giovedì 22 giugno 2017

Il renzismo in breve

Andrea Scanzi su Facebook

Un giorno gli storici si porranno anche domande stupide. Molto stupide. Per esempio: "Cos'è stato il renzismo?". Possiamo rispondergli in tempo reale. Il renzismo (cioè niente) in breve? Una "classe dirigente" di sconfinata pochezza. Anche nei suoi elementi "meno" improponibili. Prendete ieri mattina Omnibus, La7. Fiano, uno di quelli che il Pokemon Tontolone di Rignano manda in tivù nei casi disperati, ammette candidamente all'eversivo Marco Lillo che Marroni (mai indagato) è stato fatto fuori perché ha confermato le accuse. E che probabilmente, qualora si fosse rimangiato tutto contro Lotti, papà Pokemon e derivati, non sarebbe stato rimosso. Poi, resosi conto dell'enormità asserita, abbassa lo sguardo ed elemosina l'aiuto della Sardoni: scena leggendaria e assai emblematica di questi tempi mesti. È davvero torcida imperitura. Lo avesse fatto/detto Berlusconi o un berlusconiano, e lo facevano/dicevano ogni giorno o quasi, certa gente oggi iper-renziana avrebbe marciato su Roma in un parossismo di girotondi, Internazionali intonati da Gad Lerner in babbucce e post-it gialli appiccicati di persona da Don Zucconi. Si vola.

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Qualcosa da aggiungere?

mercoledì 21 giugno 2017

Terremoto le promesse mancate (GIULIANO FOSCHINI E FABIO TONACCI)



In strada il 92% delle macerie e poche casette consegnate La ricostruzione nel caos.
ASASHA avevano detto che entro sette mesi avrebbe avuto una casetta di legno. Proprio lì a Visso, il suo paese distrutto. Era novembre. Sasha, oggi, vive ancora in una roulotte. A Marco, 11 anni, avevano detto che la sua classe sarebbe rimasta unita, che non avrebbe perso i compagni di scuola: a settembre, per il secondo anno di fila, ne conoscerà di nuovi sulla costa adriatica. A Enzo, allevatore di Castelsantangelo sul Nera, avevano detto che gli avrebbero portato una nuova stalla. Sta per iniziare la prima estate del dopo terremoto, e le sue bestie dormono in quel che rimane della vecchia.

