Di trump si sa e si sapeva che, visti i livelli raggiunti negli usa,
poteva fare il colpaccio nel GOP repubblicano: fra tea-party, neo-con e
teo-con ormai di quello che era il vecchio party praticamente non esiste
più nulla.. anzi in pratica il sistema di potere interno di quel
partito è ormai inesistente (anche se negli usa i partiti sono molto
liquidi)... per Trump era facile farsi avanti e trovare spazio (non che
i suoi avversari interni siano altrettanto forti) per conquistare il
cuore degli elettori e le primarie del partito: la strada è ancora lunga
e, famiglia Bush permettendo, ma la sua spinta è solida e credo che
alla fine la spunterà. Cosa potrà significare ciò per il futuro? Un
America più becera e violenta imbarbarita e istituzionalizzata. La
parola fine sul sogno americano come ce lo vendono qui e un imperialismo
ottuso nella politica estera. Altro che America paese di Dio quel paese
conoscerà ben altre vette di oscurantismo al punto che qualcuno del GOP
potrebbe rimpiangere addirittura i Bush.
Altro discorso è quello
dei democrats: lì la Rodham-Clinton, algida e fortemente sponsorizzata
dalla finanza (ha da poco tenuto una conferenza per la Goldman-Sachs -
una delle agenzie di rating che provocarono la crisi del 2008/2009 - a
pagamento......) e da grandi aziende e multinazionali, avrebbe dovuto
farla da padrona e invece...... un tonfo, perchè? Perchè, questa è la
tesi ufficiale dei tifosissimi giornalisti italiani e dell'establishment
americano, il populismo dei suoi sfidanti ha allontanato l'elettorato
giovanile e della meddle class dal suo faro. Può esser vero (ritengo)
solo in parte e suona più come una "spiegazione" di comodo che una
verità assoluta (serve più all'estero per essere spesa che dentro il
paese). In realtà, sempre secondo me, la "crisi" della sua candidatura
ha altre radici, molto più profonde e, per l'intero occidente,
proccupanti: una Clinton alla Casabianca significherebbe la stagnazione
attuale dell'amministrazione Obama ma anche la rassicurazione, anche per
il complesso militare-industriale, che la linea degli ultimi decenni
americana non si posta di una virgola e l'espansionismo aggressivo
(sempre alla ricerca di un nemico per allontanare l'attenzione degli
americani dai reali problemi interni) perseguito continuerebbe senza
soluzione di continuità rispetto al passato. Ma si sa: nella società
liquida tutto può succedere e gli outsider possono sorprendere i
sepolcri imbiancati...... Sanders
NON è un democratico ma un "federato" ossia un indipendente che si
allea localmente con un partito portandogli voti e assicurandosi
l'elezione con la mancata concorrenza del partito con cui si è alleato,
una sorta di desistenza attiva che ben conosciamo qui. Non è nemmeno un
liberal, nel senso che gli danno lì, ma si autodefinisce un
"socialista", la domanda sorge spontanea: cosa s'intende lì per
socialismo? Non certo quello marxista e nemmeno quello "socialista" come
qui lo si intendeva fino a qualche anno fa; no il suo "socialismo" è
mutuato dalle democrazie del nordeuropa (ossia una articolazione, nel
caso del dei paesi nordici, fra pubblico e privato che ha dato vita a
modelli invidiati nel resto del pianeta vista la presenza di quei paesi
ai livelli alti, se non primi, di tutte le classifiche che si possono
reperire in giro) e riadattato all'american way of life...... quindi gli
"aggiustamenti" sono molti e le prospettive diverse. Non è un caso che
lo definiscano "populismo" perchè non disdegna nemmeno di solleticare la
"revenge" della middle class americana, il ceto che pagato a caro
prezzo la crisi, impoverita come non mai perchè è facile mostrare a
questi ceti la realtà: ce l'hanno sotto gli occhi e, a differenza della
Rodham-Clinton, prospettare futuri alternativi non può che attrarli
verso Sanders che, grazie ai mali della società americana, gioca facile
in casa.. sa benissimo che l'establishment lo combatte strenuamente e
non lo vede di buon occhio. Ma Sanders non è solo un "politico" ma è un
economista post-keynesiano che è uno dei padri della "Teoria della Moneta Moderna"
una idea, più che una teoria, sul modo di variare, rendendolo
maggiormente equo, il sistema americano: una buona idea, dicevo, ma
irrealizzabile, temo, nella patria del mercato selvaggio...... mentre
ben sa che le stesse cose le proponesse nei paesi modello di riferimento
non se lo filerebbe nessuno!
Personalmente per Sanders provo
molto simpatia politica: in fondo sostiene cose che da anni si sostiene e
non si fa e non solo negli USA ma, come Corbyn in Inghilterra, non mi
pare proprio un "cuor di leone" che espone il proprio petto al fuoco
nemico (Kennedy e Lincoln docet) pur di imporre le proprie idee ed
essendo da un pò senatore temo sia anche molto addentro al sistema, quel
sistema che vorrebbe cambiare.... è molto più facile che sia un animale
politico che ha capito che è venuto il momento di raccogliere lo
scettro della protesta, giustissima peraltro, contro un iniquo e
verticistico potere che si autoriproduce sulle spalle degli americani e a
loro spese per fare affari..... e Sanders, come Corbyn, ben sa che se
supererà tutti gli ostacoli, ed è un grosso "se", al massimo potrà
attuare un 10%, la parte meno pericolosa per il potere, di quanto
sostiene: poco, pochissimo; ma si sa che quando sei, davvero, con
l'acqua alla gola ti aggrappi a chiunque.. anche a un "socialista"....
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