sabato 6 agosto 2016

Nomine Rai (Ellekappa)

05/08/2016 di triskel182

tanto per gradire: c'è chi fa i golpe; chi i contro-golpe
...e chi si piglia la RAI

giovedì 4 agosto 2016

State of the Climate 2015 Report: la Terra è calda e diventerà bollente

04/08/2016 di triskel182

Tra le aree con un riscaldamento molto accentuato c’è anche l’Italia centro-settentrionale.
2015 superato 2014 come l’anno più caldo mai registrato con l’aiuto di El Nino.Il National Centers for Environmental Information  della National oceanic and atmospheric administration (Noaa) ha appena pubblicato il suo State of the Climate 2015 Report  che conferma che «2015 ha superato il 2014 come l’anno più caldo mai registrato a partire almeno dalla seconda metà del XIX secolo».
Secondo i  più di 450 scienziati provenienti da 62 Paesi che hanno contribuito a realizzare questo “check-up”  del pianeta, pubblicato come supplemento speciale del Bulletin of the American Meteorological Society, «Ilcaldo record dello scorso anno è il risultato di una combinazione del riscaldamento globale a lungo termine e di uno dei più forti di El Niño  sperimentati almeno dal 1950»
Il team internazionale di ricercatori ha scoperto che «La maggior parte degli indicatori del cambiamento climatico hanno continuato a riflettere trend coerenti con il riscaldamento globale».  Gli scienziati concludono: «La variabilità naturale del clima fa sì che la temperatura superficiale salga e scenda di anno in anno e anche decennio per decennio. Tuttavia, questa variabilità a breve termine è sempre più sopraffatta da ciò che sta avvenendo su scale temporali più lunghe: nell’arco che va da molti decenni a un secolo si sono riscaldate sia la superficie che la troposfera. Ancora più significativamente, 14 dei 15 anni più caldi mai registrati si sono verificati dal 2000».
Ecco i principali risultati dello State of the Climate 2015 Report:
I gas serra hanno raggiunto il livello più alto mai registrato. Durante il 2015, le concentrazioni di gas serra più importanti, tra cui il biossido di carbonio (CO2), il metano e il protossido di azoto, hanno raggiunto nuovi valori di record. La concentrazione media globale di CO2 è stata di 399,4 parti per milione (ppm), un aumento di 2,2 ppm rispetto al 2014.
La temperatura globale della superficie terrestre  è stata la più alta mai registrata. «Aiutato dal forte El Niño – spiegano alla Noaa –  la temperatura annuale superficiale globale nel 2015 è stata di 0,42 – 0.46 gradi centigradi al di sopra della media 1981-2010, superando il precedente record stabilito nel 2014. Se si guardano le temperature medie del 2015 rispetto alle medie del periodo  1981-2010 ,  la Russia e il Nord America occidentale sono stati particolarmente caldi e in generale sul pianeta solo poche aree, in particolare la Groenlandia e nord-est del Canada, sono stati più freschi  rispetto alla media. Tra le aree che hanno sperimentato un riscaldamento molto accentuato c’è anche l’Italia centro-settentrionale.
La temperatura della superficie del mare è stata la più alta mai registrato. La temperatura media globale della superficie del mare è stata di 0,33 – 0.39° C sopra la media, battendo il precedente record del 2014.
Il calore globale contenuto nell’oceano “superiore” è stato il più alto mai registrato, superando il record del 2014, il che dimostra l’accumulo continuo di calore negli strati superiori dell’oceano.   Il forte El Niño ha portato ad alte temperature della superficie del mare in gran parte del Pacifico tropicale, tuttavia in alcune parti del Nord Atlantico, del sud del Pacifico e nelle acque del sud del Sud America le temperature supoerficiali erano sotto la media.
Il livello globale del mare ha raggiunto un nuovo record nel 2015. Era di circa 70 millimetri superiore a quello osservato nel 1993, quando sono iniziate le registrazioni dei dati satellitari globali sull’innalzamento del livello del mare.
Nel complesso, nel 2015, i cicloni tropicali sono stati ben al di sopra la media: 101 in totale in tutti i bacini oceanici nel 2015, la media del periodo 1981-2010 di 82 cicloni.  Nel Pacifico centrale/orientale ci sono stati  26 tifoni, mai cos’ tanti dal 1992. Il Nord Atlantico, al contrario, ha avuto un minor numero di tempeste degli ultimi 20 anni.
L’Artico ha continuato a scaldarsi: l’estensione del ghiaccio marino è rimasta bassa. La temperatura della superficie terrestre artica nel 2015 è stata di 1,2° C sopra la media 1981-2010, raggiungendo il 2007 e il 2011 come anno più caldo mai registrato. L’estensione massima del ghiaccio marino artico raggiunta nel febbraio 2015 è stata la minore negli ultimi 37 anni, da quando sono disponibili i dati satellitari, mentre l’estensione del ghiaccio marino artico a settembre è stata la quarta più bassa mai registrata.
Da greenreport.it
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.. e cosa vuoi dire? Eppure ce ne sarebbe da dire, vero?

