della propria popolazione.
In Italia questo significa fare carta straccia della nostra Costituzione. “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, di lingua, di opinioni  politiche, di condizioni personali e sociali.” Così recita l’art. 3 che prosegue: “ E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini impediscono il pieno sviluppo della persona umana…”. Questa è senza dubbio la parte più innovativa che testimonia la grandezza della nostra Costituzione e che spiega perché tanti hanno fatto di tutto per modificarla. Infatti  non si limita ad affermare dei principi teorici di uguaglianza ma affida esplicitamente allo Stato il compito di rimuovere tutti quegli ostacoli che non rendono pienamente fruibili i diritti declamati.
Nel caso della salute l’art. 32 recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti…”. Nessuno può quindi essere privato delle terapie necessarie a causa della sua condizione economica.
Ma per i governi l’importanza della nostra salute è pari a 0; un diritto universale è trasformato nel più produttivo business del secolo per gli squali della finanza internazionale e per i loro terminali politici. Se le aziende di Big Pharma non si sono scomposte di fronte alla condanna a 14 miliardi di dollari di multe in cinque anni per corruzione e pubblicità fasulla è perché si paga volentieri quando il reato produce guadagni molte volte maggiori delle sanzioni!
Nel frattempo undici milioni di italiani hanno rinunciato a curare almeno una patologia e negli Usa i più poveri muoiono in media 14 anni prima dei più ricchi; la metà delle persone sieropositive nel mondo non possono accedere alle cure e in quello che era il ricco Occidente oltre un milione di persone non possono assumere le nuove efficaci terapie contro l’epatite C solo per fare degli esempi.
Di fronte alle falsa recita del G7 decine di associazioni hanno costituito il comitato “Salute senza padroni e senza confini” e, insieme al Gue, gruppo parlamentare «Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica» e al gruppo consiliare «Milano in Comune», hanno organizzato a Milano due iniziative.
Sabato 4 novembre un “Forum internazionale per il diritto alla salute e l’accesso alle cure” nel quale si confronteranno ricercatori, scienziati, medici, biologi di altissima professionalità con attivisti di tutto il mondo per individuare obiettivi condivisi. I temi del Forum saranno: la disuguaglianza sociale come determinante di malattie, l’accesso alle cure, la privatizzazione dei servizi sanitari e le conseguenze sulla salute dei cambiamenti climatici.
Domenica 5 novembre si svolgerà un incontro tra i movimenti italiani attivi nella difesa della salute per organizzare insieme delle campagne nazionali.
di | 1 novembre 2017

martedì 31 ottobre 2017

Delitto Jfk, quali verità nascondono i file segreti?

