sabato 22 settembre 2007

Paura?

La mancanza del capo è il dramma psicosociale che vivono i popoli immaturi; negli Stati Uniti la costituzione da alla figura del Presidente dei poteri particolari ma soprattutto una forza particolare: l'espressione fisica dell'unità nazionale. Con l'avvento dei mass media questa figura si è venuta con il tempo personlizzandosi fino ad impersonificarsi nella persona fisica che ricopre la carica, grazie anche all'uso che degli stessi media fanno gli spin doctor (professionisti della comunicazione politica, che di solito vengono dal mondo dei media, e che mettono a disposizione del politico la loro professionalità), in un mutuo scambio nel quale entrambe le parti ci guadagnano, chi è invece a perderci è il popolo ed il diritto all'informazione che esso ha, perchè se è vero che nella società mediatizzata siamo letteralmente sommersi dalle news è vero anche che le stesse news sono "filtrate" dai media stessi e per chi vive di politica (e di immagine) l'avere i riflettori addosso è fondamentale: infatti in quel paese si parla di democrazia mediatizzata (videocrazia), e questo fa capire quanto sia potente il mezzo meidatico.Nel nostro provincialissimo paese, ai margini dell'impero americano, questa tendenza si è affermata con la discesa in campo di Berlusconi e del suo partito Forza Italia (all'inizio vero e proprio partito di "plastica" mediale e leggero, poi nel corso degli anni istituzionalizzatosi), supportato da un battage pubblicitario e mediale enorme, che ha creato aspettative e ansie (a seconda degli schieramenti) nonché ha dato lustro all'antipolitica (il "popolo della destra è tipicamente antipolitico) che è stato uno dei cavalli di battaglia vincenti di questo schieramento che negli anni ha saputo coagularsi attorno alla figura del leader carismatico (e qui Weber ci viene in soccorso quando ci parla del potere carismatico e di come si evolve, quando il leader viene a mancare, o in autocrazia o in una istituzionalizzazione che alla fine riporta a somma zero la situazione politica del paese) che ne impersonificato le idee e le proposte; o meglio il leader ne ha sentito, e stuzzicato, sia la mente di questa parte della società italiana, sia la pancia che col tempo ha avuto il sopravvento. Ora a parte i problemi di salute, che qui non m'interessano (nemmeno al mio peggiore nemico auguro la morte o altro, immaginate qualcuno che ho visto solo in tv e che personalemente non mi ha fatto nulla, non sono d'accordo con il suo modo di fare politica e il resto ma da qui ad augurare del male la strada è praticamente infinita), lo psicodramma vissuto (anche sul sito online del suo partito, peraltro rivissuto da me quando ad avere un malore fu Enrico Berlinguer, altri tempi ed altra statura di politico) dal popolo della destra ancora una volta mi fa capire come noi italiani siamo ancora immaturi e impreparati rispetto alle sfide che una moderna democrazia ci pone davanti, e alla prima difficoltà o smarrimento ci rifugiano nella figura "paterna" del leader: per carità nell'altro schieramento non sono andati più leggeri, anzi la figura di Prodi e degli atri leader di questo schieramento rappresentano il necessario contraltare e contrappeso fondamentale in una democrazia bipolare, si dice, ma in realtà espressione entrambi della stessa realtà sociale, ossia noi che non siamo in grado di giudicare criticamente una proposta di governo (qualunque sia) e nell'ignoranza politica che ci distingue non sappiamo fare di meglio che dividerci, e quindi far parlare la pancia e non la testa nostra. Se sia un bene ne dubito davvero perchè non credo debbano essere gli istinti di base a guidarci nelle scelte ma bensì la nostra parte razionale che, in base alle informazioni date, sceglie "cosa è meglio"; e questo è il problema che ci troviamo di fronte dopo tangentopoli (e dopo la sparizione dei partiti tradizionali), da un lato abbiamo un classe politica che era la seconda fila dietro i grandi leader di prima (eletta in maniera proporzionale) che è più legata all'oligarchia economico-sociale che ad una ideologia e dall'altro una società che con gli anni (venendo meno i punti di riferimento ideologici) si è imbarbarita (colpa anche della scuola e della caduta dei valori morali e sociali tipici di un contratto sociale moderno e civile) che di riflesso agisce, nella confusione generale, più d'istinto che razionalmente in un meccanismo di azione/reazione che mette a rsischio sia la convivenza pacifica che il futuro democratico del paese. Ecco perchè dico che siamo immaturi ed ecco perchè sostengo che ci siamo imbarbariti, ed ecco, soprattutto, perchè ritengo che di questo passo il nostro futuro potrebbe pìù assomigliare alla Cina (dove a parte l'ideologia e tutte le altre menate, è un'oligarchia a comandare ed anche legittimata dal voto, pensate un pò) che ad un Inghilterra (patria del pensiero democratico e liberale), chiunque sia al potere: destra o presunta sinistra che siano, in realtà sono solo due facce della stessa medaglia (può suonare qualunquistico lo so) i cui componenti fisici siamo noi ma le due facce ce le mettono altri su nostro mandato ..... e si sa quando si sta "stretti" ci si sta male tutti e qualcuno sgomita per respirare.......Dovremmo prendere atto che la nostra Costituzione "materiale" non prevede più la Repubblica democratica fondata sul lavoro (art.1) ma la Repubblica oligarchica fondata sul denaro..... di chi può riuscire, soprattutto a scapito altrui, a scalare i gradini del consenso e della parte della società che conta: Paura? Lo scenario non piace? bè qualcuno mi dimostri il contrario e io su questo blog ritratterò.
ciao

