Vi propongo un interessante, ma tutta da valutare ed esaminare in
profondità, punto di vista; un angolazione che non avevo mai trattato,
leggetelo e vediamo cosa se ne tira fuori. Eccolo.
p.s.
.. questi complottisti!!!
Fonte:
Informare per resistere
L’Italia non è una repubblica, ma una corporation privata dal 1933. Illegali le tasse e l’ordinamento giuridico in vigore.
Di
Alessandro De Angelis -
Molti
cittadini italiani pensano di far parte di una repubblica denominata
Repubblica Italiana. In realtà, dal 1933, il nostro stato è diventato
una corporation privata iscritta al S.E.C.:
As filed with the Securities and Exchange Commission on April 9, 2013 Registration Statement No. 333-152589
SECURITIES AND EXCHANGE COMMISSION
WASHINGTON, D.C. 20549
POST-EFFECTIVE AMENDMENT NO. 2 TO REGISTRATION STATEMENT
UNDER SCHEDULE B OF THE SECURITIES ACT OF 1933
Republic of Italy (Name of Registrant)
THE HONORABLE CLAUDIO BISOGNIERO
Italian Ambassador to the United States
3000 Whitehaven Street, N.W.
Washington, D.C. 20008
(Name and address of Authorized Agent of the Registrant in the United States)
It is requested that copies of notices and communications from the Securities and
Exchange Commission be sent to:
MICHAEL IMMORDINO
White & Case LLP
5 Old Broad Street
London EC2N 1DW
United Kingdom
Approximate date of commencement of proposed sale to the public: From
time to time after this Registration Statement becomes effective.
The Debt Securities covered by this Registration Statement are to be
offered on a delayed or continuous basis pursuant to Release Nos.
33-6240 and 33-6424 under the Securities Act of 1933.
Difatti il
Dun & Bradstreet che è una Società Americana Leader nelle
Informazioni dei Movimenti Creditizi Relativi a 220.000.000 di Aziende
nel Mondo e Destinate al Marketing (B2B) Business-to-Business, dimostra
che TUTTO l’Apparato Istituzionale Italiano è PRIVATO e quindi il
Governo della Repubblica Italiana, Camera dei Deputati, Senato della
Repubblica Italiana, Regioni anche Autonome, Tribunali, Procure e tutti
gli apparati destinati alla tassazione del popolo sono da dichiararsi
illegittimi ed anticostituzionali.
Sono altresì da ritenersi
invalidate tutte le passate elezioni e quelle future, in quanto esse
rappresentano la delega alle politiche sociali dei cittadini ad una
corporation privata e non a parlamentari della Repubblica Italiana.
Ad ulteriore conferma di queste asserzioni è il fatto che l’U.E. non è
stata eletta dal popolo, ma, nonostante questo, decide le politiche
sociali degli stati europei, mentre il parlamento europeo non ha nessuna
facoltà decisionale. Inoltre la B.C.E. che stampa l’euro addebitandolo
al popolo invece di accreditarlo è una S.P.A. privata che decide come,
dove e quando mettere in ginocchio le nazioni, essendosi appropriata
della sovranità monetaria.
Prima degli accordi di Bretton Woods,
le banche degli stati dovevano avere una quantità di oro nei loro
forzieri pari al denaro che stampavano. Succedeva, però, che esse
stampavano più denaro rispetto al controvalore in oro che possedevano.
Perciò nel 1944 si decise che solamente il dollaro dovesse avere la
controvertibilità in oro e le altre monete potessero essere scambiate
con il dollaro che faceva da garante. Gli USA invece stamparono quasi
90 miliardi di dollari, creando un’inflazione globale, senza avere il
controvalore in oro. Così, quando la Francia ed altri stati
restituirono i dollari agli Usa chiedendo in cambio l’oro, costrinsero
il presidente Nixon, il 15 agosto 1971, a far cadere la convertibilità
del dollaro con l’oro, facendo sì che la moneta perdesse il suo
effettivo valore. Il valore della moneta divenne cosi indotto dalla
nostra volontà ad accettarlo come strumento di scambio per i beni e i
servizi che le persone producono. Nel 1971, il nostro debito pubblico
era di 16 miliardi e 145 milioni milioni di euro, ma quel debito, nella
realtà, non esisteva, in quanto la Banca d’Italia era, come previsto
dall’articolo 3 del suo statuto, un ente di diritto pubblico a
maggioranza pubblica, cioè dello stato, che poteva stampare così la
moneta a suo piacimento, ripagando in questo modo i debiti che
contraeva. Nel 1981 il debito pubblico passò a 142 miliardi, ma lo stato
aveva sempre un debito con se stesso e quindi poteva stampare moneta e
ripagarlo in ogni momento, ed a maggio il Ministro del Tesoro
Andreatta ed il governatore della Banca d’Italia Ciampi tolsero
l’obbligo alla banca d’Italia di acquistare tutti i titoli di stato che
venivano emessi e quindi di finanziare il debito pubblico, che passò
così in soli dieci anni da 142 miliardi (dai 16 miliardi del 1971,
perché lo stato finanziava la crescita attraverso l’emissione dei
titoli) a ben 850 miliardi di debito – questa volta reale, in quanto
contratto verso altri istituti bancari privati.
A
questo punto avviene un altro tradimento verso il popolo e, in barba
alla costituzione italiana, inizia la cessione ad enti privati delle
quote di Banca d’Italia, che verrà forzatamente legalizzata grazie al
tradimento dei politici, verificatosi nel 1992 con la legge 35/1992 dal
Ministro del Tesoro Guido Carli, ex governatore della banca in
questione (quando si dice il caso!).