di | 30 ottobre 2017  Il FAtto Quotidiano

Nel 1992, sull’onda emotiva del film di Oliver Stone, JFK un caso ancora aperto, l’allora presidente George Bush decise di anticipare all’ottobre 2017 (anziché al 2039) i documenti relativi all’omicidio del presidente John Fitzgerald Kennedy, avvenuto a Dallas il 22 novembre 1963. Come noto, il presidente venne colpito sulla Limousine scoperta che percorreva le vie della città.
Negli Stati Uniti è stato l’evento più analizzato e discusso. Oltre all’immediata indagine del Fbi, ci sono state dal 1964 al 1978 ben 4 commissioni di inchiesta. L’omicidio è documentato da due noti filmati amatoriali (quello di Abraham Zapdruder e di Orvill Nix) girati da prospettive opposte.
I momenti successivi all’attentato sono stati altrettanto eclatanti e convulsi con l’arresto quasi immediato di uno dei suoi killer, Lee Oswald, seguito e individuato in un cinema dopo che aveva ucciso anche l’agente di polizia J.D.Tippit.  Due giorni dopo, nei sotterranei della polizia, è lo stesso Lee Oswald a essere eliminato, anche qui sotto gli occhi delle telecamere, da un gestore di locali notturni di Dallas, Jack Ruby, che dichiarò di avere voluto vendicare la morte del suo presidente.
I nuovi documenti sono ora scaricabili on line, che cosa aspettarsi?
Occorrerà tempo e capacità di inserire i dati in un quadro di insieme, senza considerare che molte carte sono incomplete o alterate. A fronte di una dichiarata disponibilità a rendere pubblici tutti i documenti, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha però bloccato la pubblicazione di 300 file per sei mesi, forse per filtrarne contenuti sgraditi.
La prima Commissione Warren aveva stabilito che Lee Oswald, da solo, uccise il presidente e che c’erano stati tre spari. Nessuna congiura, ma l’azione di un individuo squilibrato. Tuttavia, quattro dei sette membri della Commissione hanno manifestato nel tempo perplessità su questa ricostruzione. Innanzitutto gli spari sono stati probabilmente sei anziché tre e la traiettoria del colpo alla gola che raggiunge Kennedy è stato calcolato che sia stata frontale e non proveniente dal sesto piano del Texas School Book Depository dove Oswald era appostato. La presenza di un secondo attentatore è certa.
La quarta commissione del 1978 è giunta a definire un quadro più completo. Le ipotesi più convergenti hanno individuato il secondo uomo in David Ferrie, un pilota che in passato per conto della Cia ha trasportato armi a Cuba, ma che in quel momento lavora come investigatore privato e si occupa di affari legati a Carlos Marcello (nato come Calogero Minacori in provincia di Agrigento) potente boss mafioso del Sud degli Stati Uniti. Ferrie, Marcello e Oswald sono stati visti assieme nell’estate del 1963, inoltre, Ferrie e Marcello conoscono Jack Ruby. Un possibile e coerente quadro del crimine, ma non la soluzione del caso.
Gli aspetti suscettibili di nuova valutazione nei documenti resi noti non sono i rapporti di Oswald con l’Urss, già ampiamente risaputi. Oswald si dichiara marxista, è sposato con una donna di Leningrado – Marina Prusakova -, conosciuta durante il suo lungo soggiorno nell’Unione sovietica. Tornato negli Stati Uniti nel 1962, Oswald partecipa ad attività a favore di Castro, ma al tempo stesso è in contatto con il leader degli anticastristi e con un ex agente del Fbi, Guy Banister, conosciuto anche da David Ferrie. Dai documenti desecretati riemerge un quadro di informative di difficile valutazione, e al tempo ritenute infondate, come le voci che vedrebbero, quale secondo uomo a sparare, l’agente J.D Tippit in contatto con Ruby e ucciso, come fu appurato, da Oswald.
Il lato oscuro della vicenda resta il movente. Kennedy era un uomo tanto amato quanto odiato. Gli anticastristi erano furenti nei suoi confronti e accusavano il presidente dell’insuccesso della missione per rovesciare Fidel Castro: lo sbarco nella Baia dei Porci, organizzato dalla Cia, era stato bloccato da un’inaspettata resistenza cubana e Kennedy si era rifiutato di inviare un appoggio militare, attirandosi il biasimo del direttore della Cia, Allen Dulles, che definì il presidente “un po’ confuso”. Anche la mafia detestava John e Robert Kennedy per il loro impegno nel 1959 nella commissione che indagava sui rapporti tra sindacati e criminalità organizzata. I Kennedy puntavano a eliminare il sistema di potere di Carlos Marcello. Il boss mafioso fu deportato in Guatemala, ma riuscì a tornare e a dare tangibili segni della sua presenza.
di | 30 ottobre 2017

lunedì 30 ottobre 2017

Triste epilogo..