La Turchia in Europa? si, no, ni.....

I rapporti fra Turchia e Continente europeo sono millenari risalgono fino ai racconti leggendari di Omero, ecc. Nella nostra storia questo paese ha rappresentato tutto, il bene, il male, le guerre: tutto. Oggi si discute con sempre maggiore convinzione del negoziato per farla entrare nella UE, diventando il primo paese a maggioranza musulmana nell'Europa cristiana. I favorevoli hanno dalla loro molti argomenti i più importanti dei quali sono: il baluardo che ha rappresentato per l'Occidente quando il mondo era diviso in blocchi; la stretta collaborazione militare con la Nato di cui è parte fondamentale; l'essere sede di importanti interessi economici e finanziari del mondo occidentale; l'essere non nemica di Israele (rapporti di collaborazione a molti livelli ci sono stati e ci sono fra questi due paesi); nell'entrare verrebbero ad accentuarsi i caratteri occidentali (di conseguenza se gli occidentali non faranno i furbi questo paese sarà un bell'ostacolo alla crescita del fondamentalismo islamico)e di conseguenza un'altra vera e propria potenza economica nascerebbe con questo paese; il ruolo dei militari (definito dal fondatore Ataturk) che sono a guardia della Repubblica turca e della sua costituzione laica con poteri inimmaginabili; un mercato enorme per i prodotti occidentali e manodopera a basso costo. I suoi detrattori invece sottolineano: il carattere, sempre più accentuato, islamico che sta crescendo in questo paese; la cultura occidentale che verrebbe minata dall'ingresso di questo paese (in particolare si accenna all'Occidente cristiano e alla sua perdita d'identità); la vicinanza con regioni calde del pianeta e le relative influenze che potrebbero avere in questo paese (dimenticando, a mio parere, che più lo teniamo fuori e peggio sarà); la questione curda (l'unica vera carta che questi hanno in mano, ed a ragione, perchè fino a pochi anni fa questo popolo erano considerati "turchi" di montagna) ed il disconoscimento di quest'etnia, peraltro originaria di queste zone, che al pari dei palestinesi, ha visto sempre deluse le aspettative per uno stato cui hanno diritto, per non parlare degli eccidi più volte fatti ai loro danni dai paesi in cui vivono (i curdi infatti vivono in una diaspora di cinque stati confinanti); la legislazione non ai livelli europei su alcune materie come i diritti umani; lo stato delle carceri (in italia non stiamo meglio a sovraffollamento); in questa diatriba le parti, Turchia ed UE, hanno avuto vari momenti di alti e bassi ed al momento sono in stallo in quanto concessioni e compromessi sono stati portati avanti e poi si sono fermati (molto ha influito il cambio di maggioranze in alcuni paesi europei, così come in turchia dove ora governa un partito islamico "moderato", ed il peso dell'influenza americana che per alcuni paesi europei è una delle carte da giocare per impedire ai turchi di entrare). Io credo che, al di là di alcuni valori comuni a tutti gli Stati europei di cui non si discute così come la questione curda e i diritti umani, se saranno risolti questi nodi ora arrivati al pettine e che ritengo fondamentali, non ci possono essere ostacoli all'entrata di questo gigante nella comunità, non m'importano le motivazioni etico-religiose, è un grande paese e per l'Europa, se davvero si considera politicamente ed economicamente forte della sua identità, non può che accettare, ripeto risolte le questioni di cui sopra, perchè non abbiamo che da guadagnarci in tutti i sensi, e perchè questo paese è in crescita