Avevano promesso. Le istituzioni avevano promesso. Il governo Renzi prima, il governo Gentiloni poi, i governatori regionali. Tutti. Hanno fatto credere agli abitanti del cratere più vasto della storia del nostro Paese – 131 comuni in quattro Regioni – che “presto” sarebbero tornati a una vita, tutto sommato, accettabile. Che “presto” sarebbe finita. Dieci mesi dopo, invece, non è nemmeno cominciata: le macerie sono a terra, di casette ne sono arrivate pochissime, la ricostruzione è un miraggio.
Una volta c’era “il modello Bertolaso” che, in nome della rapidità, calpestava regole e aggirava i controlli: la somma urgenza invocata per qualsiasi cosa, i Grandi Eventi, le deroghe, le ordinanze di Protezione civile firmate direttamente dal Presidente del consiglio. E abbiamo visto con quale facilità si sono inseriti speculatori e corruttori all’Aquila, al G8 della Maddalena, ai mondiali di nuoto del 2009. Ora, in una sorta di contrappasso, siamo precipitati nel “modello Burocrazia”: il cavillo, la carta bollata, l’indecisione spaventata di chi negli enti pubblici pretende dieci autorizzazioni anche solo per puntellare un muro. «Non si può fare più in fretta», vanno dicendo a Roma i tecnici della Struttura di Missione della Presidenza del consiglio. «Le normative sono quello che sono e il cratere è troppo grande». Sventolano mappe, leggi, ordinanze. Fanno confronti. «Ci sono 208.000 abitazioni da verificare e non abbiamo ancora finito: dopo il terremoto dell’Aquila ne avevamo 75.000, in Emilia 42.000. Vi rendete conto?»
UNDICI PASSAGGI PER UN PREFABBRICATO
«Vi rendete conto?», si chiede il sindaco di Visso, Giuliano Pazzaglini. Per accedere alla zona rossa del suo paese deve attraversare una capanna accanto alla pasticceria vissana. «In sette mesi dovevano arrivare le casette di legno », mormora. «Mica me lo sto inventando, c’è scritto sul sito della Protezione Civile. Sapete quante ne abbiamo viste a Visso? Zero».
Sulle casette antisismiche le promesse si sono frantumate, fin da subito. «Entro Natale daremo le prime venti ad Amatrice», dichiarò il 23 settembre l’allora premier Renzi. Le famiglie amatriciane le hanno avute a marzo. Finora ne sono state ordinate 3.620 in 51 comuni del cratere. Consegnate? Appena l’8 per cento: 296 in tutto, e quelle effettivamente abitate (188) sono soltanto in due comuni, Amatrice e Norcia. Il “modello Burocrazia”.
Come un rosario, Pazzaglini sgrana la farraginosa procedura imparata a memoria. «Il sindaco deve stabilire quante casette servono, poi individua le aree dove metterle, poi la Protezione civile deve valutarle, poi interviene il genio civile regionale, poi si passa all’esproprio, poi la società incaricata disegna il layout, poi il layout deve essere autorizzato in municipio, poi torna in Regione, poi la Regione dà l’incarico per la progettazione, poi il progetto passa all’Erap (Ente per l’abitazione pubblica, ndr) di Pesaro e infine la gara la fa l’Erap di Macerata… ». Si contano almeno undici passaggi. E una selva di sigle, dentro cui si perde chi sta provando a rialzarsi dopo il sisma: Sae, Map, Dicomac, Aedes, Fast, Erap, Mude, Mapre, Cas. «A gennaio ho comunicato che mi servivano 225 casette: sei mesi sono passati e niente si muove».
NORME MODIFICATE TRE VOLTE AL MESE
Siamo ancora nella fase uno del post terremoto, quella dell’emergenza, sotto la responsabilità condivisa della Protezione Civile e dei governatori di Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo. Si muovono all’interno della cornice del decreto legge 189 del governo Renzi, già modificato tre volte: dal successivo decreto Gentiloni, dalla finanziaria e dalla recente “manovrina”. E si devono districare tra le 29 ordinanze firmate dal Commissario straordinario alla ricostruzione Vasco Errani, dieci delle quali intervenute a cambiare le precedenti. Come nel caso delle casette di legno, quando si sono accorti che l’iter era troppo lungo. «Con le norme che mutano due-tre volte al mese la ricostruzione non si farà mai», si lamenta Marco Rinaldi, ingegnere ed ex sindaco di Ussita, dimessosi dopo un avviso di garanzia ricevuto per un’indagine che non c’entra col terremoto. «A Roma devono capire che qui c’è stata la Seconda guerra mondiale».
Quest’ansia di non farcela è stata raccolta dall’Anci e dal suo presidente, Antonio Decaro, del Pd, che ha chiesto al premier Gentiloni un incontro urgente. «I ritardi accumulati sono troppi. Se neanche a settembre le casette dovessero essere pronte le famiglie saranno costrette a iscrivere i figli in scuole diverse e lontane per il secondo anno di fila. Così le comunità si perdono, non torneranno più».
SOLO L’8 PER CENTO DI DETRITI RACCOLTI
Come fanno a tornare, se per strada hanno i frantumi delle case crollate? Secondo una stima per difetto ci sono 2,3 milioni di tonnellate di macerie da rimuovere: da quel 24 agosto, quando il primo terremoto distrusse Amatrice e Accumoli, la macchina dell’emergenza è stata in grado di portarne via 176mila e 700, meno dell’8 per cento. Nel Lazio hanno cominciato a novembre: rimosse 98mila su un milione; in Umbria 3.700 su 100mila; in Abruzzo 10mila su 100mila. Nelle Marche sono partiti solo ad aprile. Ad oggi hanno raccolto appena 65mila tonnellate su un milione. Il 6,5 per cento del totale.
