giovedì 1 dicembre 2016

Neuropolitica: problemi e prospettive

Di Guido Brunetti
Nell’era dell’informazione, il compito della cultura e della scienza è anche quello di “produrre” nuovi paradigmi che possano promuovere personalità mature ed autonome, cioè capaci di pensare per sé.
La ricerca nel campo delle neuroscienze sta operando una “rivoluzione” destinata a modificare non soltanto i metodi diagnostici e terapeutici in medicina e psichiatria, ma anche le nostre concezioni millenarie, a partire dai sistemi filosofici.
Sono state proposte affascinanti teorie in molteplici campi, che hanno dato origine a numerose discipline, come neuroestetica, neuroetica, neuroteologia, neuro giurisprudenza, neuroeconomia, neuro politica. Che è l’argomento del presente lavoro.
Il termine neuropolitica indica un campo d’indagine che ha lo scopo di studiare le funzioni del cervello di un individuo impegnato in attività che prevedono la presenza di altri individui.
Durante le elezioni presidenziali americane del 2007, sette neuro scienziati dell’Università della California pubblicarono i risultati di un test sull’orientamento di voto somministrato a un gruppo di persone incerte nella decisione di voto. Dalla ricerca risultò come la citazione delle parole “democratico” e “repubblicano” suscitò alti livelli di attività nell’amigdala. L’amigdala è una struttura anatomica a forma di mandorla  che fa parte dell’area primitiva del cervello  e che è coinvolta nell’attivazione delle emozioni, come la paura, della memoria e nella reazione “attacca o scappa”.
Secondo gli studiosi, questo comportamento significa una “crescita” dell’ansia dal momento che i leader sono considerati portatori sia di promesse che di insidie. Un sintomo dell’interesse che questo genere di studi ha suscitato nelle sfide del XXI secolo è la decisione del primo ministro britannico di assumere tra i suoi consiglieri esperti di neuroscienze ed esperti del comportamento umano.
La partecipazione pro o contro la vittoria di qualcuno genera l’attivazione di meccanismi neurali coinvolti negli stati d’ansia. Una ricerca realizzata da un’équipe di ricercatori tedeschi e spagnoli ha scoperto l’effetto del “tifo” sul cervello. Lo studio mostra che anche soltanto il fatto di guardare senza coinvolgimenti una gara, questa evoca una risposta neurologica nell’osservatore. Il comportamento del cosiddetto “progressista” e il comportamento del “conservatore” hanno una base neurologica. Si nasce allora di destra o di sinistra? La risposta è: si nasce e si diventa di destra o di sinistra.
Nell’analisi politica, le nuove ricerche sul cervello e sul comportamento hanno il fine di  analizzare e comprendere cosa spinge un individuo a votare in un senso o nell’altro. Importante al riguardo il ruolo che assume il modello definito dallo studioso Taylor  come “Homo oeconomicus”:  “Offri alla gente una scelta e la gente agirà nel proprio interesse”.
FONTE E ARTICOLO COMPLETO:neuroscienze
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un ramo della conoscenza che finchè rimane 'neutro' è interessantissimo e apre nuovi orizzonti della conoscenza sulle funzioni del più importante organo dell'essere umano con tutte le sue implicazioni.. ma se fosse usato male? Scenari da incubo (del genere orwelliano) perchè si va dal controllo della masse attraverso i mezzi di comunicazione che le influenzano, sfruttando le implicazioni del messaggio comunicativo che influenza non solo il singolo individuo ma anche interi gruppi sociali, indirizzandoli a seconda delle necessità del potere.

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