venerdì 10 gennaio 2014

Jobs act? A me pare la, pessima riedizione di italian job

Ecco qui punto per punto cosa sembra venir fuori dal cervello del think thank renziano.... n'apolicasse direbbe Montensano (comico romano di qualche anno fa); leggete voi stessi e come sempre
ehm
Buon week end, si fa sempre per dire
Il Jobs Act punto per punto: costi e omissioni del piano di RenziQuanto c'è di nuovo e di fattibile nel progetto del segretario Pd. Ecco un'analisi delle proposte principali: servono due miliardi per ridurre l'Irap, salgono i prezzi dell'energia e la legge sui sindacati è già in Parlamento. Una volta licenziabili, i dirigenti pubblici saranno più legati alla politica. E il contratto unico sembra ancora lontano
Quanto c’è di nuovo e, soprattutto, di fattibile nel tanto atteso Jobs Act di Matteo Renzi, annunciato nelle sue grandi linee mercoledì sera? Ecco una prima analisi dei punti principali.
Taglio dell’Irap del 10 per cento finanziato dall’aumento dell’aliquota sulle rendite finanziarie. L’Irap vale 33 miliardi all’anno e serve a finanziare la sanità delle Regioni. Ammesso che Renzi voglia ridurre del 10 per cento solo l’Irap privata, che vale una ventina di miliardi, dovrebbe comunque trovare 2 miliardi di copertura, un aumento del carico fiscale di circa il 20 per cento, non poco.
Energia: ridurre il costo del 10 per cento per le aziende attraverso un taglio degli “incentivi cosiddetti interrompibili”. Martedì sera a Otto e Mezzo Renzi aveva un’idea completamente diversa: tagliare gli oneri di distribuzione, cioè far pagare il conto alle reti (Terna e Snam) e ai venditori di energia. La nuova proposta invece mira a ridurre quei 600-700 milioni all’anno dati a grandi aziende disposte a subire un’interruzione della fornitura di energia. Il costo viene scaricato sulle altre imprese. Tagliare questi incentivi “interrompibili” avrà come effetto immediato quello di far salire i costi per alcune grosse aziende.
Assegno universale per chi perde il lavoro, con obbligo di seguire un corso di formazione e di non rifiutare più di una proposta di lavoro. L’assegno universale esiste già, è l’Aspi e la mini-Aspi introdotta dalla riforma Fornero nel 2012 e perde il diritto a riceverla chi “non accetti una offerta di un lavoro superiore almeno del 20 per cento rispetto all’importo lordo dell’indennità cui ha diritto”. L’unica cosa che Renzi può fare è ridurre i requisiti necessari per accedere all’Aspi. A meno di non voler rivedere del tutto gli ammortizzatori sociali a partire dalla cassa integrazione
Obbligo di rendicontazione online ex post per ogni voce dei denari utilizzati per la formazione professionale finanziata da denaro pubblico. Il pozzo oscuro della Formazione professionale è bene che sia illuminato perché assorbe circa 600 milioni l’anno senza controlli. Non è detto, però, che una volta controllati i fondi il lavoro lo si crei davvero o i corsi divengano davvero formativi.