mercoledì 3 agosto 2016

La guerra contro la Sinistra e la Bersaneria sotto l’alta guida di sua maestà Denis Verdini, duce supremo, è vinta

di | 2 agosto 2016 Dal Fatto Quotidiano

Il tono è da Istituto Luce anni d'oro del fascismo che si sentiva vincente e senza nemici; le perifrasi e le iperbole son tutte dei bei tempi andati.. in più c'è che come alleati hanno ..le banche o meglio i segreti di alcune banche, chiaramenti segreti non confessabili oltre che quel certo numero di senatori, e ora anche deputati, che rendono del tutto inservibili sia 'l'orda bersaniana' sia le vere, si fa per dire perchè essendo figli del loro tempo i 5Stelle non hanno immaginazione e non sanno cosa sia farlo, opposizione. L'ultima speranza? Il referendum: sono legati mani e piedi a esso e al suo risultato; perso quello o vinto quello ci saranno svolte, incroci pericolosi, montagne russe in borsa e tutto l'armamentario di cui i mercati sono in grado di mettere in campo per terrorizzare i popoli.. l'alternativa è la Grecia: o meglio è il suo fantasma così come l'ha ridotta Tsipras quando si è calato le braghe dopo il referendum che doveva ridare orgoglio nazionale ai suoi connazionali, svoltando direttamente dal lato opposto rispetto all'esito, per nulla scontato, dello stesso.
D'altronde i signori hanno già anche il piano B: non un golpe, nemmeno in stile turco, ma qualcosa di molto più fine.... ci lì già pronti i vecchi arnesi del pd messi da parte e qualche tecnico sempre pronto a cambiare casacca per qualche prestigiosissimo incarico; manca solo uno Tsipras italiano: ma di utili idioti è pieno il mondo all'oggi e se i vecchi arnesi dovessero funzionare ci sono lì già pronti i 'nuovi'.... basta guardare chi ha messo in giunta a Roma la nuova sindaca per capire quale DNA mutato si sta infiltrando anche nel movimento: manca uno Tsipras ma ci stanno lavorando e, potete scommetterci, sbucherà fuori al momento giusto ora che Grillo si sta pian piano defilando: nessuno è impermeabile nel nostro mondo, nessuno perchè tutti hanno un prezzo o un costo e quindi basta trovarlo... leggete l'articolo suindicato, che qui non posso postare causa legge sul diritto d'autore ecc., fate un bel giochino d'immaginazione e al posto dei termini fascistoidi mettetecene altri: quelli per i 5Star, quelli rifondazione e altri cespuglietti della sinistra pieno di tanti opportunisti che vogliono fare carriera, della destra estrema ecc. e vedrete che cambiati i termini e invertiti i fattori il risultato non cambia.....

martedì 2 agosto 2016

Banche, referendum, guerra e Rai: ecco le 15 bugie di Renzi (Marco Travaglio e Stefano feltri)