Nelle province di Macerata, Fermo e Ascoli, le più colpite dalla scossa del 30 ottobre (6.5 gradi, la più forte degli ultimi 37 anni), si procede a passo di lumaca. Per dire: ci sono voluti cinque mesi e sette autorizzazioni perché la Conferenza dei servizi autorizzasse la ditta Htr a portare macerie nel sito di stoccaggio di Arquata. Htr vince l’appalto a novembre, i camion si sono mossi ad aprile. Accanto a questa lavorano due aziende pubbliche che si occupano di rifiuti: Cosmari nel Maceratese e Picenambiente nell’Ascolano. È una precisa scelta del governo, che ha equiparato le macerie a “rifiuti urbani non pericolosi”, dunque scommettendo sugli operatori che normalmente si occupano della spazzatura. Prezzo medio: 50 euro a tonnellata. Giuseppe Giampaoli, direttore della Cosmari, nonostante tutto è ottimista. «Entro il 2018 ce la faremo». Al momento nelle Marche viaggiano a un ritmo di 1.200 tonnellate al giorno: a spanne serviranno non meno di due anni e mezzo. «Ma a regime raggiungeremo le 2.000 tonnellate », promettono dalla Regione. «Il nostro territorio è a forte rischio idrogeologico, motivo per cui si è faticato a individuare aree idonee dove mettere casette e macerie».
CERCASI PERSONALE DISPERATAMENTE
Sono, e saranno, mesi di superlavoro. Per questo il decreto Renzi ha previsto una norma ad hoc per aiutare i municipi più piccoli: l’articolo 50 bis autorizza l’assunzione di 350 persone a tempo determinato, da dividere in quote fra le varie amministrazioni. Sembra facile, invece è complicato. Il decreto infatti impone di scegliere i nomi attingendo alle graduatorie pubbliche vigenti, seguendo la procedura ordinaria che tutela la trasparenza e che però, declinata nel cratere, si è rivelata un ostacolo. La spiega così Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice: «Mettiamo il caso che mi serva un geometra e che sia disponibile a venire qui uno che è classificato cinquantesimo nella graduatoria a Roma. Prima di prenderlo devo mandare un telegramma, a 6 euro l’uno, agli altri 49 e aspettare la loro risposta. Se qualcuno si oppone, si blocca tutto. Ancora: per ogni assunzione serve un Rup, responsabile unico del procedimento. Ma un funzionario comunale per essere Rup deve avere almeno dieci anni di anzianità. E dove li vado a trovare? In comune ho 14 posti scoperti che non riesco a riempire». Un’alternativa sarebbe pescare tra i 350 collaboratori assumibili durante l’emergenza, come previsto dal governo. Ma, fanno notare dall’Anci, si tratta di contratti co.co.pro che scadono il 31 dicembre e in pochi li hanno già firmati. «Non avranno neanche il tempo di realizzare dove si trovano».
A RISCHIO CINQUEMILA CONTRIBUTI
Fin qui la gestione dell’emergenza. Ma la fase due? La ricostruzione di prime e seconde case è diretta responsabilità del Commissario Errani. Con le macerie a terra e le zone rosse sigillate, è prematuro anche solo parlare della rinascita dei centri storici più devastati. Per i danni lievi, invece, il timore è che qualcuno possa perdere il treno dei contributi statali.
Per averli infatti bisogna presentare una domanda allegando lo stato dell’immobile (la famigerata scheda Aedes). I tecnici della Protezione civile hanno fatto 184.700 sopralluoghi su 208.000 case da verificare: ne mancano 23.000, di cui 19.200 nelle Marche. «Senza la scheda, niente contributi », spiega Paolo Vinti, presidente dell’Ordine degli architetti di Perugia. «Il tempo stringe perché il termine scade il 31 luglio 2017. Siamo stati fermi per nove mesi, a studiare ordinanze che cambiano di continuo. Solo a maggio siamo partiti coi rilievi per i progetti di ristrutturazione e i comuni non sono in grado di fornirci le relazioni geologiche. È impossibile farcela». Trentuno luglio 2017, manca un mese. «Quella è solo una data indicativa», sostengono i tecnici della Presidenza del consiglio. E però l’ordinanza 20 del 7 aprile recita: «Il mancato rispetto del termine determina l’inammissibilità della domanda ». Stando così le cose, una stima approssimativa dei sindaci calcola in cinquemila le pratiche a rischio esclusione. «Se sarà necessario, emetteremo un’altra ordinanza e adegueremo i termini », tagliano corto dal governo. Comunque sia, un pasticcio. Come quello di far pagare le imposte di successione sui ruderi ereditati, per cui Pirozzi minaccia di riconsegnare la fascia di sindaco se il governo, come però ha promesso ieri, non modificherà la legge.
ISTITUZIONI SENZA FIDUCIA
Nel cratere, è evidente, c’è bisogno di ricostruire anche la fiducia nelle istituzioni, e puntellare i palazzi non sarà sufficiente. Errani ci sta provando, con un pacchetto di norme all’avanguardia per disciplinare la ricostruzione. Ma quello è il domani.
Articolo intero su La Repubblica del 20/06/2017.

