venerdì 7 marzo 2014

Dossier ufo... il rigore dell'ufficialità:" Ufo: le domande di un libro finiscono al ministero della Difesa"

La materia ufologica su questo blog? Si. Come vi ha trovato posto Bglino e la sua rilettura dell'antico testamento, basato su testi decodificati in base alla scuola di leningrado, ora vi trova posto quest'articolo preso dal Fatto Quotidiano del 7/3/2014 a firma di Vladimiro Bibolotti.
E' singolare e strano che in un paese come il nostro ci sia un segreto..... sugli ufo, vero? Eppure.... bè leggete e .... BUON WEEK END
Da pochi giorni è uscito nelle librerie un testo davvero interessante per i cultori della materia ufologica. Il testo dal titolo ‘Ufo. I dossier italiani‘ riporta lo studio di Lao Petrilli e Vincenzo Sinapi, due giornalisti esperti in questioni militari e di intelligence, che hanno avuto accesso ai famosi faldoni del reparto della nostra Aeronautica Militare designato a seguire il fenomeno degli Ufo. Non si tratta di ufologi e per questo la lettura del fenomeno che ne risulta è acritica. Il libro ha suscitato clamore mediatico e persino una recentissima interrogazione parlamentare.
In Italia il fenomeno degli Ufo, od Ovni, come impone la nomenclatura ufficiale (Oggetti Volanti Non Identificati), fu istituzionalizzato sotto le ali del senatore Giulio Andreotti. Infatti proprio Andreotti  nei suoi molteplici incarichi, da ministro della Difesa a Presidente del Consiglio,  ebbe anche un ruolo attivo nel tentativo di comprendere la realtà del fenomeno. Infatti  ricordiamo che il nostro Centro Ufologico Nazionale ha avuto contatti istituzionali sia con l’onnipresente senatore, amico di lunga data del ex presidente del Cun Mario Cingolani, che con i vari Comandanti che si sono avvicendati al Reparto Generale Sicurezza. Uno dei presidenti del Cun ricordiamolo, che è stato il Generale di b.a. Salvatore Marcelletti dello S.M.A. Il sito Internet del Rgs riporta infatti che, “a seguito dell’ondata di avvistamenti di Ovni, dal 1978 l’ ex premier ed ex senatore a vita designò l’Aeronautica Militare Italiana quale organismo istituzionale deputato a raccogliere, verificare e monitorizzare le segnalazioni”.
Allora si chiamava Secondo Reparto e operava tramite i vari SIOS (Servizio informazioni operative e situazione) delle varie armi (AM, MM, EI, CC), ma successivamente divenne appunto Rgs, Reparto Generale Sicurezza presso lo Stato Maggiore Aeronautica. Ma la politica si introduce in questo contesto: Falco Accame, già Ammiraglio della nostra Marina Militare, in veste di presidente della Commissione Parlamentare Difesa, lanciò la prima interrogazione parlamentare nel lontano febbraio del 1979, e poi via via vi furono altre interrogazioni, dove la più clamorosa fu quella di Tullio Regge presso il Parlamento Europeo, per l’istituzione di un organismo di studio scientifico di queste manifestazioni o intrusioni aeree. Fu presentata il 20 febbraio 1994 come Progetto di relazione sulla proposta di costituire un centro europeo per gli avvistamenti di oggetti volanti non identificati redatto dallo fisico italiano Tullio Regge su incarico della Cert (Commissione per l’energia, la ricerca e la tecnologia). Ne seguirono anche altre (Musumeci nel 2004.etc.).
In questi giorni, Gaetano Nastri del gruppo parlamentare “Fratelli d’Italia”, nella seduta n. 182 del 04/03/2014 ha presentato un’ interrogazione parlamentare al ministro della Difesa Roberta Pinotti prendendo spunto dal libro appena uscito UFO i dossier italiani (del RGS). Forse proprio il battage suscitato dalla pubblicazione di questo magnifico libro, non contestabile ne dal punto di vista metodologico ne scientifico, ha creato una ricaduta mediatica senza precedenti per il nostro Paese. Finalmente la discussione mediatica attorno al fenomeno Ufo si è svolta in termini di serietà, con buona pace di chi si sdegna e appiccica da incompetente questa materia al pari delle pseudoscienze, in quanto fenomeno non spiegabile convenzionalmente.
Nell’interrogazione parlamentare troviamo finalmente un testo misurato ma completo dove si chiede maggiore chiarezza e trasparenza sulla questione Ufo/Ovni, in quanto da questi faldoni declassificati emergono vicende inquietanti sia per la fenomenologia che “hanno descritto evoluzioni effettuate da questi Ovni che nulla hanno a che vedere con l’odierna conoscenza in campo aeronautico” con testimonianze fatte dai controllori di volo e altre fonti attendibili di coinvolgimento di piloti civili e militari, di avvistamenti e addirittura inseguimenti per intercettazione di velivolo sconosciuto introdottosi negli spazi aerei italiani.
Bene, ce ne è abbastanza per arrivare ad istituire una commissione di studi fatta da personale competente composto da scienziati militari. A tale proposito vogliamo ricordare il bilancio tracciato dal generale di brigata aerea Giuliano De Carlo che spiega anche di essere costantemente in contatto con le due associazioni di ufologi (Cun, Cisu) e di mettere a loro disposizione dati e archivi disponibili. Cosa fatta adesso dai due giornalisti, Lao Petrilli e Vincenzo Sinapi autori del recentissimo testo UFO i dossier italiani, che in quarta di copertina hanno inserito la frase preoccupata di un pilota: “Auguro di non vedere mai simili oggetti da una distanza ravvicinata, com’è accaduto a me, per quel senso di impotenza e paura che essi incutono”.
Pur essendo consci che la politica nel nostro Paese non ha mai risolto i problemi nella maniera richiesta, attendiamo comunque con curiosità la risposta della politica a questa nuova interrogazione parlamentare.
Letto? Bene......... fate voi