Il premier mente a “Repubblica”. Dai pasticci su Mps ed Etruria, agli effetti miracolosi della “riforma” Boschi, all’Isis.Che il premier Matteo Renzi avesse deciso di sparire dalla scena mediatica per tutta l’estate, secondo la “strategia del sommergibile” suggerita dai suoi consiglieri, non lo poteva credere nessuno. Ma si sperava almeno in una moratoria, magari parziale, delle bugie propagandistiche. Speranza andata delusa ieri, con la sua intervista-fiume a la Repubblica.
1. Montepaschi. “Ci siamo mossi per dare una risposta tempestiva: la proposta di Atlante ripulisce finalmente e per sempre la questione crediti deteriorati”. Che il problema sia risolto è tutto da dimostrare. La complessa operazione finanziaria che coinvolge il fondo Atlante per liberare Mps da 9,2 miliardi di crediti in sofferenza è soprattutto la risposta a un errore del governo. A novembre, tentando di risolvere la crisi di PopEtruria e altre tre banche, un decreto ha illuso il mercato di poter recuperare 18 euro ogni 100 prestati ai debitori in sofferenza. Questo ha aperto all’improvviso un buco nei bilanci di molte banche che usavano valutazioni molto più ottimistiche. Ora Mps dovrebbe cedere le sue sofferenze a 33 euro anziché a 18, cioè a quasi il doppio. Atlante e Mps devono riuscire a far cambiare opinione al mercato, rimasto fermo al prezzo indicato dal governo. E non è detto che ci riescano. Non si è mai vista un’operazione di mercato a prezzi fuori mercato.
2. Jobs Act. “Dal 2015 abbiamo cambiato verso e invertito la rotta. Il segno del Pil è tornato positivo, il Jobs Act ha portato 599mila posti di lavoro in più e la massa dei crediti deteriorati finalmente cala”. Le sofferenze nette delle banche continuano a crescere, dagli 84 miliardi di aprile agli 85 di fine maggio (ultimo dato Abi). Come ha osservato la Reuters, nel 2015, con il Jobs Act e l’economia in crescita, sono stati creati 110.000 nuovi posti di lavoro. Nel 2014, senza il Jobs Act e con l’economia nel terzo anno di recessione, ne erano stati creati 168.000.
3. Banche/1. “Con Padoan abbiamo agito all’unisono, incoraggiando una soluzione di mercato. La Bce e il Cda del Monte dei Paschi hanno fatto poi la scelta che hanno ritenuto più solida. A me interessa proteggere il correntista e il risparmiatore”. Per mesi Renzi e il governo hanno fatto scrivere ai giornali amici di essere vicinissimi a una “soluzione di sistema” concordata con la Commissione europea, tramite la ricapitalizzazione delle banche con soldi pubblici e senza chiedere sacrifici ai risparmiatori. Poi di quel negoziato si sono perse le tracce, visto che l’Italia non stava ottenendo nulla. Allora Renzi ha iniziato a presentarsi come sostenitore di una soluzione di mercato, con cessioni di crediti in sofferenza a prezzi stracciati e Mps consegnata di fatto alla banca americana JP Morgan. Visto che l’esito finale è stato diverso, ora prende le distanze. Se le Borse reagiscono male o se tra un anno Mps sarà di nuovo a rischio, nessuno dovrà dare la colpa a lui (che per mesi ha lasciato degenerare la crisi inseguendo soluzioni inapplicabili).
4. Banche/2. “Noi come governo abbiamo messo le mani in una situazione difficilissima con un obiettivo chiaro: via la politica dalle banche”. È stata la politica a scaricare buona parte del peso delle crisi di alcuni istituti sul resto del sistema bancario, forzando quelli sani a farsi carico – anche tramite i contributi al fondo Atlante – dei disastri di PopVicenza, Etruria e Veneto Banca.
