sabato 29 marzo 2008

I 390 evasori: e tutti gli altri?

Suona male la pubblicazione della lista di presunti evasori (presunti pe3rchè anche se lo avessero davvero fatto è molto probabile che fra scudo fiscale tremontiano, condoni e indulti vari non siano più punibili quindi a che pro?) quando si riflette sui paradisi fiscali presenti in giro per il mondo e dove ci sono soldi anche italiani che hanno evaso bellamente le tasse nostrane infischiandosene del fatto che quel mancato introito fiscale ha comportato un'aumento della pressione fiscale3 su chi le tasse le paga davvero e fino all'ultimo cent. E' una storia vecchia quanto la Repubblica italiana questa dell'evasione e mai l'Amministrazione finanziaria ha realmente combattuto per risolverla per almeno due motivi: uno è la propria inefficenza dovuta però a leggi poco incisive e ad una mancanza di volontà politica reale di frenare e invertire il fenomeno rendendolo di livello europeo (lo sapevate che il nostro paese ha pochi record di cui vantarsi ed uno di questi è proprio il livello di evasione ed elusione fiscale); l'altro è la mitizzazione del costume sociale di chi evade/elude che è visto come un "ganzo" uno che è furbo insomma un modello da imitare naturalmente complici i politici della I° e della II° Repubbllica (non tutti ma basta guardare le leggi e ci si fa un'idea e soprattutto i comportamenti "elettorali" degli elettori che fanno il paio con essi per capire un pò come va e quale mandato si da ad essi). Quindi molto probabilmente ha ragione chi oggi afferma che la questione "lichtenstein" è una bufala vera e propria e si sgonfierà dopo le elezioni e la magistratura potrà condurre le indagini. Quello che fa male davvero al cittadino onesto è un'altra cosa: la comprensione che, in mancanza di reali iniziative contro il fenomeno evasivo/elusivo fra cui non escluderei a priori le manette, è solo questo il motivo per il quale lo Stato mantiene alta la pressione fiscale anche se contemporaneamente taglia i servizi essenziali perchè la coprta è sempre più corta e non può coprire tutto e tutti. molto probabilmente se si riuscisse a recuperare solo il 40%, reale e non annunicato, delle somme evase e si riducesse il fenomeno ad una dimensione europea la pressione potrebbe scendere di un bel pò dato che la platea contributiva si allargherebbe: naturalmente, a parte i proclami e le sparate della campagne elettorali e le promesse mai mantenute, se la politica lo volesse.................