Seguire i soldi....

Uno dei dogmi per capire come funziona un sistema è "seguire i soldi"... l'hanno seguito con tangentopoli, con le mafie e vale anche per per l'europa: vi siete chiesti perchè il "mitico" spread sta andando giù o meglio come mai scende nonostante il debito aumenti di anno in anno e il deficit non accenna a diminuire? io alcune risposte ce l'avrei:
  1. avete notato che G. Soros ha investito in Coop? E' un segnale perchè l'anziano squalo, che affondò la lira nei primi anni '90, non caccia soldi per nulla.. quindi ritiene che sia un investimento valido ed è certo che almeno non ci perde vista la patrimonializzazione che ha coop, quindi qui soldi ci sono.
  2. avete notato che, nonostante il fallimento delle privatizzazione parziale delle poste, nulla si è mosso in borsa, perché? Perchè dietro c'è la galassia CdP cona la sua capitalizzazione e la garanzia dello Stato, quindi... quindi i soldi ci sono.
  3. avete notato che le banche non hanno restituito gli oltre 100 mld che la bce, via stato italiano, ha dato al tasso dell'1% da restituire entro qualche anno, perchè? Semplice, perchè sanno che sarà lo Stato ghe garantirà per loro ben sapendo che nella pancia delle stesse banche ci sono montagne di titoli pubblici che se fossero venduti il banco salterebbe in meno di due ore; quindi.... i soldi ci sono e in questo caso i soldi sono il patrimonio statale e le tasse che paghiamo;
  4. tav, varie, spese militari (F35, elicotteri, sottomarini, navi e portaerei, ecc.), spese varie della regioni (compresi stipendi e prebende), porti e angiporti, tutto con spesa pubblica che potrebbe da sola ristrutturare buona parte delle scuole pubbliche su tutto il territorio italiano e se dovesse far schifo farlo..... con essi si potrebbero ristrutturare molte opera d'arte e architettoniche che stanno crollando, quindi .. i soldi ci sono e sarebebro soldi una volta tanto spesi bene ma i soldi ci sono.
  5. La Commissione ci dà l'altolà sui conti, la crescita e la disoccupazione: ha ragione  ma per il motivo opposto.. ossia che il debito con le banche, prime responsabili dell'attuale disastro, va onorato e che devono essere attuate le misure concordate, è bene dirlo, con i governi che sono le misure che ci hanno strozzato perchè basate su: serie storiche errate (come dimostrato da uno studente di economia del MIT); su presuppoti econometrici errati (come dimostrato da un report che ho pubblicato sul blog del FMI) perchè sottovalutavano, in malafede, l'impatto delle misure di austerity imposte; perchè uno Stato per definizione non è una SpA ma altro e quell'altro siamo noi... non è che dobbiamo sperperare, come fatto finora, ma certametne dobbiamo investire nelle famiglie, nella scuola, nel turismo, ecc. e smettere di fare puro clientelismo, spesa pubblica inefficiente, ecc. come fatto finora! Anche qui: i soldi ci ...... sarebbero ma, li usano per altro e non per il bene comune.
Quattro esempi del perchè sembra, come dicono i cosiddetti tecnici, che la fiducia sia tornata su mercati... i soldi ci sono. E allora come mai aumentano le tasse? Perchè non approfittano della situaizone per ridurre le spese pazze che vengono fatte? Forse quello che ha detto il presidente del Consiglio a proposito dei numeri duri sottintende altro? Certo, i numeri duri sono che stanno spendendo .. l'aria o meglio stanno già spendendo lo spread che cala e lo Stato paga meno interessi, ecco il punto: i mercati sanno che gli stiamo consegnando un intero Stato e che ne potranno fare quel che vogliono come in Argentina nel 2001 dove il governo di allora faceva proprio questo: la situazione è molto più grave di quella che ci raccontano e ce ne accorgeremo quando, e se, questo governo dovesse fallire, come credo sarà in poco tempo, e l'eredità che lascerà a un successivo governo che dovrà farvi fronte..... chiunque vinca sa già che dovrà assumere decisioni difficilissime e impopolari ma soprattutto si troverà schiacciato dai debiti fatti da chi, se sarà all'opposizone, comincerà a dire che non sta facendo nulla per "risolvere" quel problema che lui, quand'era al governo, ha creato.
Caso a parte è chi finora ha rappresentato l'unica speranza di un qualche cambiamento: m5s; Grillo se ne sta lontano dal governo e per restarci è disposto anche a buttar fuori i trattavisti con il sistema...... i mercati sentitamente ringraziano e le banche brindano perchè anche in caso di vittoria alle europee il m5s si auto-isolerà nella testimonianza e seguirà la sua linea come fatto finora, ossia: faranno DDL, proposte di dimissioni e di referendum sull'euro, e quant'altro fanno già in parlamento ben sapendo che non saranno nè pubblicizzati nè approvati..... quindi invisibili ai più.
Questa non è economia: è sperperare con stile soldi non propri.....