ed ha sempre assolto, a partire dalla fine della seconda guerra mondiale alla sua funzione di garantire il passaggio fra europa ed asia e di cui ne è stato sempre tutore. Non farlo entrare sarebbe il più grave errore della nostra storia recente (ne abbiamo fatti fin troppi finora a partire proprio dalla cosiddetta costituzione calata dall'alto e puntualmente bocciata dai popoli dove hanno potuto esprimersi), una visione di cortissimo respiro che avrebbe ripercussioni durissime su tutto l'emisfero, in quanto a questo punto o ce lo troveremmo contro alla testa dei paesi musulmani in un possibile scenario (davvero apocalittico), o definitivamente entrato nella sola sfera americana (ricordate le battute su nuova europa e vecchia europa? indovinate qual'era la vecchia?) con tutte le conseguenze immaginabili in termini politici ed economici. Pur con le dovute cautele non possiamo che sperare che entri nella UE e che una volta tanto gridare "mamma li turchi" non sia solo sintomo di paura ma anche augurio di vivere in una società allargata dove tutti i modi di essere, di pensare, d'intendere i rapporti con gli altri da se, le religioni differenti dalle nostre abbiano la stessa cittadinanza, senza nemmeno pensare ai danni fatti (volutamente o meno saranno gli storici, si spera obiettivamente, a giudicarlo): è un'occasione, non perdiamola!!

Depenalizzare il doping: che esempio!!

Che un Ministro quando fa proposte, o assume iniziative, debba essere in entrambe oculato credevo fosse scontato; invece eccoti sbucare fuori la proposta di depenalizzare il doping, e ridurlo a reato sportivo: in un paese normale dove i controlli funzionano, c'è una cultura della legalità accertata ed accettata da tutti, ci sono enti, anche "terzi", che vigilano e intervengono, dove insomma lo Stato funziona in tutte le sua articolazioni e anche le persone che ricoprono cariche pubbliche (sia elettive che non) rispondono a codici etico-comportamentali (è ovvio nessuno vuole santi ma la responsabilità di quello che si dice e si fa questo lo ritengo il minimo, oltre che la possibilità di mandare via chi ha comportamenti scorretti e rilevanti dal punto di vista legislativo). In Italia, che è il paese dei furbi, dove fatta una legge, la prima cosa che viene è l'attesa di un regolamento (a volte passano anni), caso unico credo, senza la quale la fonte primaria non è attuabile, poi la seconda è il modo di aggirarla per poter continuare esattamente come prima quasi indisturbata; se si viene presi con le mani nel sacco, grazie ad una legislazione ipergarantista, a qualche indultino, e buoni avvocati (e quindi, anche grazie ai soldi) in pratica se ne esce quasi puliti. In una situazione del genere lanciare la depenalizzazione del doping è come dire "liberi tutti" in quanto non credo che uno sportivo si prenda la briga di denunciare, anche perchè poi dovrebbe cambiare mestiere o almeno nazione, qualcuno. Tantomeno i giovani potranno farlo se vogliono avanzare in questo mondo: Inoltre, così come è messo il nostro paese (dove contrariamente ai richiami che tutti fanno ai valori, la realtà dimostra il contrario esatto) sarà difficile che i giovani proprio nel mondo sportivo si facciano carico delle mancanze altrui e quindi diventerebbe, come già da anni accade in altri settori sociali, un vero far west. Quindi pur se l'idea poteva essere buona in un paese con un minimo di coscienza civica, nel nostro avrebbe l'effetto di mettere la volpe nel pollaio distrugendo quel pochissimo di buono che ancora c'è: meglio di no, grazie

