giovedì 14 gennaio 2016

Bollette acqua, luci e ombre del nuovo metodo tariffario. Con aumenti in vista

dal Fatto Quotidiano del 13 gennaio 2016a firma di

Dal primo gennaio 2016 è entrato in vigore il metodo tariffario idrico 2016/2019. Si tratta di un nuovo quadro di regole, approvato dall’Autorità dell’energia, del gas e dell’acqua che consentirà di “incentivare gli investimenti nel settore, favorire il miglioramento della qualità dei servizi, razionalizzare le gestioni e riconoscere in modo efficiente i costi per le sole opere effettivamente realizzate”.
Cosa cambierà per i consumatori? Tra le 45 regole di trasparenza predisposte sono previsti standard di qualità contrattuali minimi omogenei, validi in tutte le Regioni, che garantiscono per la prima volta delle tempistiche precise. Nel dettaglio, l’allaccio dell’utenza privata alla rete idrica, d’ora in avanti, avviene entro 10 giorni dalla richiesta dell’interessato, l’attivazione o la voltura del servizio entro 5 giorni, un appuntamento va concesso entro 7 giorni, mentre la verifica del contatore si conclude entro 10 giorni dalla domanda. Poi, se all’utente è stata tolta l’acqua per morosità non dovranno passare più di due giorni feriali per la riattivazione della fornitura dal momento in cui l’interessato avrà saldato il debito. E se la società di gestione non rispettasse questo calendario? Pagherà un indennizzo: 30 euro a infrazione, pena che scatta in automatico e va accredita direttamente in bolletta.
Inoltre, tra le altre novità si segnalano anche gli obblighi minimi di fatturazione che prevedono, a tutela dell’utente, che il gestore emetta una bolletta semestrale per consumi medi annui fino a 100 metri cubi, quadrimestrale per quelli tra 101 e 1.000 metri cubi, trimestrale per quelli tra 1.001 e 3.000 metri cubi e bimestrale oltre i 3.000. Ma, soprattutto, per le bollette superiori al 100% del consumo medio annuale può scattare la rateizzazione, con un aiuto in più: la richiesta può essere fatta anche nei 10 giorni successivi alla scadenza. Anche sul fronte dei reclami le procedure dovrebbero essere più snelle con una facilitazione rispetto alle informazioni e ai servizi telefonici forniti dai gestori. Tutto almeno in teoria, visto che gli standard qualitativi definiti dall’Autorità dovranno essere garantiti a partire dal primo luglio 2016, entrando però a pieno regime solo nel 2017.
Ottimi propositi si dirà, visto che la fotografia dell’acqua in Italia è caratterizzata da tinte scurissime. Secondo l’ultimo monitoraggio di Federconsumatori, nel 2015 una famiglia media ha speso 276 euro per il servizio idrico integrato (che include fognatura e depurazione), fino al top di Pisa che con 442 euro batte tutte le altre città. Una spesa cresciuta del 6,4% rispetto al 2014 che, tradotta in soldoni, equivale a 16 euro in più sulla bolletta. Ma a salire è stato anche il livello di dispersione idrica: fra buchi e furti si perde il 37% dell’acqua immessa nei tubi, con punte del 60% nel Lazio e in Calabria.
Quali saranno, quindi, gli effetti del nuovo sistema di tariffazione? “Per il 2016 è prevista una spesa analoga, perché – spiega Mauro Zanini, direttore del centro ricerche di Federconsumatori – nulla è cambiato rispetto ai costi per la manutenzione degli impianti che continueranno ad essere scaricati per i due terzi sulla bolletta. E questo nonostante dal 2011, l’anno del referendum che ha bocciato la privatizzazione e ha abolito la possibilità di remunerare il capitale investito, chiediamo che invece vengano computati nella fiscalità generale. Così – prosegue – la lieve ripresa degli investimenti che si è registrata negli ultimi anni, importante per ridurre le perdite e rendere più efficiente il servizio idrico, è stata possibile grazie alle risorse ricavate dagli aumenti in bolletta“. Mentre lo stato di salute delle reti idriche in Italia versa in cattive condizioni (basti pensare al caso di Messina con i continui guasti alla condotta e gli abitanti rimasti settimane senza acqua) e la gestione costa parecchio. I numeri lo dimostrano: dal 2011, anno in cui la regolazione della tariffa è passata all’Autorità, la spesa annua tipo per le famiglie è passata da 217 euro agli attuali 276 euro con un aumento del 22% a fronte di un inflazione inferiore al 4,6 per cento.
C’è anche un altro dato che spiega lo stato dell’emergenza e a illustrarlo è stato Mauro Grassi, responsabile della Struttura di Palazzo Chigi #italiasicura che si occupa dello sviluppo delle infrastrutture idriche: “Sono stati stanziati 3,2 miliardi di euro (2,8 miliardi dei quali solo per il Sud) per quasi 900 opere tra depuratori, fognature e acquedotti di cui non sono ancora state avviate le gare”. Tanto più che per l’anno in corso è attesa anche una mega sanzione da parte della Commissione Ue per via dei ritardi accumulati dall’Italia nella a messa a norma dei sistemi fognari e di depurazione. La richiesta del governo è chiara: raggiungere livelli di investimento nel sistema idrico simili a quelli degli altri Paesi europei, passando dagli attuali 36 euro per abitante ad almeno 50 euro, per avvicinarsi poi agli 80-90 euro degli Stati europei più virtuosi. Ma per farlo aumenteranno le bollette e così gli investimenti ricadranno sull’utente.
______________________________________
mi chiedo: ma il referendum non aveva spazzato via questi meccanismi furbeschi miranti solo a togliere soldi dalle tasche dei contribuenti per metterli nelle maini dei privati?