5. Etruria. “Su Banca Etruria noi siamo stati di una severità esemplare arrivando al commissariamento e alle doppie sanzioni. Ma chi conosce Arezzo sa che le cause di quella vicenda hanno le radici in un passato lontano e sono ben diverse da come sono state raccontate”. Pier Luigi Boschi, padre della ministra Maria Elena, era membro del Cda e fu promosso vicepresidente subito dopo che la figlia entrò nel governo e che Etruria fu commissariata da Bankitalia (non dal governo, come fa credere Renzi). E fu Bankitalia, non il governo, a sanzionarlo. Dove sarebbe la severità del governo? Della commissione di inchiesta promessa da Renzi per indagare sulla responsabilità di banchieri e vigilanti nel disastro di Etruria e altre tre banche, si sono perse le tracce.
6. Tasse, Monti e Letta. “Ci troviamo a fronteggiare questo meccanismo atroce delle clausole di salvaguardia perché i governi Letta e Monti hanno disseminato di trappole le vecchie finanziarie, ma seguiremo la linea già tenuta fin qui scongiurando un salasso da 15 miliardi, dunque l’Iva non aumenterà”. Su un totale di 16,8 miliardi di clausole di salvaguardia ”disinnescate” nel 2016, 3,3 miliardi erano stati inseriti dal governo Letta nella legge di stabilità 2014. Il resto erano clausole inserite dal governo Renzi nel 2015, nell’ipotesi di una bocciatura europea (poi puntualmente arrivata) del sistema del “reverse charge” e per compensare i mancati tagli alla spesa. Renzi ha neutralizzato gli aumenti di tasse minacciati da lui stesso e ha spacciato il tutto per una riduzione della pressione fiscale.
7. Referenzum. “Personalizzare questo referendum contro di me è il desiderio delle opposizioni, non il mio…. Parlerò solo e soltanto di contenuti, tenendomi alla larga rigorosamente da tutti i temi del dopo”. Ma è vero l’opposto: è stato Renzi a dichiarare ripetutamente che, in caso di vittoria del No, si sarebbe dimesso da premier e addirittura ritirato dalla vota politica (“vado a casa”), facendo cadere il governo e mandando l’Italia alle elezioni anticipate (cosa, quest’ultima, che non è nei suoi poteri, ma in quelli del capo dello Stato). Nessun esponente dei Comitati del No e nessun leader dell’opposizione, prima di questo suo refrain, aveva mai chiesto le sue dimissioni in caso di sconfitta al referendum. E neppure dopo, a parte Salvini. Anzi, sia il pentastellato Luigi Di Maio sia gli oppositori interni al Pd, da Bersani a D’Alema, hanno dichiarato che Renzi non deve lasciare se vince il No. La personalizzazione del referendum, insomma, è tutta sua. E i “temi del dopo” sono tutti suoi.
8. Casta. “Se vince il sì riduciamo il numero dei politici”. Attualmente, in Italia, vivono di politica 1 milione e 100 mila persone. Se vince il Sì, saranno appena 215 in meno, con il Senato smagrito da 315 a 100 membri. Una riduzione irrisoria, statisticamente irrilevante.
9. Regioni. “Se vince il sì riduciamo le competenze delle regioni”. Le regioni a statuto speciale, cioè i principali centri di spreco fra gli enti territoriali, non vengono neppure sfiorate dalla riforma, che anzi aumenta lo squilibrio fra queste e quelle ordinarie. Le quali perdono – insieme ad alcune competenze assurde previste dal Titolo V riformato nel 2000 – poteri fondamentali sul controllo delle grandi opere inquinanti, del territorio, dell’ambiente e della salute pubblica, che vengono incredibilmente riaccentrati in mano allo Stato, anzi al governo. Con meccanismi confusi che innescheranno infiniti contenziosi. E con tanti saluti a un sano federalismo.
10. Sì e No. “Se vince il no rimane tutto come adesso”. Se vince il No, rimane la Costituzione del 1948 che il Pd, nel suo ultimo programma elettorale del 2013, definiva “la più bella del mondo”. Si evitano i guasti di una “riforma” pasticciata, scritta coi piedi, piena di castronerie, tendenzialmente autoritaria, imposta da una minoranza camuffata da maggioranza grazie a una legge elettorale illegittima. E nulla e nessuno impediranno al Parlamento, finalmente liberato dal giogo del governo, di varare una riforma più ridotta, democratica, partecipata e condivisa delle (poche) parti della Carta meritevoli di aggiornamento, secondo le proposte migliorative avanzate dai più illustri costituzionalisti italiani, auditi dalla commissione Affari costituzionali del Senato e poi bellamente ignorati da Renzi, Boschi e Verdini.