Qui fu Italia....

Mentre il governo è al giro di boa del Senato per quanto riguarda la finanziaria, i partiti continuano ad interrogarsi (come se dovessero fermarsi gli orologi ogni volta che uno di loro starnuta) sul futuro delle alleanze e di nuovi soggetti politici. I giochi sono ancora parti e tutte le possibilità vengono vagliate attentamente anche perchè nessuno ci sta nè a farsi invadere l'orticello così faticosamente costruito negli anni. Se vediamo l'evolversi deli eventi notiamo subito la simmetria nei due schiaramenti delle strategie: se a Destra gli appelli al partito unico si fanno sempre più pressanti e, salvo, l'UdC che gioca in proprio, un qualche processo (per incorporazione soprattutto) sembra essersi avviato (anche perchè la "nuova frontiera" per essi come per l'altro schieramento, è il centro e tutti corrono lì) si sta avviando a sinistra la situazione è molto più complicata perchè grandi sono le differenze all'interno dei partiti e fra essi. Infatti chi rischia di pagare lo scotto maggiore sono i partiti maggiori della coalizione perchè al loro interno ci sono posizioni e linee molto diverse fra loro: nella Margherita lo scontro fra Ulivisti, Rutelliani ed ex democristiani rischia di spaccare in tre questo partito con tutto quello che ne consegue; nei Ds il timore della perdita della caratterizzazione sinistroide di questo partito rischia di fargli perdere un 25% degli iscritti e dei voti e dividere il partito almeno in due, e visto che nel nostro paese sono in maggioranza quelli che preferiscono, se possibile, due piedi in sei scarpe i problemi sono grossi ed attuali. Per i cespugli la forza attrattiva del soggetto centrista da un lato spaventa i vari ras e dall'altro però gli consentirebbe la sopravvivenza soprattutto se si riesce ad addivenire ad una riforma elettorale che sia un pochetto legalitaria rispetto all'attuale situazione (dove chi addirittura l'ha scritta l'ha definita una porcata) che vede il paese lanciato in un destabilizzante stallo che può solo danneggiarlo. E' lunga la strada per un recupero di legalità, così com'è lunga ed accidentata la strada che potrebbe portare ad una maggiore stabilità sia economica che politica che sociale con la correzione dei guasti che in questi decenni la ventata liberista ha portato: un'esempio per noi potrebbe venire non solo dalla Spagna ma anche dall'America Latina dove una nuova aria si comicia a respirare e con il gioco delle correnti oceaniche potrebbe arrivare fino a noi in questo "mare nostrum" sempre più chiuso ed oligarghico, si sa la speranza è sempre l'ultima a morire.