mercoledì 13 gennaio 2016

Jobs act, ministero del Lavoro ha cambiato le regole.

13/01/2016 di triskel182
“E i disoccupati spariranno dalle statistiche” (Stefano De Agostini)
Una circolare di fine dicembre depotenzia i centri per l’impiego a vantaggio delle agenzie interinali private. Ma elimina anche l’obbligo di iscriversi alle liste di disoccupazione per ottenere i sussidi. Risultato: secondo la ricercatrice Marta Fana “si può ipotizzare che diminuirà la quota di soggetti che cercano lavoro”. Con un impatto positivo sulle rilevazioni ufficiali.Una quota di disoccupati rischia di sparire dalle statistiche Istat. E non perché hanno trovato un posto, ma solo grazie a un cambio di regole nei servizi per l’impiego, deciso dal ministero del Lavoro. La disposizione è contenuta in una circolare approvata a fine dicembre che recepisce le direttive fornite dal Jobs act. E che, segnalano gli addetti ai lavori, avrà anche l’effetto di depotenziare il ruolo dei centri per l’impiego, a vantaggio delle agenzie interinali private.
Ma andiamo con ordine. Finora l’accesso alle prestazioni sociali era legato all’iscrizione alle liste di disoccupazione presso i centri per l’impiego. Ora, con la circolare del ministero, per ottenere i sussidi, basterà produrre un’autocertificazione per dichiarare il proprio stato di inoccupato, cioè di persona priva di impiego, ma non necessariamente in cerca di occupazione. “Si può ipotizzare che diminuirà la quota di soggetti che cercano lavoro, non avendo più l’obbligo di dichiarare la propria disponibilità a lavorare per ottenere le prestazioni sociali”, spiega Marta Fana, dottoranda in Economia a SciencesPo Paris e collaboratrice de Il Manifesto. Fana, va ricordato, è colei che per prima ha segnalato l’errore del ministero del Lavoro sui numeri relativi ai contratti stabili ad agosto. Insomma, se i senza lavoro decideranno di dribblare il sistema dei centri per l’impiego, allora l’Istat potrà registrare un calo dei disoccupati. Senza che i disoccupati siano calati veramente.
“Il questionario Istat sulla rilevazione delle forze di lavoro – aggiunge la ricercatrice – dedica un’ampia sezione ai contatti con i centri per l’impiego, non a caso. Dall’altro lato, è vero che può aumentare la ricerca informale di lavoro, che però appunto rimane informale”. E la circolare del ministero può avere un impatto negativo anche sulle politiche attive, cioè su quelle misure pubbliche pensate per trovare un lavoro a chi non ce l’ha. “I dati dei centri per l’impiego – spiega Fana – sono usati sia dai sindacatisia dalle Regioni per la definizione e lo sviluppo di politiche attive a livello locale. Quindi, al di là della rilevazione Istat, una distorsione nel numero di disoccupati rende questa attività molto meno efficace”
Ma al di là degli aspetti statistici, resta da capire se la circolare implichi un vantaggio concreto per quanti non hanno un lavoro. “A mio avviso no, i disoccupati italiani perderanno un altro riferimento istituzionale che sono i centri per l’impiego – prosegue Fana – Invece di rinforzarli, questi perderanno il ruolo non solo di mediazione tra domanda e offerta, ma anche quella dimonitoraggio. I disoccupati saranno quindi dirottati verso le agenzie interinali. Da decenni i centri per l’impiego vengono accusati di inefficienza e, nonostante le repentine riforme, non sono stati soggetti a veri investimenti sia infrastrutturali sia in termini di competenze”. La ricercatrice segnala quindi il rischio di un progressivo indebolimento delle funzioni dello Stato: “I disoccupati e gli inoccupati, soprattutto quelli più vulnerabili, saranno sempre più in balìa degli attori privati che in Italia, ma non soltanto, agiscono e rafforzano clientele e rapporti di forza sempre più diseguali”.
Infine, la circolare fornisce anche una precisazione sull’assegno di ricollocazione: si tratta di una dote economica da spendere presso un’agenzia per ritrovare lavoro. Il documento spiega che sarà riconosciuta “solo ai disoccupati percettori della Naspi, la cui durata di disoccupazione ecceda i quattro mesi”. Questa postilla, sottolinea Fana, lascerà fuori dal recinto del beneficio tutta una serie di lavoratori in difficoltà: “Vengono esclusi tutti i percettori di Dis-coll, quindi ex collaboratori, tutti i precari che non hanno Naspi e quelli i cui requisiti maturati danno diritto a assegni di disoccupazione di durata inferiore. Insomma, qui la platea dei beneficiari si riduce”.
Da ilfattoquotidiano.it
___________________________