Nel 1992, solo il 5% delle
quote di Banca d’Italia era rimasto di proprietà dello stato, mentre il
restante 95% era andato in mano a banche private che le avevano
acquistate dai principali gruppi bancari, quali Comit, Credito Italiano
e Banco di Roma, che ne garantivano la maggioranza pubblica. Gli
acquirenti autorizzati a comprare i titoli di stato erano banche
commerciali primarie ed istituzioni finanziarie private quali IMI,
Monte dei Paschi, Unicredit, Goldman Sachs, Merryl Linch. Il gioco era
fatto: in pochi anni il debito – ad oggi – ha toccato i 2100 miliardi
di euro, grazie al tradimento dei politici che iniziarono in maniera
concertata con i banchieri a svendere il patrimonio dello stato e dei
cittadini a prezzi da saldo e, non contenti ancora, legalizzarono, con
l’ennesimo tradimento verso il popolo, la privatizzazione della Banca
d’Italia, grazie al governo Prodi che, il 16.12.2006, modificò lo
statuto della banca all’articolo 3, facendo sì che essa non fosse più
un ente di diritto pubblico, come dovrebbe essere in uno stato
democratico. Ma non è finita qui, in quanto in una guerra ci deve
essere un vincitore – cioè le famiglie al comando delle banche centrali
– ed uno sconfitto – ovvero i popoli dell’Euro-zona sotto la dittatura
dell’oligarchia bancaria della BCE (banca privata) e della Commissione
Europea, che ha potere decisionale sulle politiche sociali degli
stati, mentre il parlamento europeo ha solo quello consultivo. Caduta
la controvertibilità in oro, il denaro doveva essere non più addebitato
ai cittadini, ma accreditato, in quanto esso è la misura del valore
dei beni e servizi che noi cittadini produciamo e non certo dei
parassiti banchieri che ci prestano la moneta a debito e che ora
decidono le politiche sociali degli stati grazie al collaborazionismo
dei politici loro asserviti. Questa moneta creata dal nulla viene
trasferita dalla BCE alle grandi banche commerciali private che poi le
prestano agli stati ad altissimi interessi, generando un debito pubblico
inesigibile perché frutto di una frode poi legalizzata.
Ora dal
2012 gli stati non potranno più decidere quanto spendere e in cosa
grazie ai trattati del Fiscal Compact e del MES, o fondo salva stati,
che è in realtà un istituto di speculazione finanziaria pronto a
requisire gli ultimi beni patrimoniali del nostro già povero stato –
beni demaniali e forestali e servizi locali di pubblico interesse.
Ora l’Unione Europea sforna l’ERF, European Redemption Fund, o per
meglio dire il Fondo Europeo di Redenzione (o Riscatto). Il 13 giugno
2013 il Parlamento europeo ha approvato, con il voto su due risoluzioni,
il regolamento per il rafforzamento della governance dell’U.E.
L’European redemption fund (Erf) farebbe confluire l’importo dei vari
debiti pubblici degli Stati dell’Eurozona per la parte eccedente il 60%
del PIL in un apposito fondo; l’Erf verrebbe garantito dagli Stati
nazionali membri attraverso i loro asset pubblici e da almeno una
percentuale di tasse riscosse a livello nazionale. Tale fondo, poi,
emetterebbe bonds europei caratterizzati da una rigorosa scadenza di 20,
massimo 25 anni. In questo lasso di tempo, tutti gli Stati aderenti
avrebbero, inoltre, l’obbligo di assettare il proprio rapporto
debito/PIL al 60%, altrimenti avranno la facoltà di acquisire per
vendere tutti i nostri beni demaniali Colosseo compreso. Oltre a questo
possiamo aspettarci licenziamenti, abbassamento degli stipendi e delle
tredicesime e smantellamento dello stato sociale.
Quindi l’Italia
non è una Repubblica Libera e Pubblica, ma una Private Company e lo
Stato possiede il diritto di proprietà delle persone, nate sul suo
Territorio. La Costituzione Italiana dice: “Art. 10 – L’ordinamento
Giuridico Italiano si Conforma alle Norme del Diritto Internazionale
Generalmente Riconosciute.”
Quello che è stato sottaciuto invece è
che One People’s Public Trust, ha legalmente delegittimato tutte le
Corporation, Banche e Stati e pignorato tutti i loro beni e valori. Dal
23 Gennaio 2013, i documenti legali dell’O.P.P.T sono legge con
validità internazionale, perché incontestate secondo la regola del
silenzio assenso di 28 giorni.
Tutte le Corporation Mondiali, Banche
e Stati, sono ora fuorilegge e ogni azione illegittima, da loro
compiuta, contro di noi, sono da considerarsi un abuso di potere di una
società privata. Siamo legalmente liberi e tutti i rapporti
contrattuali anche precedenti, sono nulli e riconsiderati di tipo
privato e personale. La legge universale – Universal Law – è stata
ripristinata. I politici sono stati dipendenti e dirigenti di
corporation, ci hanno mentito e usato come schiavi e sfruttati da
secoli, come bestiame. Votare significa continuare ad avvallare una
corporation delegittimata che continua a muoversi come dittatura
occultata senza che il popolo lo sappia. Per questo motivo mi asterrò
da qualsiasi tipo di votazione finché non verrà ripristinata la
Repubblica Italiana.
Tutti gli argomenti qui trattati sono approfonditi nel libro Gesù il Che Guevara dell’anno zero vol. II