mercoledì 5 marzo 2014

nobel per la pace? No, nemmeno per scherzo, però ......

Quando a volte l'informazione, quella ufficiale e che tanto piace a qualcuno anche su questo blog, non sa trattenersi dallo... sparare retorica ad alzo zero. Su youtube, ad esempio, è sbucato fuori questo video
ma di cosa si stratta? Semplice, si tratta del resoconto di una telefonata fra il ministro degli esteri estone e l'evanescente "ministro" degli affari (.....) estri della UE C. Ashton; i due parlano di Lituania, naturalmente, e di ... cecchini e sembrano sapere che questi "patrioti" sparavano sia sulla folla che sulla polizia: Paet racconta in 2' e 49" questo e altro e la Ashton, che voleva essere aggiornata, non salta dalla sedia per chiamare subito i capi di stato e di governo, che gli pagano lo stipendio, per dirgli che devono stare attenti a non farsi ingabbiare nel trappolone lituano perchè non tutti gli amici della libertà sono tali, anzi...... molti di loro sparano si sulla polizia ma sparano anche sui loro alleati, quelli di piazza Maidan.
Qualcuno, oltre al "Giornale", ha dato questa notizia in Italia (a parte i blog indipendenti come popoff)? No si continua con la solfa dei patrioti e di yanucovich nuovo e sanguinario dracula che spara sui lituani.....
Ora: il "sincero democratico" amicone del nostro amato capo non è certo un buonista nè un ingenuo e tantomeno crede nell'amore fraterno o in altre simili sciocchezze che ci propinano qui... ma il dubbio che ci sia stato, e ci sia, chi soffia sul fuoco è legittimo che possa sorgere visto quanto emerso da questa telefonata....... si vedrebbe confermata l'ipotesi, definita finora "folle", che a ovest ci sia chi ha scommesso sul fatto che alla fine putin si sarebbe piegato al senso pragmatico degli affari che perderebbe in caso di azione militare e avrebbe abbozzato nel vedersi sfilare da sotto il naso non solo l'ucraina (e la crimea) ma, soprattutto, l'intera rete di distribuzione del gas e del petrolio fonte di guadagni, e di potere, per il proprio paese; doveva intervenire e doveva farlo subito perchè altrimenti un pò di ritardo poteva significare "problemi" enormi e non solo per il potere che rappresenta ma come esempio per le altre realtà di cui è composta la russia....... finora ha evitato il trappolone con molta furbizia e mostrando i muscoli e queste notizie non fanno che rafforzarne l'immagine: lo fanno quasi sembrare una vittima (non ci si può credere, vero?) dei poteri oscuri occidentali e un eroe per i filo-russi. Vorrei dire a costoro che hanno fatto male i calcoli: i russi non sono come gli altri..... hanno respinto un genio militare come napoleone e la hanno suonate sonoramente, acosto di milioni di russi sia chiaro, alla più forte macchina da guerra della seconda guerra mondiale, la germania nazista..... un popolo così non lo puoi trattare come ... gli italiani brava gente che te li compri con poco, che so: cioccolata, boogie boogie, ecc. no non sono come noi.. loro hanno un educazione "siberiana"....... ci riflettano!
Ma c'è anche un altro aspetto di cui nessuno parla: quasi la totalità degli ucraini "europei" non hanno alcuna voglia di passare sotto l'egida UE, anzi.... dopo essere stati "sovietizzati" e ricattati dai russi prima poi presi in giro dai propri governanti (sia dell'uno che dell'altro schieramento) in cui non avevano alcuna fiducia; immaginate ora che..... sembrano averne ancora meno nella vicina europa: forse hanno internet e sanno leggere; o forse sentono le notizie dei loro connazionali espatriati a occidente o forse chissà quant'altro ancora.. ma tengono alla loro "autonomia" e alla loro sovranità e non vogliono troike  simili a dirgli cosa e come devono fare e quando.