venerdì 28 marzo 2008

Elezioni e marketing: fantasie e realtà

Avendo perso i partiti il manto delle ideologie e dovendo, e volendo, rimanere sempre sull'onda come fare per agguantare e/o voti e potere? Semplice direi: il marketing elettorale. Stesso tecniche di quello commerciale riviste e corrette pro domo sua della casta. Potrebbe non bastare lo sappiamo tutti allora ecco che corre in soccorso la psicologia sociale e delle relazioni che fornisce ulteriori strumenti affinchè il cittadino non abbia scampo e segue la sirena elettorale. Facile a dirsi e spiegarsi ma nessuno ammetterebbe di essere semplice strumento di vere e proprie vessazioni della propria libertà di scelta. I modi sono tanti: il messaggio di trenta secondi che parla alla pancia più che alla testa (meno tasse per tutti ne è un classico esempio); l'allarme continuo (temi preferiti sono immigrazione, terrorismo, lavoro precario, crisi economica tutti problemi reali che però vengono ingigantiti a dismisura per ottenere l'effetto stupor); il nemico (il classico drappo rosso che funziona sempre soprattutto con chi non è addentro ai fatti politici tipico è il richiamo a mitici comunisti); il sondaggio a getto continuo che da l'effetto che una volta dava il comizio ossia quello dell'essere dalla parte giusta e del Got mit uns, e altre ancora che hanno un solo scopo: quello di "assalire la ragione" annichilirla e annullarla per avere il completo controllo del proprio parco buoi mentre nel campo avverso si lanciano lupi che portano il panico e la paura. Oggi queste cose non sono appannaggio di pochi ma le usano tutti anche in maniera sottile. Il sistema elettorale attuale è espressione specifica di questa situazione: niente preferenze e candidati scelti e calati dall'alto con un conteggio abnorme che differenzia le camere di poco fra loro e allontana eletti ed elettori rendendo i primi "irrespnsabili" verso i secondi: sele cose vanno male e le promesse non sono mantenute c'è semrpe il capro espiatorio bell'è pronto da usare, no problem. Naturalmente tutti abbiamo l'impressione che la scelta è nostra: ci mancherebbe altro. In realtà noi siamo "indotti" a votare ma anche a "non" votare se non riconosciamo la nostra casella dentro lo schema (tipica espressione in questo caso è "fanno tutti schifo" ossia la completa negazione). Scienze come la comunicazione politica, l'analisi del linguaggio, la psicologia hanno fatto la loro fortuna elaborando studi e tecniche di controllo della società e dal punto di vista scientifico nulla di male ma come al solito è "l'uso" che ne facciamo che è come dire perverso. C'è un'esempio classico: la corteccia sovraeccitata da queste tecniche dell'individuo che lo pone in una situazione di estatica frenesia impedendogli di fare scelte oggettive e invece spingendolo ad agire solo sulla base istintuale: esempio tipico sono i richiami "etnici" e coroporativi che nella nostra liberalissima società sono presenti a iosa e colpiscono l'immaginario molto di più dell'idea che a parte la pelle e il suo colore da noi quello che conta e "come e quanta libertà comprare e possedere" con i propri soldi e quanta se ne può togliere agli altri se non hanno gli stessi mezzi. La base di quanto sopra non è di ora ma va ricercata nei metodi propagandistici dei regimi totalitari del novecento che le inventarono e le provarono all'interno degli stati che gestivano; con la democrazia l'unica cosa che è cambiata davvero è che lo sappiamo e ne siamo coscienti anche se poi al momento buono ci cadiamo perchè o la logica del branco o il proprio piccolo particulare ce lo fanno dimenticare