Eliminazione della figura del dirigente a tempo indeterminato nel settore pubblico. Serve a contrastare l’inamovibilità dei dirigenti della Pa anche se incapaci. Eliminare la garanzia dell’incarico a tempo indeterminato rende i dirigenti più soggetti alla politica.
Trasparenza: amministrazioni pubbliche, partiti, sindacati devono pubblicare online ogni entrata e ogni uscita. Sarebbe una novità positiva, in particolare per le spese delle Pubbliche amministrazioni. Ma anche per partiti e sindacati, finora esentati dal rendere trasparenti i loro bilanci.
Nuovi posti di lavoro. Per sette settori (Cultura-Turismo-agricoltura, Made in Italy, Ict, Green economy, Nuovo Welfare, Edilizia , Manifattura), il Jobs Act conterrà un singolo piano industriale. Il cuore del “piano del lavoro” di Renzi non ha concretezza. Si limita ai titoli.
Presentazione entro otto mesi di un codice del lavoro. Il Codice del lavoro forse va presentato prima di otto mesi, il tempo delle attese non era finito?
Riduzione delle varie forme contrattuali, oltre 40. Processo verso un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti. Le forme di lavoro previste dalle attuali normative sono, probabilmente, 40 ma quelle utlizzate non arrivano a dieci (tempo indeterminato o determinato, contratti a progetto, lavoro interinale, lavoro stagionale, le “false” partite Iva, lo staff leasing e poco altro). Il contratto unico indeterminato è stato proposto inizialmente da Tito Boeri e Pietro Garibaldi e si basa sull’idea che basti una forma contrattuale in cui il raggiungimento di tutte le garanzie avvenga nell’arco di tre anni. Una razionalizzazione che va verso la stabilità solo se spazza davvero via tutte le tipologie contrattuali esistenti. Se si trasforma in un “processo” potrebbe significare solo un nuovo modo di chiamare la realtà esistente.
Agenzia Unica Federale che coordini i centri per l’impiego, la formazione e l’erogazione degli ammortizzatori sociali. La novità più rilevante attiene alla possibilità di erogare gli ammortizzatori sociali da parte di un’Agenzia unica che sostituirebbe l’Inps. I Centri per l’impiego sarebbero frequentati in modo significativo. Ma i 556 Centri diffusi in Italia danno lavoro solo al 3,7% dei richiedenti, mentre in Germania la percentuale è del 13. L’agenzia unica può servire a coordinare meglio ma, al fondo, la differenza sarà fatta dalle effettive opportunità di lavoro.
Legge sulla rappresentatività sindacale e rappresentanti eletti dai lavoratori nei Cda delle grandi aziende. La legge è già in discussione alla commissione Lavoro della Camera. La si potrebbe approvare in poche settimane rendendo felici sia la Fiom che la Cgil. Sull’ingresso nei Cda delle aziende: il sistema tedesco, la Mitbestimmung, prevede la presenza dei lavoratori in Consigli di sorveglianza con possibilità di intervenire sulle scelte aziendali e, anche, di nominare i manager. Ma non di divenire azionisti o amministratori dell’impresa.
di Salvatore Cannavò e Stefano Feltri
da Il Fatto Quotidiano del 10 gennaio 2014