martedì 4 marzo 2014

Speciale/ Italia, ufficiale la censura su Internet

da punto informatico, serissimo giornale del mondo web, vi propongo questo articolo, pubblicato oggi, a firma di Paolo De Andreis che accende un riflettore sul "democratico" mondo dell'informazione italico.. sempre più vicino alla cina (ira, korea del nord, ecc. fate voi) che ai paesi civili.
Buona lettura
Roma - In Cina, chiunque voglia pubblicare un sito web deve essere registrato presso l'ufficio governativo competente. In Italia, da oggi, chiunque voglia pubblicare informazioni su un sito deve ottemperare a certe disposizioni e se lo fa periodicamente deve ottenere persino una serie di registrazioni ufficiali. E, proprio come in Cina, chi pubblica senza registrarsi incorre nel reato di stampa clandestina, che in Italia è punito con una sanzione variabile tra il mezzo milione di multa e i due anni di carcere (oggi depenalizzato).
Questo accade da oggi grazie alla nuova legge sull'editoria, varata il 21 febbraio da quello stesso Parlamento che era sul punto di approvare il DDL sui domini, in un testo ispirato al decreto Passigli e bocciato da tutti gli operatori del settore.
Anche in questo caso le critiche, gli avvertimenti e gli altolà non sono serviti a granché: il Parlamento in extremis prima dello scioglimento delle Camere ha dato il via libera ad una legge che non ha riscontro in Europa e che oggi entra formalmente in vigore (vedi anche quanto pubblicato da Interlex).La nuova legge (62/2001) ridefinisce il concetto di sito Internet che fa informazione, quindi praticamente ogni sito Internet, che viene ora considerato "prodotto editoriale" e, come tale, rientrante nelle disposizioni storicamente censorie della legge sulla stampa. Ogni "sito informativo" italiano rientra da oggi nella classificazione di "prodotto realizzato su supporto cartaceo, ivi compreso il libro, o su supporto informatico, destinato alla pubblicazione o, comunque, alla diffusione di informazioni presso il pubblico con ogni mezzo, anche elettronico".
La nuova legge riguarda dunque non solo i siti che pubblicano informazioni con cadenza periodica, che sono sottoposti ad un regime più oppressivo, ma anche tutti i siti che pubblicano informazioni e che, se non sono periodici, "se la possono cavare" inserendo sulle proprie pagine il nome e il domicilio dell'editore e l'indirizzo della locazione fisica del server.
I veri dolori sono riservati a quei siti che pubblicano contenuti periodicamente.
"Chiunque intraprenda la pubblicazione di un giornale o altro periodico - avverte infatti la legge sulla stampa - senza che sia stata eseguita la registrazione prescritta dall'art. 5, è punito con la reclusione fino a due anni o con la multa fino a lire 500.000. La stessa pena si applica a chiunque pubblica uno stampato non periodico, dal quale non risulti il nome dell'editore né quello dello stampatore o nel quale questi siano indicati in modo non conforme al vero".
A scanso di equivoci, la registrazione di cui parla la legge consiste nell'assunzione/individuazione di un direttore responsabile che abbia i requisiti per essere iscritto all'Ordine dei Giornalisti o agli elenchi speciali per le testate specializzate e che "controfirmi" la registrazione del sito presso il tribunale della città ove risiede "l'editore".
Al di là delle pulsioni censorie da cui la legge nasce, analizzate nelle pagine successive di questo Speciale, la nuova normativa sferra un colpo al cuore di tutti i siti italiani, anche di quelli nati dalla passione di chi li alimenta con un lavoro spesso mal o non remunerato, a quelli che nascono dalla fornitura gratuita di contenuti da parte dei lettori-contributori e a tutti quelli che, per una ragione o l'altra, non possano designare un direttore responsabile.
