postato il 15/10/2014 dal blog di triskel182
OGGI LA LEGGE DI STABILITÀ: BONUS, SCONTI IRAP E SGRAVI PENSANDO AL VOTO.
Questa
è una legge di stabilità elettorale, il piano ormai è chiaro”, dice un
importante dirigente del Pd che si prepara a leggere il provvedimento
all’ordine del giorno oggi in Consiglio dei ministri conoscendone già
lo scopo politico. Lo schema è lineare, come spesso accade nel
renzismo: una manovra da 30 miliardi che regala molto a molti, tra TFR,
sgravi per le assunzioni, tagli all’Irpef, bonus fiscali. Le
coperture? Un po’ di deficit, tagli lineari e qualche misura incerta.
Quando si vedranno i buchi sarà troppo tardi.
“IL
CAPO DELLO STATO Napolitano si dimetterà dopo la legge di stabilità”,
commentano dentro il governo Renzi. Chissà, forse l’annuncio sarà nel
discorso di fine anno, assieme all’appello per le grandi riforme che si
sono arenate complice la sessione di bilancio. L’accordo con Berlusconi
e Fi lo hanno capito anche i peones del Transatlantico: il prossimo
capo dello Stato va eletto con questo Parlamento, in cui il Cavaliere
conta ancora qualcosa. Va scelto qualcuno che non sia troppo
ingombrante per il premier e che possa far balenare a Berlusconi
l’ipotesi di una qualche riabilitazione. E, dopo, liberi tutti. Al voto
prima che l’Europa sanzioni l’Italia come inevitabile quando sarà
palese lo sfondamento del tetto del 3 per cento al rapporto deficit-Pil. “L’Europa può andare affanculo”, riassume un super-renziano. Ieri
le Camere hanno votato la Nota di aggiornamento al Def, che sposta il
pareggio di bilancio dal 2016 al 2017. Il governo Renzi, come quello di
Letta, si rifiuta di fare la correzione da quasi 15 miliardi
necessaria per rispettareilritmodiriduzionedeldebito prevista
dal Fiscal compact. È il primo passo della finanziaria elettorale di
Renzi che ha bisogno di far salire il deficit 2015 per trovare copertura
(o meglio, per emettere nuovo debito in assenza di copertura) ad
alcune misure garanzia di sicuro consenso. I numeri sono noti: 30
miliardi di interventi, 18 di tagli di tasse, circa 16 di spending
review (“tagli lineari”), dicono i critici. Alla
vigilia del Cdm fioccano promesse. Il sottosegretario Graziano Delrio:
“La spending review sulle Regioni si aggira intorno ai 4 miliardi come
tagli di sistema ma
il budget della sanità non verrà toccato, anzi si può ragionare su
eventuali incrementi”. Addirittura aumenti: i governatori fanno notare
che se non si tocca la spesa sanitaria, si incide sul resto del bilancio
che nel complesso vale 19 miliardi. Quindi si parla di un taglio del
25 per cento, altro che il 3 annunciato. Il ministro Maurizio Lupi
(Ncd) esulta per
“la proroga sia dell’ecobonus al 65 per cento che del bonus del 50 per
cento per ristrutturazioni e mobili”. E poi ci saranno gli sgravi per
chi assume a tempo indeterminato, la proroga degli 80 euro in busta
paga, quasi certamente la possibilità di farsi anticipare la
liquidazione in busta (tassata però con l’aliquota Irpef). Tutte misure
che – come gli 80 euro a maggio – possono forse far bene all’economia,
ma aiuteranno anche la popolarità del premier e del Pd. Al ministero del Tesoro hanno provato a contenere l’esuberanza del premier: il ministro Pier Carlo
Padoan ha scritto una Nota al Def, il documento con i numeri su cui si
imposta la legge di stabilità, molto prudente. “Ma Padoan non ha
toccato palla, la partita è tutta tra palazzo Chigi e la Ragioneria che
va convinta delle coperture”, dicono a Palazzo Chigi. In effetti
Padoan era lontano, in Lussemburgo, quando lunedì Renzi ha annunciato
le ultime novità. C’È
SOLTANTO un’incognita: la Commissione europea. Ieri Renzi ha chiamato
il presidente entrante, Jean Claude Juncker, gli ha illustrato
l’impianto della legge di stabilità e ha sottolineato il giudizio tutto
sommato positivo dell’agenzia di rating Moody’s che ieri si è espressa
sull’Italia: “Molti anni di consolidamento hanno portato ad un
significativo surplus primario. Questa
solida posizione di bilancio aiuta l’Italia ad avere favorevoli costi
di finanziamento, con più tempo per attuare riforme a favore della
crescita”. Tradotto: Renzi può fare quello che vuole, Moody’s benedice
anche il Jobs Act (nonostante nessuno sappia che c’è dentro). Domani
sera il governo manderà il disegno di legge stabilità a Bruxelles. Da
giorni la Reuters scrive che potrebbe essere bocciato e rispedita a
Roma. A quel punto Renzi potrebbe decidere di ignorare le richieste e
rischiare la procedura di infrazione. Che, tanto, arriverebbe molto dopo
un eventuale voto di primavera.
(Da Il Fatto Quotidiano del 15/10/2014 a firma di Stefano Feltri)
p.s.
in realtà, come afferma lo stesso Fatto Quotidiano,
i mld sono 36: presi per metà da tagli alla P.A. (Ministeri, enti
locali, ecc.) e per l'altra metà da una serie di partite di giro
raccolte sotto il nome di "evasione".......
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