insomma falsando i dati la disoccupazione sparisce almeno per una buona percentuale; il che significa che si potrà dire anche se con una bella dose di faccia di bronzo:
  1. che stiamo uscendo dalla crisi;
  2. che l'azione del governo funziona;
  3. che il job act funziona;
  4. che il governo con le riforme sta facendo quello che non hanno fatto i predecessori;
  5. che i gufi ancora una volta sono smentiti;
ecc. ecc. insomma "siamo fuori dal tunnel" e possiamo essere felici..

martedì 12 gennaio 2016

Riforme costituzionali, perchè dico no..


I media le danno già per approvate ma si sa, e lo sanno anche loro, che gli italiani sono conservatori e sarà dura che si riuscirà a fargli cambiare idea..... d'altronde hanno già visto con il job act l'esito delle riforme in stile renziano, un flop dove i numeri reali vengono rigirati a proprio piacimento ma restano quelli; le assunzioni non decollano; vengono stipulati contratti che poi sono rescissi per poi essere ristipulati.. il tutto per papparsi gli sgravi fiscali; ecc. Altra riforma? Le Province o meglio la loro presunta estinzione: altra balla; perchè le Province non sono estinte ma sono semoplicemente diventati enti costituzionali di secondo livello quindi non elettivo direttamente (facendo perdere così il controllo diretto degli elettori su esse) in barba alla costituzione; in realtà esse vivono ancora ma se le spartiscono i partiti, tutti, in base ai voti presi.... e le tasse che prima venivano pagate per mantenerle (basta leggere le bollette dell'enel per esempio o acquistare un auto e ve ne accorgete subito se sono state o meno abrogate) rimangono sempre quelle, anzi sono aumentate. E quanto sopra a puro titolo di esempio.... non c'è stata una singola riforma, costituzionale o meno, dal 1994 in poi che sia andata a buon fine o abbia cambiato in meglio la situaiozne sociale ed economica del paese: una che sia una... da quella Treu (che ha solo repcarizzato il lavoro, in particolare quello giovanile) a quella del Titolo V° (con il passaggio Alle Regioni delle materie ivi previste.. con gli esiti che abbiamo sotto gli occhi, inutile richiamarle qui, vero?) a quelle del mercato dei titoli ecc. nessuna ha riscontrato esiti positivi, nessuna. Nemmeno questa ne sortirà perchè il senato NON SPARIRA' ma diventarà un enorme parcheggio dei politici, trombati o meno, che ivi vivacchieranno alla bell'e meglio e, naturalmente, a spese nostre!!!! Per tacere, naturalmente, dello sbilanciamento, favore tutto del Governo, dei poteri costituzionali e, di conseguenza, del maggior peso che esso avrà nelle decisioni che segnano le nostre vite senza che ci si possa far nulla e senza che il Parlamento ci metta becco..... il che significa che il ruolo parlamentare sarà limitato a quello di notaio con qualche contentino a fine anno: un pò poco...
Tutto cambi perchè nulla cambi
Ecco perchè il sottoscritto aderisce alla Campagna del NO all'abrogazione
cosa servirebbe? ormai sono stanco di ripeterlo: è tutto scritto nei post precedenti e chi è pasato di qui e ha letto lo sa.. gli altri? Informatevi e leggete......