11. Stabilità. “Se vince il sì ci saranno governi più stabili”. L’unico aspetto della “riforma” costituzionale che può influire sulla stabilità dei governi è il voto fiducia riservato alla sola Camera (eletta con l’Italicum, che assegna il 54% dei seggi al primo partito) e non più anche al Senato (nominato dai consigli regionali, con maggioranze variabili e imprevedibili). Ma era così già nell’Italia risorgimentale post-1848, con lo Statuto Albertino, e l’instabilità dei governi era all’ordine del giorno, almeno fino a Mussolini. La stabilità dei governi non dipende dal numero di Camere che votano la fiducia, ma dalla coesione delle maggioranze. La Repubblica italiana ha avuto 63 governi in 70 anni, e solo due (quelli di Romano Prodi) sono caduti per il diniego della fiducia in Parlamento. Tutti gli altri sono crollati in seguito a manovre extraparlamentari. Nessuno dovrebbe saperlo meglio di Renzi, che andò al governo nel 2014 rovesciando Letta fuori dal Parlamento: senza quella colpo di palazzo, Letta sarebbe ancora in carica, a prescindere da quante camere votino la fiducia. In compenso il governo Renzi avrebbe gli stessi problemi di instabilità anche col nuovo sistema, cioè col voto di fiducia della sola Camera e il premio di maggioranza al primo partito (senza più il supporto dei centristi e di Verdini): la minoranza Pd che gli vota contro su molti provvedimenti ammonta a ben più dei 24 seggi di maggioranza (340 in tutto, in una Camera di 630 deputati col quorum minimo dei 316) garantiti dal premio dell’Italicum.
12. Contenuti e paure. “Sarà una bellissima campagna elettorale sui contenuti, non sulle paure”. Ma finora Renzi, Boschi, Napolitano & C., anziché puntare sui balsamici contenuti della loro “riforma”, hanno speso tutto il loro tempo a tentare di spaventare gli italiani con i presunti scenari apocalittici che aprirebbe una vittoria del No: “l’Italia tornerà nella palude”, “sarà ingovernabile”, “il paradiso degli inciuci e dell’instabilità”, “meno sicura contro il terrorismo”, “l’Europa non ci filerà più”, “risalirà lo spread”, “nessuna riforma per altri 30 anni”. Di contenuti parlano quelli del No, anzi ne parlerebbero se avessero voce e spazi in tv.
13. Rai/1. “Io non ho messo il naso in nessuna nomina Rai e non intendo farlo adesso. Abbiamo scelto come governo un manager qualificato come Campo Dall’Orto, adesso tocca a lui e alla sua squadra”. Ma Renzi ha messo il naso eccome, in base alla sua “riforma” della Rai che perpetua la Gasparri (il governo proprietario dell’azienda), tant’è che lui stesso deve ammettere di aver nominato il dg Campo Dall’Orto, suo vecchio amico e sodale di Leopolda, poi promosso amministratore delegato con pieni poteri (sempre grazie alla “riforma” Renzi), il quale ha nominato altri amici di Renzi. E ha rimosso o sta per rimuovere i giornalisti attaccati da Renzi&C.: da Massimo Giannini (Ballarò) a Bianca Berlinguer (Tg3).
14. Rai/2. “Il paradosso è che noi non mettiamo bocca nelle scelte e siamo giudicati responsabili per tutto ciò che accade”. Se la Rai è del governo, è ovvio che il governo ne risponda. Per dirne una, il governo – checchè ne dica – era perfettamente al corrente dei superstipendi di dirigenti e consulenti. I quali hanno potuto sfondare il tetto fissato dal governo Renzi di 240mila euro, grazie a una deroga alle società che emettono bond concessa da un decreto dello stesso governo Renzi.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 01/08/2016.