Non solo, i siti che fanno dell'informazione periodica un "contorno" alle attività principali, come molti portali, sono costretti a trasformarsi de facto in "testate registrate", anche se le informazioni pubblicate sono in realtà prodotte, come spesso accade, da terze parti.Per tutti coloro che non hanno già provveduto alla registrazione del "periodico", da oggi scatta il reato di stampa clandestina. Starà alla magistratura rendere efficace la legge provvedendo al sequestro dei siti e alla comminazione delle sanzioni.
L'italiano che pensasse, vista la mala parata, di spostare i suoi contenuti su un sito all'estero non avrebbe sorte migliore. Il "prodotto editoriale", infatti, sarebbe comunque considerato "italiano" se i contenuti vengono spediti sul server di pubblicazione dall'Italia o se vengono "trasmessi" in Italia. La legge dunque tende a penalizzare i siti italiani che devono vedersela con concorrenti internazionali, siti che in Europa o negli Stati Uniti prosperano senza queste limitazioni alla libertà di stampa.
Non contento, il Parlamento ha anche imposto con questa legge una nuova responsabilità ai provider, fornitori di hosting per i server che ospitano i siti italiani.
Questi, infatti, sono da considerarsi inclusi nella disposizione secondo cui "chiunque in qualsiasi modo divulga stampe o stampati pubblicati senza l'osservanza delle prescrizioni di legge sulla pubblicazione e diffusione della stampa periodica e non periodica, è punito con la sanzione amministrativa da lire duecentomila a un milione e duecentomila".
Ma perché il Parlamento ha approvato tutto questo? In teoria, e il resto della nuova legge lo conferma, per estendere alle imprese editoriali online (e non si parla tanto di piccoli siti e associazioni quanto invece delle grandi aziende che oggi online incontrano notevoli difficoltà economiche) i contributi già previsti per le pubblicazioni stampate.Con nuove forme e nuovi fondi, infatti, la legge prevede che una serie di giornali online possano essere oggetto di contribuzioni pubbliche che consentano loro di tenere in piedi attività che da sé in piedi non starebbero, proprio come avviene da decenni nel mondo della carta stampata. Il tutto sulle spalle del contribuente.
Da segnalare, per completezza, che questa legge non è stata approvata in Aula dal Senato ma direttamente dalla Commissione Affari Costituzionali in sede deliberante. In quella occasione, il 21 febbraio scorso, è stato registrato l'accordo sostanziale di tutti i gruppi parlamentari. Con lo stesso appoggio praticamente unanime, d'altro canto, doveva passare anche il DDL sui domini, bloccato solo dallo scioglimento delle Camere.
In Italia esiste una stampa clandestina, che viene così definita non perché istigatrice alla violenza, all'omicidio o al ribaltamento delle istituzioni repubblicane. No, la stampa clandestina oggi in Italia è quella che non paga annualmente le gabelle di Stato all'Ordine dei giornalisti, quella che non si iscrive all'Albo o non risulta dalle liste dell'Autorità delle telecomunicazioni. Quella, insomma, che vive di quanto sancito dall'art.21 della Costituzione della Repubblica che recita con la massima chiarezza: "La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure".
Principi che sono stati disattesi in questi decenni per compiacere la corporazione giornalistica, e consentirle di rimanere tale, e per agevolare la commistione tra i grandi interessi economici e la stampa. L'imposizione di un esame per ottenere la qualifica di "giornalisti professionisti" è strumento che da solo può garantire che i diritti speciali corporativi non cadano in mani "sbagliate" e che nelle fila dell'Ordine entrino solo persone che corrispondono a determinati parametri.