Ecuador vince la sinistra

Ormai è inarrestabile la marea che in tutto il subcontinente americano porta la sinistra al potere sintomo di un'allontanamento, ormai, accentuato dagli USA e dalla loro sfera d'influenza. In Ecuador il candidato di sinistra vince e, in un paese instabile e povero, apre nuove speranze in una via alternativa alla solita ricetta liberistica che per anni le istituzioni internazionali e gli stessi vicini nordamericani hanno propinato aggravando, semmai fosse possibile, ancor di più la forbice di povertà e ricchezza porpria di questi paesi. Che sia la fine del "secolo americano"? Ho i miei dubbi, come ho dei dubbi che i nordamericani lascino la presa così facilmente vista la necessità di avere un giardino di casa che non sia loro ostile, e quindi vedremo se sapranno accettare il ridimensionamento o si ricomincerà con le politiche (stile nicaragua) che dovrebbero riportare questi paesi nella loro orbita; se i nuovi governanti sapranno gestire la cosa pubblica, e marcare la differenza con i loro predecessori, allora potremo sperare che questa regione, bellissima e piena di storia, del globo potrà rinascere a nuova vita e vedere compiuto il sogno di Bolivar, e Che Guevara. Nessuno pens a paesi "socialisti" ma al meno che la fortissima ingiustizia sociale sia ridimensionata che le risorse siano redistribuite diversamente, che si tenga in conto, diversamente dal passato, che un'altra via è possibile fra capitalismo e sovietizzazione, e che questa via passa dal peso che la comunità latino-americana saprà acquistare prima nella credibilità e poi sull'equità fondamentali affinchè il processo di riforma vada avanti su una strada diversa da quella percorsa finora e soprattutto sarà importante il non contare proprio su quelle istituzioni (FMI, Banca Mondiale) spesso strumento di politiche egemoniche che li hanno asserviti ed impoveritie, creando una rete solidaristica con gli altri paesi della zona che stanno anch'essi avanzando su questa strada (vale anche per noi in Italia, dove da un lato abbiamo una crescente povertà e dall'altro una crescente ricchezza, cui si aggiunge la lontananza delle elités al potere dalla gente comune, e da questi paesi se va in porto l'esperimento, avremmo qualcosa da imparare): questa è la sfida e questa è la speranza. Un'America latina che cammini sulle sue gambe significa anche una maggiore libertà e differenziazione di modelli e approcci politico-economici per l'Europa.

Un'altra trovata......