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.. e se lo dice repubblica..

martedì 20 giugno 2017

Vault 7/ CherryBlossom, così la CIA controlla router e access point

Roma - Wikileaks ha recentemente pubblicato un nuovo rilascio della serie Vault 7 dedicata alla CIA: una sessantina di documenti segreti risalenti al periodo compreso tra il 2006 e il 2012 e relativi a CherryBlossom; un progetto realizzato dalla CIA con la collaborazione dell'ente non profit SRI International con lo scopo di monitorare l'attività Internet degli obiettivi dell'agenzia, attraverso l'hacking di decine di modelli di router ed access point destinati all'utilizzo domestico, pubblico e al mondo enterprise.Nel dettaglio, CherryBlossom è un componente firmware compatibile con decine di modelli di router delle principali marche, tra cui Asus, Belkin, Linksys, D-Link, 3Com, US Robotics. Nella maggior parte dei casi, la CIA è in grado di installare il componente senza la necessità di avere accesso fisico al dispositivo, sfruttando la possibilità di aggiornare il firmware del router da remoto. Nel caso in cui sia stata inibita la possibilità di upgradare il firmware da una connessione WiFi tramite interfaccia Web o terminale, la CIA ha sviluppato appositi Wireless Upgrade Packages (WUPs) che comprendono anche degli exploit in grado di ricavare dal dispositivo la password di amministrazione.Fa inoltre parte del progetto un software chiamato "Claymore", avente varie funzionalità che vanno dalla scansione dei dispositivi, alla cattura di pacchetti, fino all'aggiornamento forzato del firmware. Infine, nel caso in cui il dispositivo non sia wireless, i documenti descrivono la possibilità di aggiornare il firmware via cavo, attraverso un'inevitabile operazione sul campo, che consisterebbe nell'intercettare il dispositivo a metà strada tra l'acquirente e il venditore.L'accesso remoto al dispositivo avviene tentando il login con password deboli o predefinite, oppure sfruttando degli exploit ancora non noti, denominati Tomato e Surfside. Una volta ottenuto l'accesso e aggiornato il firmware del router con CherryBlossom, il dispositivo infetto diventa una FlyTrap, gestibile da remoto dagli agenti della CIA per mezzo di un server command-and-control, analogo a quello utilizzato dai virus di tipo trojan. Il server, che porta il nome CherryTree, possiede un'interfaccia web di amministrazione chiamata CherryWeb.architettura cherryblossomNel caso in cui un router diventi una FlyTrap, esso inizia a inviare messaggi, detti beacon, al proprio server di riferimento, riportando il proprio stato e le proprie impostazioni di sicurezza. Instaurato questo collegamento, le principali operazioni effettuabili dagli agenti della CIA sono le seguenti: estrazione di dati, come indirizzi email, nickname utilizzati in servizi di chat, indirizzi MAC, numeri VoIP; copia di tutto o parte del traffico di rete effettuato dagli utenti; reindirizzamento della navigazione Internet, effettuata tramite la tecnica del doppio iframe. In pratica, la risposta HTTP viene sostituita da due iframe: il primo iframe contiene la URL della richiesta originale, il secondo, nascosto, restituisce il contenuto desiderato. In alternativa, il reindirizzamento avviene tramite HTTP redirect. In questo caso la risposta HTTP viene sostituita con un redirect al contenuto desiderato; il browser viene poi ulteriormente reindirizzato alla URL originale in modo da trarre in inganno l'utente; installazione di un proxy su una o tutte le connessioni di rete, al fine di effettuare attacchi di tipo man-in-the-middle; creazione di un tunnel VPN tra la FlyTrap e il server di command-and-control, in modo da poter tentare l'accesso su tutti i client collegati alla FlyTrap, via cavo o WiFi; esecuzione di applicazioni sulla FlyTrap.interfaccia cherrywebInoltre, qualora la trasmissione di beacon tra FlyTrap e CherryTree si interrompa, allo scadere di un determinato suicide timeout CherryBlossom termina la sua esecuzione, senza compromettere il funzionamento normale del router. Tuttavia, seppur non più funzionante, CherryBlossom continua a risiedere all'interno dell'immagine del firmware salvata in memoria, in quanto una procedura di rimozione completa richiederebbe troppo tempo e rischierebbe di compromettere il funzionamento del dispositivo.Questo rilascio di documenti da parte di Wikileaks, a differenza dei precedenti della serie Vault 7, non comprende binari o codice sorgente: di conseguenza, exploit e strumenti come Tomato, Surfside e Claymore restano - almeno per il momento - oggetti misteriosi.
Elia Tufarolo