domenica 31 luglio 2016

Salve ragazzi... sono tornato

Allora.. the end of time, la fine del mondo, non c'è stata però, spero, abbiate seguito i miei suggerimenti e ora siate belli pimpanti e in forma: proprio come ci vogliono coloro che decidono del nostro destino prossimo e lontano.
La prossima fine del mondo ci sarà con un asteroide che si abbatterà sul nostro pianeta per il mese di settembre... prearatevi: si suggerisce di acquistare mazze da baseball, non si sa mai funzioni, vero? Eppoi anche se fosse inutile, perchè non c'è nessun asteroide, l'uso che di esse se ne può fare è molto più che sportivo.
In questo periodo molte cose sono accadute, e qui si che si può parlare di 'fine di.. un qualcosa', e quel qualcosa si chiama fine di un ipocrisia ossia quella che siamo inclusivi e possiamo accogliere chiunque che, felice e contento, subito adotterà i nostri usi, costumi e religioni abbandonando la propria storia e le proprie tradizioni: non è così e non sarà mai così per milioni di motivi che conosciamo tutti, almeno spero: a me ne interessa uno in particolare ossia quello che riguarda 'chi o cosa' finanzia l'esodo dei migranti: mica crederete che questi davvero vengono con soldi propri? Che migranti sarebbero.. certo fanno dei debiti ma l'economia che si basa sul migrante è molto più vasta e floridissima!!!! Il Guardian, come riportai tempo fa, ha provato senza tema di essere smentito che per passare per irakeno, quindi in cerca di asilo e con tanto di passaporto, bastano duemila steriline cash o a rate: ma qualcuno sti soldi, nel secondo caso, li anticipa, chi? E perchè? Qual'è lo scopo recondito e finale?
Facciamo alcune ipotesi:
  1. Qui noi costiamo troppo, come fare? Creiamo una manodopera bassissimo costo che fa concorrenza a prezzi più che stracciati in modo che o i governi si adeguano (e lo stanno facendo eccome..in Francia grazie agli attentati le proteste contro il Job Act alla francese si son fermate o quasi e la legge è passata in sordina grazie anche ad un escamotage procedurale) o le attività vanno via insieme ai soldi degli speculatori finanziari.... inutile dire che il termine esatto è 'lumpen proletariat' di marxiana memoria.
  2. Siamo davvero capaci di 'assorbire' la spinta di questi arrivi? Si, eccome; se avessimo un economia come quella che gli Stati, a guerra fredda, e la paura del comunismo avevano messo su dal 1945 al 1979-80 circa ossia fino a quando gli USA non hanno abbandonato ufficialmente il cosiddetto ' gold standard' ossia la convertibilità in oro del dollaro; moneta cardine, il dollaro, per l'intera economia occidentale e Nixon facendo quella mossa ben sapeva che da quel momento in poi la moneta americana era alla mercè dei mercati: e con il dollaro tutte le altre... con gli esiti che ben conosciamo. Ma non ce l'abbiamo e quindi l'unica cosa che si avrà in realtà è che le masse in arrivo, nella loro gran parte, non faranno che porsi nei gradini sociali bassi e che alla lunga saranno terreno di coltura non solo disagio sociale, con annessi costi, ma pure di terrorismo e criminalità che si sommeranno con quella già esistente: questo per i macro-trendo socio-economici ma in realtà il vero pericolo sarà la spinta centrifuga delle generazioni successive a questi arrivi che si potebbero, come intravedeva Toynbee, saldare con i ceti sconfitti e/o esclusi locali o di precedenti migrazioni.... dando vita a un brodo di coltura di future rivolte e movimenti sociali che non credo saranno molto pacifisti: diversa la cultura e meno dominanti i nostri background a fronte dell'orizzonte di nuovi credi che si affermeranno fra queste generazioni... e non è detto che il 'credoì nuovo sia proprio quello islamico, anzi penso proprio che saranno altri e molto più pericolosi.....