E' un triste epilogo quella catalano e del suo governo. In punta di piedi la Spagna si riprende i suoi 'possedimenti' catalani mentre il governo  se ne va in Belgio, in esilio. Poteva finire diversasmente? Forse si se fossero ricorse due condizioni:
  1. A Madrid anzichè esserci un isterico ex banchiere di destra ci fossero stati i socialisti;
  2. Se il governo catalano avesse seguito il percorso segnato da decenni.. ossia strappare a forza di negoziati briciole di autonomia sempre maggiore.
Invece, in mancanza di questi due requisiti, si va all'affermazione di un, finora larvato, statalismo autoritario.
Sapete cosa suona strano, a dir poco? Sta nascendo una Unione di Stati dove, in teoria, ogni singolo Stato rinuncia a sempre maggiori fette di propria sovranità ed autonomia a fronte del Moloch UE e invece.. proprio in senso contrario ogni Stato sembra faer il percorso opposto ossia diviene sempre più geloso dei propri confini, prerogative, ecc. convenite con me che c'è qualcosa che non va?
O alla fine nascono gli USE o la UE si rivela un contenitore vuoto, un simulacro dietro al quale c'è il gioco perverso in essere fra gli Stati e le forti lobby economico-finanziarie che ne hanno preso possesso e che usano i primi come bancomat... in mezzo i cittadini che sono sempre più lontani dalla loro diretta espressione democratica e infinitamente lontani dagli organi europei: che possono fare? Riscoprire le proprie storie e tradizioni, non hanno scelta soprattuto perchè non tutti sono disposti ad accettare quel modello unificato fra le due sponde dell'atlantico!!!! Io leggo così l'autonomismo, catalano e non, e leggo così la reazione dello Stato spagnolo: una reazione autoritaria.
Sono convinto che il seme autonomista ormai è sbocciato e le entità stautali, così come sono suonano assolutamente anti-storici, dovranno farci i conti: non può essere eliminato perchè le sue radici affondano in quel globalismo del mercato anomico dove contano i soldi e non la gente; le banche e non le persone: un sistema che ha davanti a se un solo futuro ossia l'autoritarismo.. e come avversario la rpesa di coscienza delle persone che sono stufe di fare bancomat personale dei detentori del potere.

domenica 29 ottobre 2017

Catalogna proclama indipendenza: è il caos

WSI 27 ottobre 2017, di Mariangela Tessa

Giornata storica e drammatica allo stesso tempo per la Spagna: il governo di Madrid ha fatto ricorso all’opzione nucleare. Il premier Mariano Rajoy ha infatti fatto sapere al Senato che destituirà il presidente catalano Carles Puigdemont, il vicepresidente Oriol Junqueras e tutti i membri del Governo catalano, servendosi dei poteri straordinari che gli saranno concessi oggi dalla camera alta.
Mentre il Senato a Madrid attiva l’opzione nucleare, votando il via libera al commissariamento della Catalogna, il Parlamento catalano ha votato a favore della proclamazione d’indipendenza. Settanta i voti favorevoli, dieci i contrari, due le schede nulle. Sul mercato secondario i bond governativi spagnoli sono sotto attacco dopo il voto del parlamento della regione con mire secessioniste. Anche la Borsa di Madrid accusa il colpo, con l’indice Ibex che al momento cede il 2% dopo l’aggravarsi della crisi costituzionale in Catalogna.
Ieri il presidente catalano Puigdemont ha deciso di non convocare elezioni anticipate, dicendo che non ci sono le condizioni. Secondo il leader indipendentista “mancano le garanzie” da parte del governo di Madrid sul fatto che una volta indetto il voto anticipato, la Catalogna tornerà a essere governata dai suoi politici regionali e non dalle autorità di Spagna.
Stamattina il premier Rajoy è stato accolto da un forte applauso dai parlamentari del Pp, il partito conservatore che ha la maggioranza assoluta, nell’aula del Senato di Madrid. Secondo i media spagnoli, la destituzione del presidente Carles Puigdemont e del suo governo è la prima di una serie di mosse che farà Madrid dopo il via libera previsto oggi del Senato all’articolo 155 della Costituzione.
Le possibilità di trovare un accordo appaiono al momento ridotte al lumicino. Per trovare un’intesa dell’ultima ora e quindi convocare nuove elezioni, il presidente Puigdemont aveva chiesto ieri una doppia garanzia.
  • La prima era che si fermasse subito l’iter per l’approvazione in Senato dell’articolo 155 che sospende l’autonomia amministrativa catalana e concede tutti i poteri al governo centrale.
  • La seconda che fossero rilasciati i due leader indipendentisti in prigione, Jordi Sánchez e Jordi Cuixart.
Le richieste non sono state accolte e dopo che Madrid non ha fatto concessioni, non è stato possibile stringere un accordo. Junts pel Sì, la coalizione che rappresenta i partiti indipendentisti catalani, ha quindi presentato per il voto del Parlamento regionale la risoluzione in cui si dichiara l’indipendenza e si attivano le leggi transitorie in vista di un processo costituente.
L’iniziativa costituisce una rappresaglia alla possibile approvazione da parte del senato spagnolo – a meno di sorprese e novità dell’ultimo minuto – dell’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione, che commissarierà di fatto il governo catalano. I ponti del dialogo si sono rotti e la situazione in Catalogna non è mai stata tanto grave quanto lo è in queste ore.

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