da punto informatico

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Perchè Vault 7? Perchè in un gioco fanta horror (liberamente ispirato al romanzo, e al film dallo stesso nome, 'La strada' di cormack mc cormick) Fallout 3 poco prima che scoppiasse, in quella realtà accentuata e aletrnativa al nostro mondo, una guerra nucleare fra americani e cinesi una società guidata da una ristrettissima élite che controllava il potere aveva costruito dei Vault dei rifugi (non sto a dilungarmi basta faer una ricerchina su google con la chiave story teller di Fallout 3 pre trovare tutta la storia) in cui alcuni si potevano rifugiare chiamati appunto Vault...
 

lunedì 19 giugno 2017

Francia: fra bombe e Macron

Bè oltre l'ennesimo attentato a Parigi la Francia fa registrare un record: una percentuale bulgara alle legislative che da al neo presidente della repubblica la maggiroanza assoluta in parlamento. Spariscono i socialisti; la Lepen (cui Macron dovrebbe erigere un monumento per essere diventata la sua competitor.... non poteva esserci migliore avversario per il giovane presidente, vero? Sembra fatto apposta) ai minimi storici, ecc. ma qual'è la realtà? Che a votare ci sono andati in pochissimi: in pratica poco più del 30% degli aventi diritto il che significa che il partito di Macron governa avendo preso poco del 17% dei voti degli aventi diritto.. un porzione, piccola porzione che si appresta a governare in nome di tutti e per conto di tutti. E fin qui nulla di nuovo perchè se non partecipi non ti puoi lamentare: andavi a votare era meglio. Ma il punto è la parola minoranza: nei sistemi liberal-democratici la competizione elettorale è una 'guerra' di minoranz, quella più forte governa l'altra va all'opposizione e prepara le condizioni per un ricambio se ne è  capace e la votano, ma ... ma qui è diverso: è una minoranza nella minoranza ossia fra primo e secondo turno non avrebbe raggiunto, in tempi normali, il 20%, un inezia. Come può Macron governare con numeri da 0, ecc.? Lo farà per un semplice motivo: ha il mandato elettorale ricevuto secondo le regole e, cosa più importante, ha alle spalle i Rotschild per cui ha lavorato e dove si è formato... mica bau bau micio micio e potete scometterci che se davvero ci son loro alle spalle prima che i francesi si possano riappropriare della democrazia ne passerà di tempo e ne sborseranno di soldi.. ci sono da fare le 'riforme' le stesse che hanno fatto qui: solo che lì i numeri ci sono eccome e, secondo le elezioni, anche il consenso popolare (ipse dixit). Ma, come sempre, il diavolo è nei dettagli; manca una cosa: chi farà 'l'opposizione' o meglio chi farà finta di farla? ci saranno utili idioti al soldo che si sacrificheranno allo scopo? Si hanno davvero esagerato e non hanno pensato a questo aspetto non secondario se non vogliono ammettere che in Francia di tutto si potrà parlare tranne che di democrazia parlamentare visto che hanno messo un parlamento di tipo 'sovietico' dove c'è 'il partito' e una serie di satelliti di facciata e nient'altro. Troppo poco, anche per chi è di palato non ricercato come l'Italia dove parlano male dei 5 stelle ma, ora che sono anche loro addomesticati, che nei reconditi recessi dei pensieri dei grigi detentori della, vera, borsa della spesa gli farebbero un monumento.... senza di loro saremmo anche noi con un partito unico.
La domanda che ci si dovrebbe porre è la seguente: ma senza opposizione parlamentare le 'riforme' passeranno fra la gente o la si costringerà a ingoiarle loro malgrado (mica son italiani che pigliano tutto quel che passa il convento e alcuni ne sono anche felici perchè pensano hanno beccato quei fessi e non me, per ora in realtà) e anche se non sono d'accordo sono stato eletto e comando? Il problema non è da poco.. non essendo italiani  e avendo inventato la ghigliotttina fossi in Macron un pensierino ce lo farei.. ma per mia fortuna non lo sono e quindi mi limito ad osservare la cosa aspettandomi una 'vigorosa protesta e poco di più..
p.s.
da notare un piccolo particolare, ma vi avverto entriamo nel campo complottista quindi siamo in zona grigia...., ossia: avete notato la serie di attentati? Non è che questi attentati sono filodiretti? Ossia per tenermi buoni gli eventuali oppositori ho creato che so un gruppo o ho finanziato un gruppo di disperati facendogli credere di fare il jihad che mi fa da utile idiota in senso karamazoviano? Si? No? A leggere da questa prospettiva in senso storico la cosa non mi parrebbe così peregrina, soprattutto se pensiamo a quanto venuto fuori con wikileaks e i suoi file? I paesi occidentali non sono nuovi a false flag del genere: ad esempio la Francia fu accusata, e mai venne smentito anzi credo che non ci fu nemmeno un inchiesta giudiziaria, di aver fatto affondare la nave di greenpeace con un azione in false flag dei servizi segreti francesi... naturalmente complotti e maldicenze ma sapete com'è no? Diceva Andreotti 'a pensar male magari ...'