lunedì 11 gennaio 2016

Ziggy se n'è andato... rimane la leggenda

Un altro della generazione "must" se n'è andato: Ziggy è morto ma, com'era suo stile, lo ha fatto in maniera elegante, sobria quasi in sordina. A 69 anni David Robert Jones in ARTE (è proprio il caso di dirlo!!!!) David Bowie non è più fra noi: muore l'artista nasce la leggenda il mito. Se leggete la sua biografia (riporto quella prodotta da Wikipedia) può davvero definirsi un camaleonte: un artista poliedrico, multiforme che ha attraversato i vari suoi periodi artistici, e personali, entrandovi e immedesimandovi completamente fino a subirne gli effetti anche negativi e che esplorati completamente cambiava pelle, personaggio modo di vestire, ecc. il tutto senza mai perdere quel suo aplomb (anche quando era strafatto, le sue biografie non ufficiali ne parlano) tipicamente inglese che gli hanno valso il titolo di "DUCA".. era a tutto tondo un uomo di spettacolo, un animale da palcoscenico come lo era anche Freddy Mercury, in questo erano accomunati. C'erano anche dei lati oscuri della sua vita come c'erano anche quelle furberie (come quella di sfruttare l'icona gay che era diventata salvo poi smentire a Rolling Stone): facevano parte del personaggio e gli si perdonava. E quando cominciò a vedere la sua stella appannarsi.... ecco un altra piroetta: studio il teatro giapponese, inizia una stretta collaborazione con Sakamoto; diventa protagonista di quel gioiello che è il film "Furyo" che in realtà si chiamava "Merry Christmas Mr. Lawrence") che non ha avuto molta cassetta ma che ha segnato il suo passaggio alla maturità di artista, ripeto, poliedrico conoscendo una seconda giovinezza e avvicinandosi a nuove generazioni diventandone l'idolo. A scorrere la sua carriera non si può non ammettere la sua straordinaria capacità di cogliere l'onda che monta senza "perdersi" senza rinnegare quel che era stato.. mai!!!! Anche la sua ultima opera "Blackstar" ha sonorità per lui, se lo si guarda "storicamente", non proprio consone ma le ha sapute miscelare, ricovertire al punto che ne è venuto fuori un mix che vede la sua inconfodibile voce e il suo background miscelarsi con il free jazz, un genere ostico per chi non è di palato fine, raggiungendo vette altrimenti impossibili. Non é un album di un artista che sta morendo e nemmeno il suo testamento, è una mia opinione naturalmente, perchè se lo si ascolta con attenzione tutto si può dire tranne che possa essere un opera d'addio anzi l'impressione che ne ho ricavato è di un cd di uno che guarda avanti a sé.. che ha deciso di esplorare orizzonti nuovi e nuove sonorità (qualcosa si trova su youtube anche se vi consiglio caldamente di acquistarlo) e cose del genere non si fanno certo alla fine della propria vita: o meglio era quel tipo, rarissimo, di persona che anche sapendo che era arrivato all'ineluttabile esito della propria vita ha voluto beffare tutto e tutti con l'ennesimo colpo di coda dandoci una visione a tutto tondo della sua capcità di essere oltre quegli stereotipi dentro i quali spesso rinchiudiamo, soprattutto noi italiani, artisti e personalità realmente over the top, se mi passate il termine, che non sono certo inquadrabili all'interno di un genere o di una categoria: quest'era David Robert Jones alias David Bowie alias Ziggy Stardust alias The Duke alias..... e si potrebbe continuare all'infinito.
Nota a margine di carattere del tutto personale
Ho il piacere di appartenere a quel segmento della mia generazione che "ascoltava" musica; l'ascoltava e ne traduceva i testi; cercava di replicare le sensazioni provate nell'ascoltare dal vivo ecc. Reed; Led Zeppelin; Genesis (il primo LP che acquistai fu proprio selling england by the pound dei Genesis) e .. David Bowie e di quest'artista mi colpirono l'alternatività e la frattura quasi radicale fra quanto proponeva nel testo rispetto a come si proponeva sul palco allo spettatore. Una dicotomia del tutto rivoluzionaria, in senso lato, anche per i tempi e che non pochi guai gli han procurato: ebbene io lo ascoltavo, dicevo, e mi immedesimavo nelle parole e nel personaggio ma comprendevo, prima lateralmente poi direttamente, che quella dicotomia poteva solo essere dell'artista senza il quale io non avrei mai nemmeno inteso quanto fossimo "marziani" su questo pianeta: marziani, direte? Si perchè la mia fu l'ultima generazione che lottò nelle piazze per avere un futuro migliore (e venne sconfitta) e la prima che si accorse sulla propria pelle che quel futuro gliel'hanno rubato sotto i propri occhi.... ascoltando Bowie comprese che erano atterrati su un pianeta sbagliato, nel tempo sbagliato in mezzo a gente che sembrava avere come unico scopo quello di fregare il proprio vicino: marziani appunto (in quel periodo, forse ricorderete, andava per la maggiore il brano "extraterrestre" di eugenio finardi) caduti sulla terra...... a voler essere ottimisti e a voler essere pessimisti (ossia ottimisti che guardano la realtà) di essere in uno zoo, magari non a Berlino ma a Napoli o che so a Roma, Milano ma sempre zoo era e da cui non potevi fuggire per essere libero di costruirti il tuo futuro!!!
Ciao Ziggy
voglio lasciarvi con questo video dove l'Artista Bowie da il meglio di se
ladies & gentlemen
David Bowie inAshes to ashes