giovedì 9 gennaio 2014

La legge elettorale? L'ha scritta il gattopardo....

Stasera vi delizio con .... la legge elettorale. Dovrebbe essere il perno di una democrazia e spesso in alcuni paesi le regole sono condivise e incastonate in costituzione; non qui: ognuno se fatta la sua e quando c'è stato il referendum che aveva smosso un pò le acque i partiti hanno subito messo mano a qalcosa che rievocasse si lo spirito ma conducesse ad altro... come ben sappiamo. Ora Renzi, cui Grillo con grande acume ha lasciato campo libero con la propria inazione (aveva ragione Scanzi quando lo esortava a vedere il bluff renziano), ha preso il pallino e cosa ha tirato fuori dal cilindro? Ben tre proposte: due trite e una che non sa di nulla.
Ma stavolta non voglio parlare io ma uno che questo lo fa di professione, buona lettura
Come sarebbero andate le elezioni con il sistema “ispanico”? Autore:  Luigi Di Gregorio (dal sito Spinning politics)

Renzi ha sintetizzato – più che posto sul tavolo – le tre ipotesi di riforma elettorale su cui pare possibile aprire una discussione in Parlamento:
1. Il Mattarellum rafforzato in senso maggioritario, ossia prevedendo una trasformazione del 25% di seggi che veniva assegnato mediante metodo proporzionale in un 15% di premio di maggioranza e in un 10% proporzionale a tutela delle minoranze (“diritto di tribuna”). Ipotesi molto a rischio dopo che la Corte Costituzionale ha ritenuto eccessivo il premio di maggioranza del porcellum. Non so quanto si possa accettare un sistema ad impianto maggioritario (che già di suo distorce l’esito a favore dei partiti più forti) ulteriormente rafforzato da un premio di maggioranza.
2. Il doppio turno di coalizione (impropriamente definito “sistema dei sindaci” dato che il sindaco è eletto direttamente, mentre il premier non si può eleggere direttamente in una repubblica parlamentare), ossia in realtà un “porcellum” modificato con l’attribuzione del premio di maggioranza a chi non raggiunge il 40% al primo turno, mediante un secondo turno di votazione.
3. Il sistema spagnolo, ormai noto come “ispanico”, ossia un sistema proporzionale con circoscrizioni di ampiezza ridotta (vale a dire che assegnano pochi seggi), a favorire una “soglia di sbarramento implicita” e quindi un premio ai partiti più grandi. A rafforzare ulteriormente tale premio, Renzi propone una soglia di sbarramento nazionale “esplicita” del 5% e un premio di maggioranza (del 15%) al primo partito.
Quest’ultimo sistema pare piaccia a Verdini e a Forza Italia e sui giornali di oggi si legge di un Renzi particolarmente propenso verso l’ispanico. Tuttavia, tale sistema pone non pochi problemi.
Il primo è che, almeno in Spagna, prevede liste bloccate. Teoricamente le motivazioni della Consulta potrebbero far saltare tale ipotesi. Il secondo, più importante, è che col sistema tripolare attuale non garantirebbe alcuna maggioranza, neanche con gli accorgimenti proposti da Renzi.
A tale proposito, ho provato a simulare le elezioni del febbraio 2013 mediante il sistema spagnolo, dividendo l’Italia in circoscrizioni provinciali e inserendo sia la soglia di sbarramento nazionale del 5%, sia il premio di maggioranza (che ho ipotizzato di 90 seggi alla Camera, pari al 14,3%). A rafforzare ulteriormente i partiti più grandi, ho ridisegnato le circoscrizioni attribuendo loro un ampiezza media di 5 seggi, a fronte di un’ampiezza media in Spagna pari a 6,7 seggi.
Ecco il risultato:
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Il Movimento 5 Stelle che fu primo partito avrebbe ottenuto, con tutto il premio di 90 seggi, un totale di 269 seggi alla Camera. Ergo, sarebbe stato comunque molto lontano dalla maggioranza assoluta. La grande coalizione sarebbe stata in ogni caso indispensabile.
Al Senato le cose sarebbero andate anche peggio, dato che i premi sarebbero regionali, per cui avremmo avuto premi diversi a seconda dei risultati regionali. Certo questa simulazione sconta diverse cose:
1. E’ presumibile che un sistema del genere porterebbe ad aggregazioni più ampie (che poi però generano problemi quando tali coalizioni iniziano a governare).
2. I sondaggi di oggi danno in media un PD oltre il 30% e dunque più forte di circa 5-6 punti rispetto al M5S di febbraio scorso. Ma ci possiamo fidare dei sondaggi? E in ogni caso questo margine non basterebbe al Senato e forse neanche alla Camera.
Continuo a vedere un grande assente in queste discussioni sulla riforma elettorale: il “caso” Senato. Ci si scervella sul sistema ottimale, senza considerare che, col Senato eletto a base regionale e un sistema partitico tripolare, non c’è rimedio che tenga. Occorre mettere mano alla Costituzione e quantomeno cancellare la frase “è eletto su base regionale” dell’art. 57. Fatto ciò, possiamo dedicarci alla riforma che garantisca governabilità ed efficacia. Ma senza questa modifica, stiamo solo sprecando tempo e chiacchiere.
Luigi Di Gregorio
TW @ldigregorio75
p.s.
a voi le considerazioni. A me pare che l'idea non sia quella dell'assicurare una qualche alternanza ma solo di perpetuare il più a lungo possibile l'attuale marcio e decadente sistema politico-economico...... e ben gli sta a Grillo

mercoledì 8 gennaio 2014

Nonostante i fallimenti, sono ancora lì a far danni......