domenica 18 giugno 2017

Spionaggio e altre storie, il vizio della deviazione nei servizi segreti italiani


Il vizio della “deviazione”, nella tradizione dei nostri servizi segreti, è piuttosto radicato. Esso risale addirittura a prima della loro nascita ufficiale. Correva l’anno 1863, quando Filippo Curletti, agente segreto del conte di Cavour, descrive in un libretto di una trentina di pagine l’opera svolta nel corso della sua carriera. Ciò al fine di alterare, a favore di casa Savoia, i risultati del referendum del 1861, che sanciva l’annessione al Piemonte delle terre liberate da Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele II. Nell’Italia repubblicana, le deviazioni hanno avuto diverse forme: nel periodo 1949-1959 esse sono principalmente consistite in un gigantesco lavoro di schedatura sia degli esponenti delle sinistre, sia di personaggi politici della maggioranza invisi al capo del governo o ai ministri della Difesa o dell’Interno.
Nel quinquennio 1960-1964, il Servizio informazioni forze armate (Sifar) ha predisposto l’applicazione sul campo delle teorie della guerra non ortodossa” in Alto Adige e poi la pianificazione di un vero e proprio colpo di Stato: il Piano Solo del luglio 1964. Dal 1965 al 1977 i servizi hanno esplicato azioni volte a proteggere terroristi sospetti autori di stragi. Dal 1978, le deviazioni hanno spaziato dal depistaggio dei giudici che indagavano sulla strage di stazione di Bologna del 2 agosto 1980 allo storno di 14 miliardi di fondi riservati provato il 20 dicembre 1992 sui conti bancari personali di venticinque alti dirigenti del Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica (Sisde). Una grave crisi di sistema colpì l’Italia tra il 1992 e il 1993 e trovò soluzione nella nascita della cosiddetta Seconda Repubblica. Gli eventi che segnarono quel tragico biennio “portano il segno di una grande opera di destabilizzazione messa in pratica anche con la collaborazione delle mafie e con l’intento di causare un effetto shock sulla popolazione, creando un clima di incertezza e di paura e disgregando le nostre strutture di intelligence”. Questi avvenimenti sono ricostruiti oggi su documenti e con dovizia di dettagli, dalla giornalista Stefania Limiti, non nuova a proficue incursioni sul terreno impervio della storia dei servizi e delle attività d’informazione e di controinformazione, nel libro La strategia dell’inganno (Chiarelettere, 2017).
 
La strategia dell'inganno: 1992-93. Le bombe, i tentati golpe, la guerra psicologica in Italia

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