Riforme, la giurista Carlassare: “In gioco c’è la Costituzione, non il destino del premier

10/01/2016 di triskel182
La professoressa alla vigilia dell’incontro dei comitati contro il ddl Boschi: “L’approvazione della Camera sembra sicura. Evidentemente non c’è spazio per una riflessione critica. Così chi vince si prende tutto”.Lunedì sarà il battesimo: nell’aula dei gruppi parlamentari della Camera dei deputati si terrà il primo incontro dei Comitati del No alla riforma Boschi: “Proveremo a sensibilizzare i cittadini”, spiega Lorenza Carlassare, uno dei relatori dell’incontro. “Speravo – in un eccesso di ottimismo – che ci fosse un ripensamento in Parlamento su alcuni aspetti della riforma costituzionale. Ci preoccupiamo di chiedere il referendum in base all’idea che questa riforma venga approvata così com’è, con tutti i difetti che ha. Addirittura una modifica che saggiamente la Camera aveva eliminato (l’attribuzione al Senato del potere di eleggere da solo due dei cinque giudici costituzionali che ora vengono eletti dal Parlamento in seduta comune) è stata ripristinata dal Senato, e ormai l’approvazione della Camera sembra sicura. Evidentemente non c’è spazio per una riflessione critica. Non resta che mobilitare le persone in vista del futuro referendum, che il presidente del Consiglio va annunziando come un’iniziativa sua: lui sottoporrà la riforma al popolo perché la approvi; lui, in caso contrario, si dimetterà. Si arriva al punto di personalizzare persino il referendum costituzionale. Ma non è questo il senso del referendum costituzionale che non è previsto per ‘acclamare’, ma per opporsi a una riforma sgradita”.
L’equivoco non è nuovo: nel 2001 votammo per confermare la riforma del Titolo V della Costituzione. Governo di centrosinistra.
Si vede che è un’idea del Pd! Ma è sbagliata. E non si tratta di una sfumatura. Il referendum serve a rafforzare la rigidità della Costituzione impedendo alla maggioranza di cambiarla da sola. O la riforma è approvata da entrambe le Camere con la maggioranza dei due terzi – vale a dire con il concorso delle minoranze – oppure la legge, pubblicata per conoscenza, è sottoposta a referendum qualora entro tre mesi “ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o 500 mila elettori o cinque Consigli regionali”. Se nessuno chiede il referendum, trascorsi i tre mesi la legge costituzionale viene promulgata, pubblicata ed entra in vigore; interessato a chiedere il referendum dovrebbe essere chi è contrario ai contenuti della riforma, per impedirne l’entrata in vigore. L’art. 138 non si presta a equivoci. Il referendum quindi è una possibilità, quando la riforma non ha coinvolto le minoranze, per consentire a chi non è d’accordo di provare a farla fallire; può essere anche una minoranza esigua non essendo previsto un quorum di partecipazione.
Che significato hanno le dichiarazioni con cui il premier ha legato il suo destino politico all’esito del referendum?