giovedì 27 marzo 2008

Un pò di surriscaldamento non guasta mai

Con questa campagna elettorale insulsa e al grido del non facciamoci troppo male sennò la gente pensa chissà cosa di noi privilegiati oggi voglio dire la mia su una notiziola che pochi hanno preso in considerazione: un iceberg grande 6/7 volte Manhattan si è appena staccato dall'Antartide. Immagino già molti a dire che p***e oppure e che mi frega oppure a dire "io cosa ci posso fare" ecc. insomma in un modo o nell'altro non essendoci pericolo immediato per i propri piccoli egoismi e nella strafottenza generale la cosa passerebbe in second'ordine se, il diavolo è nei dettagli, non fosse che un "coso" del genere non potesse alla lunga provocare danni e guasti al clima globale perchè sintomo del primo del surriscaldamento globale e in particolare del polo sud che è fondamentale per il mantenimento delle correnti oceaniche del pianeta. Se viviamo in una zona temperata è perchè l'oceano atlantico trasporta una corrente, chiamata corrente del golfo, calda fino a noi e ci consente di vivere in maniera relativamente tranquilla la nostra esistenza; ma se si inabissasse cosa accadrebbe? Metà dell'Europa occidentale sarebbe sconvolta e finirebbe sotto la neve: film già visto? Sì, è vero. Ma la domanda è cosa facciamo per evitarlo? Nulla. Infatti mentre viviamo facendo le cicale e allegramente ci siamo imbarcati in un sistema che dello sfruttamento, non solo dell'uomo sull'uomo, delle risorse e della crescita ha fatto una religione (citando Fini, Massimo, è come essere su un treno che è lanciato a 100 km all'ora contro un muro), in realtà siamo, in termini geologici sull'orlo del punto di non ritorno dalla catastrofe ambientale che mette, o metterebbe, a rischio la nostra stessa specie: e fin qui dato che si parla di decenni, se non secoli, sento già le voci delle cicale che ri-cantano la canzoncina detta prima. Non sono nè un missionario, nè un convinto, ma sono uno che crede che anche i nostri figli hanno diritto ad un futuro e di conseguenza vorrei lasciargli un mondo meno schifoso di quello che ho vissuto io: guerre di predazione mascherate da guerra al terrorismo, sfruttamento estremo delle risorse, stress ambientale ecc. Insomma quanto di meglio i cultori del liberismo hanno saputo inventare per renderci: meno liberi (compito dello stato è quello di mantenere i mezzi coercitivi, in tal sistema è l'unica funzione che gli rimane, per impedire che il libero mercato venga limitato, ovviamente tranne quando il sistema è in crisi nera, come ora, allora la funzione dell stato è quella del bancomat), meno sicuri e più depressi (una società "sazia" è difficile da controllare mentre una società depressa, astiosa verso tutti e malata nonchè sempre sull'orlo della crisi è facilissima da gestire basta sventolargli davanti il drappo rosso del mostro di turno ed il gioco del controllo è cosa fatta per gli oligarchi siano essi liberaldemocratici che dittatori. Ma la situazione è tale che il pianeta ed il suo sistema ambientale non aspettano e non conoscono nè confini nè stati: è un meccanismo che deve trovare sempre un punto di equilibrio e quando c'è un fattore, in questo caso l'uomo, che lo sbilancia allora la reazione meccanica è pari allo squilibrio e di conseguenza la tendenza al requilibrio è la stessa. Catastrofista? Non credo. Lo sono molto meno di quei folli che vanno affermando in giro "che un pò di surriscaldamento" non guasta dato che ciò permette di sfruttare meglio risorse una volta inaccessibili e consente a popolazioni finora povere di iniziare la crescita economica: pura follia. Che siamo nei problemi lo si capisce da una cosa sola: quasi tutti i paesi stanno imponendo limiti alle emissioni di gas serra e simili 8senza contare un fenomeno poco studiato finora il cosiddetto "oscuramento globale dovuto proprio a questi gas) il che significa che chi ha i dati completi sottomano e li sa leggere ha capito che la situazione è grave ed in pericolo è proprio il potere ed il suo sistema di controllo; non si possono già calcolare i danni da "crisi" ambientale ma una stima parla di mld di $ da investire per fare fronte ai danni da disastri climatici nei prossimi decenni. Addirittura c'è una "economia dei disastri" che vive proprio di questo: in Louisiana, dopo Katrina, è stata vista all'opera ed ha prodotto più danni dell'uragano stesso e noi ne conosciamo solo quello che filtra dai media che è poco molto poco, ma chi è dentro ed è abbastanza realista ed onesto non può che allarmarsi per il cinsmo di questi sciacalli ambientali, ma questa al momento è la realtà. Cosa accadrà nel clima antartico, e di riflesso nel resto del pianeta, quando questa massa di ghiaccio imponente si sarà completamente sciolta io non lo so e credo che pochi lo sanno predire con certezza ma una cosa è certa: di questo passo Marte, dove forse c'è stata vita, mi comincia ad essere molto più attraente di questa pattimiera umana che è chiamata terra...........................