http://liberoblog.libero.it/cronaca/bl5506.phtml
http://liberoblog.libero.it/economia/bl5500.phtml
Prendo spunto dai link sopra per dire la mia su l'ultima trovata del Ministro Turco, ossia quella di sanzionare chi fa abuso di fumo e alcool e chi è troppo grasso; a parte i discorsi sulle tare che ci potrebbero essere sul discorso "grasso" e le patologie ad esse correlate ma pensa davvero il Ministro di risolvere in questo modo problemi che hanno a che fare proprio con lo stile di vita indotto dai tempi del mercato e del lavoro? facciamo un'esempio: io sono un lavoratore dipendente che fa il pendolare (circa 100 km al giorno fra massa la città dove abito e lucca dove lavoro) e treni permettendo (quando non sono in ritardo o rotti o chissà cos'altro è in grado di inventarsi trenitalia, anche questa è un'eredità da sanzionare caro Ministro perchè non introdurre una bella multa alla società ogni volta che un treno è in ritardo e fa saltare la coincidenza? Oppure è un'argomento tabù?) esco alle 6.30 e torno alle 15.30 (quando lavoro di pomeriggio esco alle 11.30 e torno alle 21.30 (treni permettendo), che faccio mangio alle 16 a casa e quando ceno a mezzanotte? E sarebbe logico che dire che faccio uno stile di vita sano è dire che sono folle, giusto? Invece cosa accade che mangio il "classico" panino alle 13.00 e alle 19.00 faccio una cena buona; so anch'io che in questo modo non va, non ci volva mica un Ministro per capirlo, e quindi si dovrebbe consentire sia ai lavoratori pubblici che a quelli privati di vivere e lavorare nella propria città, in barba a tutti i bei discorsi sulla mobilità sociale con i quali sia questa "sinistra" liberista (o destra, come dico io) e la destra populista ci hanno propinato in questi anni; mi si dirà che non è un problema dello Stato se io faccio un tal tipo di vita, ma è compito dello Stato curare e allora è un mio problema se il lavoro è da un'altra parte, ok sono d'accordo ma è però compito dello Stato assicurare una (cito a memoria dalla Costituzione e mi chiedo se il Ministro lo voglia applicare) vita libera e dignitosa ai propri cittadini e consentire la partecipazione dei lavoratori alla vita economica, sociale, politica ecc. del nostro paese: in che modo? semplice, non dando: stipendi da fame (fra i più bassi dell'occidente); serivizi socio-sanitari scadenti; condizioni di lavoro sicure (morti bianche non si contano più, i numeri sono da guerra da bassa intensità) e controlli profondi sugli imprenditori che violano la legge (la 626 prevede poche sanzioni per gli imprenditori e pochissime sono quelle penali); possibilità di maggior tempo libero da usufruire in maniera sana (e maggior tempo libero significa anche lavoro in città non in un'altra provincia o regione); cure termali (se necessarie) fornite a compartecipazione; prospettive future migliori di quella della generazione precedente; pensioni adeguate a non morire di fame (io più o meno se vado con la riforma Maroni prendo circa 900 euro di pensione, se invece ci vado con le ipotesi in corso con 800 con 40 anni di lavoro e a 65 anni di età, la fame vera e propria; ponendo in essere tutta una serie di controlli sugli abusi delle tariffe (pubbliche e private) che si pagano sulle bollette, perchè circa un terzo dello stipendio va via in queste cosucce...; vietare le pubblicità sulle sigarette, sugli alcolici, sui cibi ad alto contenuto proteico (hamburger, merendine, hot dog, ecc.); ecc.. se si fa questo (e molto altro l'elenco era a puro titolo esemplificativo) si potrà cominciare a parlare di sanzioni per coloro che fumano, bevono, e sono ciccioni, sennò è solo aria fritta e ci si bassa sull'effetto annuncio e basta per farsi un pò di pubblicità (com'è accaduto con la legge sul divieto di fumo dei locali pubblici che nessuno rispetta a partire proprio dai parlamentari e dai ministri, e affini di livello regionale ecc. che dovrebbero dare l'esempio); così come è facile parlare di droga (a proposito i parlamentari "beccati" dalle iene? sono stati sanzionati? quali pene sono previste per loro? e il servizio delle iene è stato trasmesso o no?) e hiv due materie scottanti dove basterebbe più che proibire (o variare le dosi accettabili a seconda della maggioranza al governo in quel momento) fare delle campagne di prevenzione attiva, informando i cittadini dei rischi che si corrono al di là dei condizionamenti della Chiesa, sarebbe più logico invece che lasciare tante persone cadere in queste trappole e poi tutti ne paghiamo il costo sociale. Se fossimo in uno Stato civile allora potrei dire che Il Ministro ha ragione e visto quanto mi offre lo Stato (e quanto costo alla società in cure) lo stolto sono io a fumare o bere o altro, ma invece non siamo in un paese civile non siamo in un paese dove tutto funziona in maniera accettabile, dove per un'esame clinico non devo aspettare minimo 1 mese (ma se pago di tasca mia il giorno dopo la richiesta), dove i ragazzi vengono lasciati a loro stessi da famiglie in cui i genitori devono entrambi lavorare sennò non arrivano nemmeno al 10 del mese dopo, e dalla scuola dove gli insegnanti hanno come scopo (con sempre più rare eccezioni) il 27 e il progetto per i salari accessori, ecc. E' proprio vero questo Governo, come tutti gli altri che l'hanno preceduto, è bravo solo ad abbaiare alla luna e a fare proclami che sa benissimo di non poter mantenere: in pratica non ne azzecca una che sia una, che delusione.

Che cosa vogliamo di più dalla vita?

http://liberoblog.libero.it/politica/bl5502.phtml Continua la serie "positiva" Italia 34° in quanto paese a democrazia difettosa come da link sopra. Infatti anche per quanto riguarda la pienezza della nostra democrazia siamo piazzati benissmo e possiamo andare fieri di essere l'unica democrazia occidentale a mostrare problemi di democraticità tali da consentire una piccola considerazione: ossia quando cresciamo e diventiamo adulti? Quando impareremo a fare nostra l'idea che se lo Stato funziona e la società ha dei valori stabili il resto poi viene dalla nostra capacità di essere all pari con gli altri.Tutto qui. In 5 righe ho detto la storia del nostro paese e non nascondo che da un lato mi vergogno di questa serie negativa dall'altro non me ne meraviglio e me ne faccio una ragione pensando a chi eleggiamo, con che sistema elettorale, e come siamo bravi a lamentarcene un secondo dopo che lo abbiamo votato. W l'italia.