Insisto: il referendum costituzionale non è uno strumento nelle mani del Presidente del Consiglio a fini di prestigio personale. In molti hanno messo in luce l’intenzione di trasformare la consultazione in un plebiscito pro o contro Renzi: ma qui è in ballo la sorte della Costituzione, non la sua. Invece, pensando che – 5Stelle e Sinistra Italiana a parte – non troverà oppositori sul suo cammino e il referendum sarà un trionfo, intende servirsene per rafforzare il suo potere personale, da esercitare senza controlli e contrappesi, senza che nessuno lo contraddica.
Risponderete con un’informazione basata sui contenuti della riforma: come pensate di farli passare? C’è il precedente del 2006 in cui i cittadini bocciarono la riforma Berlusconi: ma era Berlusconi, appunto.
Questo è il vero problema. Mentre nel 2006 il progetto di modifica della forma di governo era chiara perché Berlusconi aveva parlato esplicitamente di premierato, ora apparentemente la forma di governo non viene modificata; ma nella sostanza – grazie al combinato disposto di Italicum e riforma Boschi – l’effetto è proprio quello di trasformare la forma di governo e persino la forma di Stato, vale a dire la democrazia costituzionale.
Il leitmotiv è stato “abolire il bicameralismo perfetto”.
Su questo erano d’accordo tutti. Bastava fare una riforma circoscritta, non c’era bisogno di sfigurare la Costituzione. Fra l’altro, una delle ragioni della riforma del bicameralismo perfetto era la semplificazione delle procedure: semplificazione che non c’è stata, semmai si è complicato e confuso il procedimento legislativo. Per alcune leggi il Senato interviene, per altre no. Per alcune il Senato vota, ma poi la Camera con maggioranze diverse deve tornare sul testo del Senato. Tutto irrazionale. Il vero dato è che la composizione del nuovo Senato – della quale abbiamo già detto molto nei mesi scorsi – lo rende agevolmente controllabile. Le riforme vanno tutte nella stessa direzione: pensi alla Rai!
Cioè “chi vince piglia tutto”?
La legge elettorale che entra in vigore nel 2016 è una via traversa per giungere di fatto all’elezione diretta del premier. Quando si arriva al ballottaggio (per il quale non c’è quorum, e dunque le due liste più votate partecipano a prescindere dal seguito elettorale che hanno avuto), l’elettorato deve necessariamente schierarsi a favore di uno dei contendenti e chi vince si prende tutto. È una forma d’investitura popolare per chi guida il governo; un discorso non nuovo che precede Renzi di molti anni: le elezioni come strumento non tanto per eleggere il Parlamento, ma per scegliere e investire un governo e il suo Capo. E senza che a una simile trasformazione si accompagnino i contrappesi indispensabili in una democrazia costituzionale.
Da ilfattoquotidiano.it

test velocità

Test ADSL Con il nostro tool potrete misurare subito e gratuitamente la velocità del vostro collegamento internet e ADSL. (c) speedtest-italy.com - Test ADSL

Il Bloggatore