  3. chi soffia sul fuoco degli attentati e quindi sul terrorismo? La ripsosta è difficile e non chiara: stanti, se accertati e realizzatisi, i punti sub 1) 2) ci sono diversi fattori che concorrono, li vediamo? Il primo è l'antico sogno, tutto americano e tutto finanziario (i secondi sono i veri padroni degli USA... Basta andare sulla hilaryclinton.org - in inglese - per sapere, senza ombra di dubbio chi ha messo mano alla tasca; vi interesserà sapere.. che ci siamo anche noi, gli italiani.. ossia 'italian ministry for....' ecc. ecc. ebben si signori avete finanziato una vera e propria guerrafondaia che fa sembrare un angioletto Donald Trump cui vanno le mie simpatie e la mia solidarietà... vista la sua rivale sembra quasi un outsider con le sparate, wuello sono sparate; a sua rivale no: scommetterei che l'sse con la finanza mondiale darà presto frutti in funzione anti-iranaiana... si accettano scommesse) di 'unire tutto il pianeta in un unico grande società di mercato' e si sa che il mercato con la democrazia e tutte queste cosette non incontrano le simpatie dei mercati: i popoli che hanno il vizio di decidere con la prorpia testa sono molto malvisti da chi non sopporta tasse, regolamenti, ecc. per far girare, in modo speculativo, i propri soldi.... un secondo fattore è, così chiamato, il 'complesso militare-industriale' una lobby sovranzionale che vive della disperazione altrui e, della guerra: nulla da aggiungere mi pare chiaro, no? Il terzo fattore è l'economia della paura: soprattutto in occidente è floridissima!!!! Fra matti che si mettono a sparare; terroristi improvvisati; cellule organizzate dai servizi segreti occidentali, e da loro finanziati e addestrati (salvo poi ritorcerglisi contro), di terroristi 'veri' che fanno il lavoro sporco che noi, intesi come occidentali, non possiamo e non vogliamo fare.... per poi ritrovarceli qui in casa (Afghanistan/AlQaeda, Irak-Siria/Daesh-ISIS, ecc. ecc.... tutte operazioni 'flase-falg' occidentali per levarci dalle scatole dittatori e simili che noi stesso abbiamo messo lì): alla faccia dei valori giudaico-cristiani e/o occidentali di cui si beano tanti sacerdoti della mitica terra promessa quale ci fanno credere di essere.. qui i valori sono altri e tutti stanno altrove: dal medio al lontano oriente dal punto di vista culturale, storico e ... religioso.
  4. Turchia. Che c'azzecca, direte, questo paese a metà strada fra occidente e oriente? Perchè è un crocevia fra tutto, da qualunque punto di vista la si guardi: è fondamentale per tutto e tutti: l'unico problema della Turchia, e dei suoi 'ammiratori' si chiama Erdogan, si il satrapo... non ce lo vogliono lì e non lo nascondono. Il golpe vero l'ha fatto lui: la pistola fumante invece gliel'hanno data coloro, qui in occidente, che hanno fatto l'operetta chiamata 'ce proviamo' a farlo saltare? Non poteva funzionare ma a provare non costa nulla...i risultati li abbiamo sotto gli occhi... c'è da scommetterci che ci riproveranno: tutti ne hanno interessi a partire dagli europei che 'credono' nel mercato globale e che vogliono un europa che vada da Parigi a Tel aviv.. passando per Ankara: per me un incubo per altri un sogno. E anche gli americani lo vogliono: sanno benissimo che la Turchia sta sterzando, o fa mostra di farlo, verso oriente: Cina ma, soprattutto, Russia cui potrebbe dare l'uso della parte turca della mega base di Incirlik da cui far partire attacchi ai terroristi in Siria, Irak e... Iran: ma non il Daesh, o almeno non solo visto che i turchi ci fanno affari con questi qui, ma contro i curdi: la cosa andrebbe così i russi si concentrano su Daesh e li tengono buoni, senza distruggerli, mentre i turchi si prendono cura dei curdi; andrà così? Si se lo scenario qui disegnato si rivelerà vero... in ogni caso per la Turchia, comunque vada, si aprono scenari del tutto nuovi e non sempre favorevoli per noi, anzi decisamente pessimi perchè rischiamo di ritrovarci non un guardiano delle nostre frontiere ma una porta aperta attraverso cui far passare, in mezzo a frotte di profughi, anche terroristi e altro di cui non sentiamo proprio la mancanza.  Qui si dovranno aspettare gli eventi e vedere chi riuscirà a difendere o scalzare il satrapo di cui sopra....

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