mercoledì 26 marzo 2008

Le privatizzazioni italiane: un fallimento annunciato dietro l'altro

Non starò a fare la cronistoria delle privatizzazioni in salsa spaghettara perchè è sotto gli occhi di tutti come sono andate e come sono finite le aziende coinvolte: in alcuni casi da un monopolio pubblico si è passati ad un monopolio/oligopolio privato ma i cittadini, o forse dovrei parlare di consumatori, non ne hanno visto nè i mitici benefici (e non ci sono se solo i miei concittadini non avessero le bistecche sugli occhi e fossero meno rassegnati e passivi se ne accorgerebbero e impedirebbero le fughe in avanti della politica e gli appetiti dei privati), nè il migliore dei mondi possibili che ci hanno promesso in tante interviste i soloni dell'economia e della politica. Alitalia è solo l'ultima della lista. La nostra compagnia di bandiera ha una storia simile al paese che rappresenta: usata come ufficio di collocamento dai partiti e dai potentati e gestita non per competere ma solo per staccare i ticket degli utili (quando ci sono). Non tutti sanno, o ricordano che, prima dell'apertura di Malpensa (la cattedrale nel deserto del nord anche lì ogni tanto ne aprono una mentre il sud dell'italia ne è pieno complici la classe dirigente economica e politica attaccata allora e difesa oggi dalle stesse persone ... cambia il mondo e cambiano anche idea costoro), era sulla via del risanamento completo grazie a una iniezione di soldi pubblici cospicua che aveva ridotto indebitamento e incongruenze e almeno reso la compagnia quella che era realmente ossia un'azienda regionale di medie dimensioni commisurata al peso economico e politico del paese che rappresentava e ne era espressione; poi è venuta Malpensa e l'imposizione politica di aprire "slot" lì che non servivano nè erano economici che l'hanno letteralmente dissanguata e ridotta com'è oggi: solo perchè qualcuno ha immaginato che un cittadino di Venezia o Torino per andare in Inghilterra anzichè partire da Caselle facesse un viaggetto, a proprie spese, fino allo Hub per prendere l'aereo per andare da "albione", se non fosse una cosa seria ci sarebbe da spanciarsi dalle risate. dico ma ce lo vedete l'industrialotto piemontese o quello veneziano che va in aereo fino a Malpensa per andare in Inghilterra, io no; anzi lo vedo partire da Caselle e andare a Parigi (se non ci sono voli diretti da Caselle stesso) e da lì prendere l'aereo per raggiungere la meta anche perchè, e nessuno lo ha ancora spiegato, quale sarebbe la convenienza per fare un giro di questo tipo visto che poi attorno all'aereoporto non ci sono tutte le strutture necessarie di servizio e quindi esso è realmente antieconomico (temo che abbiamo a che fare con una visione "lombardocentrica" rispetto al resto del norditalia ed allora, se vista da questa prospettiva, tornerebbero molte cose anche quelle del perchè ci debbano essere due hub importanti come Linate e Malpensa). Triste storia all'italiana? Credo di si e da cittadino non posso che deplorare una tal cosa: pur di salvare lo hub si affossa la compagnia di bandiera ovvero: l'Alitalia apre una serie di slot a Malpensa e finisce male perchè non è sostenibile una tale potenza di fuoco da parte di una società in via di risanamento e, quando cambia la dirigenza, si rende conto che una situazione del genere è letteralmente insostenibile salvo che per i politici che invece per anni hanno fatto orecchie da mercante e, quindi, fatto finta di nulla fino a quando la società è arrivata come ora sull'orlo di portare i libri in Tribunale a dichiarare il fallimento. Solo a questo punto la lobby liberista coglie la palla al balzo e comprende che è arrivato il momento di svenderla a poco prezzo al primo che arriva (nello scorso decennio c'erano già stati degli abboccamenti con società straniere ma finì tutto in fumo per ovvi motivi) e comincia la tarantella mediatica di "conforto" che magnifica il mercato e le sue bellezze ma, il diavolo si nasconde nei dettagli, la lobby non ha fatto i conti con lo "straniero" e con l'economia: entrambi non sanno che farsene (per motivi propri) di linee a Malpensa e quindi esso viene, o verrebbe, abbandonato con tutto quello che una cosa del genere comporterebbe per lo scalo (e per chi ci ha creduto): la fine. Parte il tam tam per salvare lo scalo e per costringere la compagnia di bandiera (in coma) a mantenere la presenza in esso costi quello che costi (ivi compresa l'ipotesi di lasciarla fallire pur di mantenere la sua presenza ivi) e riparte la tarantella del "non passa lo straniero" ecc. ma la vera partita non è la fine di Alitalia ma quella degli interessi politico/economici che girano intorno allo scalo lombardo e che non vedono di buon occhio una sua "regressione" a scalo regionale o poco di più e quindi parte la politica e la cosa, com'è logico, si ingarbuglia e tutto viene messo nel piatto: dai lavoratori usati come ariete (ma di cui importa poco), alle società coinvolte (di cui se ne chiede la elasticità anche a costo di farle fallire), all'economia che con Malpensa non ha visto boom ma solo incrementi che non sono stellari rispetto ai concorrenti europei con i quali vorrebbe concorrere; insomma molto fumo e pochisimo arrosto ...... come sempre. E Alitalia? Molto probabilmente finirà nel solito modo in cui siamo bravissimi: lo Stato ripianerà e/o i debiti la svenderà a prezzi da saldo, naturalmente una volta che il bubbone Malpensa (il vero fulcro del problema) sarà curato in un modo o nell'altro (soprattutto se si arriva a dopo le elezioni) salvaguardando ognuno i propri orticelli. UNA STORIA ITALIANA, insomma!

test velocità

Test ADSL Con il nostro tool potrete misurare subito e gratuitamente la velocità del vostro collegamento internet e ADSL. (c) speedtest-italy.com - Test ADSL

Il Bloggatore