Acqua come merce

Anche per Regione Toscana l'acqua è diventata una merce e non più un bene necessario alla vita. Infatti nonostante le molte lotte sia di partiti che di movimenti in Regione una società mista gestirà l'acqua secondo criteri privatistici che consentirnno lauti guadagni (soprattutto a spese degli utenti), tariffe in crescita costante, campo libero nella determinazione della continuità distributiva a seconda della convenienza, la esportazione dell'acqua verso altre Regioni e soprattutto nessuno che controlli l'agire burocratico/amministrativo della società. Ora come al solito qualcuno balzerà fuori e dirà che con il privato a cogestire l'erogazione sarà più efficiente, non ci saranno problemi idrici estivi, le tariffe saranno adeguate all'inflazione, il controllo pubblico sarà costante e la vigilanza sugli abusi non mancherà di colpire se si va oltre certi limiti. Scusate ma non ci credo, in alcune città toscane come Carrara gli utenti sono in lotta feroce con la locale distribuzione privatistica in quanto da indagini, denunce a accertamenti sembra emergere un quadro poco rassicurante della situazione che vede i cittadini tartassati per opere e spese che poco hanno a che fare con l'erogazione dell'acqua, ma molto hanno a che fare con le necessità degli enti comunali a casse vuote e soprattutto molto hanno a che fare con determinazioni di pezzo non basate solo sul consumo ma anche su costi a loro non imputabili: un'obiezione giusta è ma se il singolo cittadino non ha firmato un contratto con il nuovo ente erogatore perchè non ha libertà di scelta? Perchè deve sottostare a quanto gli comanda l'ente locale e non può scegliersi un'altra società o ente pubblico o privato che sia che fornisce un servizio migliore a un costo più basso? Quali interessi potenti economicamente e politicamente parlando stanno dietro alla creazione di questi monopoli in un'epoca in cui almeno sulla carta ci dovrebbe essere la concorrenza come regola base del mercato, e quindi se l'acqua è una merce perchè non deve sottostare a regole come per le altre merci? Enon è solo una particolare situazione della Toscana, anche in altre Regioni il problema sta diventando serio in quanto vede da un lato gli enti locali (e le società miste che essi creano con i privati, generalmente parti locali di multinazionali che di certo non hanno a cuore solo il bene della comunità ma anche il loro stretto profitto, gli uni per rimpinguare le casse gli altri per ricavarne utili a spese delle comunità) e dall'altro i tartassati (anche qui con disparità di trattamento in quanto i privati cittadini si vedono aumentare le tariffe mentre le attività più o meno produttive diminuirlo) che si ribellano a richieste esose (una fra tante pare che appena creata la nuova società si comincia subito con il controllo degli erogatori pretendendo bollette esosissime per consumi precedenti alla nuova gestione che teoricamente non le spetterebbero). In realtà il vero problema italiano non è almeno per il momento la mancanza dell'acqua ma la sua distribuzione in quanto la rete di acquedotti è un vero colabrodo (si stima che circa il 40% dell'acqua vada persa per inefficienza della rete, un'enormità), e inoltre molti comuni con l'acqua alla gola invece di avere il coraggio di giustificare ai loro cittadini spese folli preferiscono esternalizzare badando solo all'utile, ma è come un cane che si morde la coda in quanto queste società miste una volta avuto l'appalto la prima cosa che fanno è adeguare il costo dell'acqua alla media (senza tener conto della situazione economica del comprensorio) della regione e poi a quella nazionale e i cittadino cominciano a lottare e quindi i comuni si trovano fra l'incudine e il martello di nuovo.Ritengo che sia una vergogna nazionale il fatto della privatizzazione dell'acqua non tanto perchè sia un convinto statalista ma perchè senza questo bene gli umani muoiono letteralmente, ed un'altra vergogna è che con un Governo di centrosinistra che dell'acqua ha parlato in termini di ripubblicizzazione (grazie soprattutto al PRC ed ai movimenti) in una Regione come la Toscana, governata da sempre dal centrosinistra con una fortissima componente diessina si vada nel senso esattamente opposto all'indirizzo nazionale, prova ne sia appunto che in una delle ultime votazioni in consiglio solo alcuni hanno votato per la ripubblicizzazione ma tutti gli altri (dai DS fino alla CdL) hanno votato a favore: prevedo tempi bui.

