metto qui il mio solito p.s.:
sempre nello spirito con cui ho
spiegato perchè propongo punti di vista che sottoscrivo posto oggi
quest'interessantissimo articolo del Direttore del Fatto Quotidiano del 25/11/2014, Antonio Padellaro.
eccolo.
La domanda è: perché mai gli italiani dovrebbero correre festanti ai seggi elettorali
invece di evitarli come la peste? Una vecchia battuta americana
sostiene che i politici sono quei tipi che si fanno invitare a pranzo,
ti fregano le posate, corteggiano tua moglie e poi ti chiedono il voto.
Con un’altra battutaccia si potrebbe dire che, come se non bastasse, la
classe politica italiana ha portato il Paese alla bancarotta,
che si tratta di nominati che pascolano senza molto costrutto nelle
varie assemblee e che pur percependo ricchi emolumenti finanziano con i
nostri quattrini l’acquisto di slip e vibratori per uso personale.
Mai
nella lunga storia repubblicana il ceto politico era stato oggetto di
una tale, massiccia impopolarità venata di vero e proprio disgusto. La
novità è che adesso quasi nessuno fa finta di allarmarsi e anzi c’è chi
vede nell’astensionismo collettivo “anche un elemento di modernità e di normalità” (Folli su Repubblica). Mentre Matteo Renzi
che non ha tempo da perdere rottama la democrazia rappresentativa con
cinque semplici paroline: “L’affluenza è un problema secondario”. Amen.
Impegnato com’è a cambiare l’Italia lo statista di Rignano incassa
soddisfatto il “2 a 0” (Emilia-Romagna e Calabria) e non sa che farsene
dei numeri assoluti (rispetto alle Europee di sei mesi fa il “suo” Pd ha perso la bellezza di 769 mila voti).
Con questo sistema il giorno, poniamo, che le percentuali di voto
scendessero al dieci o al cinque per cento ci sarebbe sempre una Boschi o una Picierno a ricordarci che il nuovo che avanza avrebbe pur sempre il sostegno del 41 per cento degli elettori.
La verità è che da oggi Renzi guida un governo di estrema minoranza e che la grande fuga elettorale rafforza la contestazione della sinistra pd
e della Cgil in Parlamento e nelle piazze. Senza contare che di fronte
alla catastrofe di Forza Italia (meno 222 mila voti) la decenza
politica imporrebbe al premier di accantonare il patto del Nazareno
visto che l’altro contraente, Berlusconi rischia di contare come il due
di picche travolto dal si salvi chi può degli ex dc guidati da Fitto.
Dalla
disfatta non si salva il M5S (meno 400 mila voti) i cui vertici
farebbero bene a non negare ciò che è sotto gli occhi di tutti, che
cioè una parte del voto di protesta sta lasciando deluso le sponde
grilline per rifluire nell’astensionismo. In questo panorama vince solo la Lega di Matteo Salvini,
che con Casa Pound miete consensi nell’unico granaio elettorale
rigoglioso: quello dell’intolleranza xenofoba e della disperazione
fascistoide. L’Italia vede nero.
Il Fatto Quotidiano, 25 novembre 2014
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