E' singolare l'assonanza fra l'annuncio dell'aver raggiunto, unico record che possiamo vantare, il livello più alto, da quando si fanno le serie storiche (1977), di disoccupazione "ufficiale (12,7%)" e quello della disoccupazione giovanile, ancor più alto (41,6%)..... e l'annuncio, cui tanti fessi credono e si bevono, come si beve a cena il vino (e nemmeno della miglior qualità), che con il job act (che dovrebbe contenere anche il nuovo codice del lavoro) del berluschino del pd: come si fa a non capire che la prima, la realtà, cozza con la seconda, l'annuncio di un qualcosa di irrealizzabile e anacronistico, che fa parte del mondo dei sogni, perché? Semplice perchè la seconda non mette in discussione il vero problema: non esiste un mercato, vero, del lavoro perchè il lavoratore non è una merce ma un insieme di speranze e progetti che è qualcosa "oltre" il semplice calcolo economico.
Solo un diversamente capace (per non dire incapace d'intendere e di volere) può bersi una tal frottola: basterebbe conoscere un pò, non tanta, storia dell'economia per comprendere (......) che è impossibile parlare di mercato in un ambito come quello del lavoro per il semplicissimo motivo che chi ha qualcosa la domanda di lavoro, quella dell'imprenditore, mira si a trovare ottime professionalità ma al costo minore possibile mentre l'offerta di lavoro, quella dei lavoratori, è debole in partenza perchè oltre a dover abbassare le proprie pretese stipendiali deve anche scontare la concorrenza sleale di altre professionalità che si offrono e anche devono scontare il ricatto di far lavorare "stranieri" o in alternativa vedersi spostare la produzione ..... altrove, ossia la delocalizzazione; in tutto ciò che ruolo dovrebbe avere lo Stato? Quello di regolatore o meglio ancora di riequilibratore della disuguaglianza: non assumendo al posto dei privati ma mettendo in equilibrio una bilancia, no .. diciamolo meglio: favorendo l'incontro fra le due curve, domanda e offerta, nel punto ritenuto migliore e socialmente accettabile; accettabile perchè compito dello Stato non è indebitarsi e far pagare a tutti le diseconomie create dalla classe, parassitaria, dei politici ma creare le condizioni affinchè gli obiettivi economici non siano raggiunti a scapito delle classi sociali meno abbienti: esattamente l'opposto di quello che propongono i liberisti che oggi hanno occupato manu militari università, parlamento, governo, media...... io non sto parlando di creare una società socialista ma semplicemente di applicare quello che alcuni definivano la lezione di Federico Caffé ossia il più grande economista che abbiamo avuto nel dopoguerra nostrano. Era un keynesiano eretico, come il sottoscritto anche se io in realtà non sono nemmeno la sua unghia del mignolo sinistro del piede, prchè più che seguire pedestremente la lezione del grande economista inglese egli invece ne vedeva maggiormente applicabile l'interpretazione ... scandinava, già proprio quella (con molte incursioni, a livello politico, nel pensiero di un altro grande liberale ossia Isaiah Berlin che ben capì come il liberalismo politico fosse poco accettabile fra le grandi masse se non era anche democratico.... immaginarsi la sua acritica, e pedestre, applicazione economica; ossia proprio quella che FMI e World Bank applicano dal 1950 in poi nei paesi del terzo mondo e dal 2009 anche in occidente e in europa) che abbiamo sotto gli occhi oggi e che, guarda caso, tiene lontano quei paesi dal baratro greco.
Continuate pure a credere ai sacerdoti del mercato perchè ad oggi un mosé che scende dalla montagna per distruggere il vitello d'oro della falsa religione, non c'è nè ci sarà in futuro... ahivoi.
p.s.
tutto quello scritto, tranne i nomi citati, in questo post è farina del mio, modesto, sacco, quindi mio copyright; chiunque creda il contrario è meglio che se lo tenga per se a meno di non poterlo dimostrare dati e atti alla mano....

martedì 7 gennaio 2014

liberalizzare si liberalizzare no: il classico falso problema..