Le progressive pugnalate alla libertà di stampa inflitte dalle leggi italiane sembrano uscite dall'orwelliana "Fattoria degli Animali". Una fattoria dove i maiali al potere riescono ad imporre agli altri animali il tradimento dei principi su cui è sorta la loro comunità. Quando cioè al principio "siamo tutti uguali" si aggiunge impunemente "ma alcuni sono più uguali degli altri". Allo stesso modo i giornalisti che scelgono di aderire all'Ordine sono - spesso loro malgrado - come i maiali orwelliani, protetti da leggi speciali che li differenziano dalle oche e dagli altri esseri minori che popolano la fattoria. Leggi che li rendono inevitabilmente complici del soffocamento della libertà di stampa e di espressione nei confronti del "cittadino semplice".
La nuova legge sull'editoria sposta ulteriormente l'equilibrio fasullo su cui si è finora retta la corporazione, portando il baricentro sulla Censura. Non esiste un altro termine per descrivere una norma che impone a chiunque si esprima liberamente sul Web di farsi riconoscere, più di quanto già non faccia la presenza di un dominio Internet, con la sua registrazione, o di un sito gratuito, con l'hosting da parte di un provider.
Come non definire censura una legge che impone ai provider di essere cani da guardia sulle attività dei siti ospitati, perché rischiano di essere ritenuti corresponsabili di pubblicazioni clandestine? Una misura che da sola basta a porre l'Italia al di fuori del contesto internazionale, dove i provider, sostanzialmente, non rispondono dei contenuti che girano sul proprio network e di cui non hanno cognizione.
E così come è censura imporre ad un sito di esporre certe informazioni, facilmente recuperabili altrove e con pochi clic, o con qualche telefonata, è censura ancor più grave imporre ad un sito di registrarsi come periodico telematico. Una registrazione che contempla, sarà un caso?, una gabella da versare all'Ordine dei giornalisti da parte dell'editore o del direttore responsabile, o perché giornalista professionista, o perché pubblicista o perché iscritto in un "elenco speciale".
E per non farci dimenticare da che parte sta, e per chiarire a tutti cosa c'è in ballo, è arrivata ieri pomeriggio anche una ennesima delirante dichiarazione del segretario della Federazione nazionale della Stampa, il sindacato dei giornalisti della corporazione. Paolo Serventi Longhi, riferendosi alla nuova legge sull'editoria, ha esultato: "Finisce così, almeno in Italia, l'assurda anarchia che consente a chiunque di fare informazione on line senza regole e senza controlli e garantisce al cittadino-utente di avere minimi standard di qualità di tutti i prodotti informativi, per la prima volta anche quelli comunque diffusi su supporto informatico".
Non una parola, naturalmente, sul fatto che proprio questo sistema di censura, questa mostruosità giuridica oggi vomitata sulla Rete, abbia fin qui prodotto un giornalismo sciatto, ignorante e arrogante ben oltre il limite della volgarità.
Che tutto questo rappresenti una censura è dunque evidente. Che lo sia non solo per principio ma anche all'atto pratico ci vuole poco a dimostrarlo.
Provatevi, se non l'avete ancora fatto, a pubblicare un vostro notiziario su carta e da oggi anche online senza registrazioni ufficiali. Se la magistratura farà il suo dovere, sarete inquisiti e condannati, il vostro giornale sarà sequestrato, proprio come accade oggi in Cina e Malaysia.
Succede, è successo. E ora potrà succedere anche online grazie ad un Parlamento italiano che in Europa si è dimostrato in questi anni il più colpevolmente ignorante di cose della Rete.
E tutto accadrà, ancora una volta, alla faccia della Costituzione repubblicana e del principio ivi sancito: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione".
Viva l'Italia!