Allora che si fa? Non foss'altro perchè la "bestia (o il male)", meglio nota come Stato, ha bisogno di linfa, leggi soldi freschi (visto che si sono dissanguati per salvare banche e far fronte alla speculaizone messa su dalle stesse), non ci sarebbe discussione e invece .... ovunque le droghe leggere vengono in qualche modo legalizzate: non contano vincoli morali nè altro. E' un giro di affari stramiliardario e gli stati vogliono metterci le mani: espertoni che fino a ieri si scorticavano le corde vocali per dirci che è un cancro sociale ed è immorale solo pensare di legalizzarla........ ora invece l'ordine di scuderia è cambiato, servono soldi, e gli stessi, più o meno, dicono l'esatto contrario; anche in italia, nessun dubbio.
Cosa ne penso? E' un argomento scottante e va preso con le molle senza e senza preconcetti; soprattutto va tenuto presente una cosa:
  1. per le mafie sarebbe un colpo durissimo, una perdita economica netta di miliardi di euro che forse potrebbe spingerla ad emergere dalla illegalità perchè perderebbe clienti e i profitti sarebbero ristrettissimi. Uno Stato che avesse il coraggio di legalizzare le droghe leggere e la loro vendita e regimentare dal punto di vista sanitario quelle pesanti toglierebbe molto dell'aurea di trasgressione che tante persone vedono in queste sostanze; come tante altre persone, per reggere i ritmi di questa folle società, ne fanno uso per stare al passo perderebbero la patina di benpensantismo perchè per potersela procurare dovrebebro ... andare all'asl zonale per acquistarla quindi davanti a tutti, con tutto quello che ne consegue.
  2. i soldi: gli stati ne incamererebbero tantissimi, sarebbe lo stesso se fosse legalizzata ufficialmente anche la prostituzione, e rispamierebbero altrettanti soldi in cure e repressione del fenomeno, finora illegale, spostando risorse impiegate in questo campo nella lotta a quel che rimarrebbe del grande traffico della droga e, soprattutto, nella lotta alle nuove droghe... queste si davvero pericolose per i danni che fanno al cervello: pensate c'è una di queste che vi rende zombie.. proprio così.. è talmente potente che finito l'effetto questo siete: ne hanno fatto le spese dei poliziotti della folrida che sono stati morsi, proprio così, da tossicodipendenti di questa singolare droga.
  3. per la società, bè sarebe un sollievo non acquistare la solita sòla dal pusher di turno e si potrebbe anche evitare di incorrere in sanzioni amministrative e penali..
.. un paradiso? No, per nulla.... sarebbe solo prendere atto, cinicamente, che la società ha fallito miseramente nel combattere il fenomeno reprimendolo; è il fallimento è visibile soprattutto in tempi come questi di crisi enon solo economica ma anche morale, etica, ecc. troppo spesso dietro il traffico illegale di droga ci sono interessi non solo mafiosi ma anche "grigi" (un esempio? E' quasi acclarato che in Afghanistan era stato quasi debellata dai talebani la produzione di papavero da oppio.. arrivati i liberatori tutto come prima) e "chiari" laddove troppi personaggi pubblici hanno interesse che ci sia l'economia della paura per spaventare quei polli che li votano.... tutto ciò spiega il boom delle droghe; una volta legalizzate e distribuite tutto ciò finisce? Certamente no, ma un piccolo passo avanti può rappresentarlo..

lunedì 6 gennaio 2014

.. si ricomincia.

INNANZITUTTO GRAZIE A TUTTI PER GLI AUGURI. PER RISONDERE A CHI ME LO HA CHIESTO: NON SONO STATO FUORI... HO LAVORATO FINO AL 23 E POI HO RIPRESO DAL 30 E NON HO PIU' SMESSO. NONOSTANTE TUTTO HO PASSATO UN NATALE TRANQUILLO E NEL SOLCO TRADIZIONALE OSSIA PRANZO DI NATALE CON AMICI E FAMILIARI .. LA PARTE CAMPANA; POI IL 31 CON LA PARTE TOSCANA: INSIEME? NO.... L'ITALIA E' UNITA MA NON ANCORA COMPLETAMENTE.
Veniamo a noi. Non ho perso contatto con il mondo reale ma semplicemente ne sono rimasto a guardare le miserie giornaliere e avevo bisogno di staccare un pò; non che le sorti della "nazione" cambino perchè un signor nessuno come me è in ferie a casa.... nel mare informativo che pervade internet un blog non professionale e non allegato a nessun movimento ha lo stesso peso di una goccia nel mare; eppure son qui: mi piace scrivere e mi piace linkare e commentare quel che vedo e leggo.. almeno finchè il regolamento liberticida dell'agcom non entrerà in vigore.
Non so se avete visto il film un boss in salotto, si, no? Ve lo consiglio: si ride e tanto ma si pensa anche; è un film leggero ma fa pensare all'ipocrisia tutta italiana che ci nascondiamo ma che noi facciamo riemergere ogni volta che ne abbiamo la bisogna.... bene questo film ci racconta proprio questo.... all'inizio una famiglia normale, quasi americana; poi arriva il boss (un grandissimo Papaleo) e tutto cambia: il mondo reale e l'anima nascosta esce fuori e lì comincia la vera storia, il tutto raccontato in maniera leggera e ironica. La cosa che noterete, spero, nel film è come cambia l'atteggiamento della città ufficiale quando si sa del boss........ in salotto (in realtà non lo è); detto ciò e detto che siamo italiani (ancora non so per quanto), per ora mi fermo. Il paese riprende la propria agonia e io domani sono al lavoro e avendo passato un tranquillo periodo festivo non voglio subito ricominciare con il maalox.
p.s.
Vi segnalo anche:
  1. l'articolo di loretta napoleoni del 5/1/2014 sul debito pubblico;
  2. l'articolo di Marco Quarantelli del 6/1/2014 sull'aumento dei poveri in Germania.
 

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