p.s.
... che ne dite? Siamo davvero in pericolo, qui; e che dire dell'AGcom che surettiziamente si è infilata nel vuoto di potere per decidere in via amministrativa della vita e della morte del web? Per fare un esempio: ha fatto levare, pensa sanzioni salatissime, l'annuncio della candidatura di un prof universitario sardo dal sito della sua università, peggio di così. Può anche essere che questo blog, chiuda... per la gioia dei grandi e dei piccini.

lunedì 3 marzo 2014

Vincere un Oscar raccontando la realtà....

Ne parlai qualche tempo fa, in tempi non sospetti, di come fosse tipica del popolo italico si l'autoreferenzialità ma motu proprio ossia noi siamo noi e gli altri non sono un .... e il vederselo raccontare, anche se in toni favolistici, in un film non gli piace: soprattutto se il sottofondo è "cafonal"; allora ecco le polemiche e i santoni della critica che si affannano nell'opera di smontaggio dell'opera.
Nonostante questo fuoco di sbarramento la grande bellezza, dopo altri premi, ha vinto l'oscar come miglior film straniero (secondo il mio modesto parere un oscar l'avrei dato a anche a Toni Servillo che se lo merita per la lunga carriera e per la duttilità enorme, ma io son di parte..) e che ti fanno? La buttano sulla .... minuzzaglia: parla male inglese; scimmiotta Fellini; ecc. ma nessuno che dice era solo puzza sotto al naso per un film che ci racconta e ci mette a nudo. Si è questo il problema: questo film, come la dolce vita di Fellini ci raccontava con luci e ombre all'apice del boom italico (a spese di dei tanti lavoratori), ci descrive al "pedice" della curva come un paese invecchiato, stufo, frivolo e .... che si gode il disastro degli ultimi giorni di pompei alla finestra mentre parla e sorseggia un drink.
Non è una questione di orgoglio nazionale questa.. ma un racconto che ci racconta e il fatto che così ci vedono all'estero non è una diminutio del film, anzi.. è la prova della pistola fumante di quel che siamo perchè riflettono esattamente come noi ci ci presentiamo al loro cospetto.
Un Oscar meritato? Si, certo.. ma un oscar non fa la rinascita di un paese però può dargli la spinta a guardarsi per come realmente si è e non come vorremmo autorappresentarci; è inutile starci a girare intorno: qui stiamo alla finestra a vedere le macerie crollare e a bearcene in attesa che qualche unto ri dia lustro ... alla "grande bellezza".
Sono orgoglioso di questo Oscar....... e spero che dia la spinta al popolo italiota a rimeditarsi e a smettere di fare gli "avvitatori" e rimettersi a fare i "creativi" quali siamo.

domenica 2 marzo 2014

la Crimea val bene una ... Russia

Hanno voglia a chiedere aiuto gli ucraini alla Nato, alla UE e agli USA.... ne riceveranno poco o meglio ne riceveranno ma non nel senso che intendono loro: armi a sfare (vendute da cinesi, europei, americani, ingliesi, ecc.), annunci di condanna, moniti ad abbassare i toni, ecc. ma fattivamente, a meno di qualche emerito passo falso di Putin (ricordiamo che il Nostro è "un sincero democatico"), nessun alzerà un dito che sia uno. Se ci sarà accordo allora correranno tutti ma in caso contrario il vento di guerra spirerà forte per il pianeta, e forse scoppierà, ma gli occidentali non alzeranno un dito per un piccolo semplice motivo: i russi (oltre che a fornire petrolio e gas direttamente e per interposto stato al vecchio mondo) sono strategici nello scacchiere mediorientale e con l'iran....... senza loro niente accordi in loco quindi, come negli anni immediatamente prededenti  la seconda guerra mondiale, molto probabilmente la Crimea se la terranno i russi o nascerà una repubblica autonoma che entrerà a pieno titolo nella federazione chiudendo il cerchio di Krusciov che la donò all'ucraina, allora repubblica socialista, per ora riprendersela a furor di popolo, con tanti saluti al diritto internazionale e alla sua diplomazia.
Come sempre le cose non sono bianche o nere, anzi quando ci son di mezzo soldi, petrolio e gas (per tacere del medioriente come dicevo sopra) siamo affaristi e "pragmatici"..... mentre la propaganda ci ha detto che in Ucraina (e anche Venezuela) la libertà combatteva contro la tirannia (tacendo che yanucovh, come maduro in venezuela, è stato eletto alle elezioni..... falsate dirà qualcuno, ma i suoi predecessori non hanno fatto meglio, anzi) e ora? I valori occidentali non valgono quando cade la maschera.... valgono altri valori: quelli di borsa.
La Crimea val bene ..... una Russia

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