CGIL: che accade?

La dura polemica fra Cremaschi ed Epifani è alla ribalta della cronaca. Se l'esponente di punta della FIOM attacca il governo i motivi sono tanti, per prima cosa la critica implicita alla linea di Rifondazione è ritenuta morbida rispetto alle scelte che sono state fatte nella finanziaria, e gli si rimprovera maggiore incisività e una spostamento a sinistra della linea governativa e di conseguenza sia del sindacato che di rifondazione, mentre è letto come un'appiattimento quello del Segretario Generale sulla linea del centrosinistra nella parte riformista e che nei contenuti generali approvandone la finanziaria e le sue determinazioni non sono evidentemente le stesse del comune sentire di tanta parte dei lavoratori che, come molti elettori di quest'area si aspettavano una diversa redistribuzione delle risorse e degli interventi evidentemente non rispecchiandosi nella linea uficiale del sindacato. Personalmente sono molto critico con questo sindacato perchè a partire dal 1990 ritengo abbia concesso troppo ai governi di centrosinistra che si sono succeduti negli anni senza pretendere veri cambiamenti sulle linee di politica economica ed industriale in particolare mentre lo stato sociale è stato praticamente smantellato senza che ci fosse la minima discussione sul come sostituirlo con qualcos'altro di più equo redistribuendone i costi all'interno della società, ed avallando degli interventi che hanno aperto la strada a veri e propri attacchi allo statuto dei lavoratori, fatti non solo dalla destra (come era da aspettarselo) ma anche da settori importanti della sinistra (e questo ce lo si aspettava meno) e contribuendo alla nascita di quel mostro giuridico che sono i lavoratori atipici, che a parole venivano, e vengono, definiti nuovi schiavi ma poi nè nell'area del centrosinistra nè nel sindacato trova riscontri per eliminarne il fenomeno, anzi con la legge 30 è prevista una ridisegno delle professioni el'introduzione del leasing che allontana sempre di più questi lavoratori (in maggior parte giovani) da quella sicurezza nel futuro che i loro padri e i loro nonni hanno avuto. I lavoratori hanno continuato a pagare in prima persona i guasti provocati dalle suindicate politiche. Non credo nè che Cremaschi e i suoi abbandonino il sindacato nè che la CGIL faccia strappi rispetto all'attuale polemica in corso, ma registro che come nella sinistra nella sua iniziativa di riconfigurarsi come area a dispetto dei "riformismi" vari cerchi dei collegamenti sociali, anche in questo sindacato si sta evidenziando una situazione che prima o poi costringerà i suoi dirigenti a scegliere: o barra al centro e, di conseguenza diventare sindacato di testimonianza e concertazione (com'è accaduto negli USA negli anni 80), o barra sinistra con un ritorno alla conflittualità (non esasperata) e al sindacalismo vero dove in primo luogo contano gli interessi dei lavoratori poi le logiche di appartenenza politica e di corrente di pensiero che ritengo dannose perchè se è vero che il sindacato di politica deve discutere è vero pure che solo discutere non significa riflettere quelli che sono gli umori della base e perdere i contatti con la base può avere la conseguenza che i pochi diritti che ancora ci sono verrebbero persi e si ritornerebbe ancora più indietro di quanto siamo ora.

Italia sempre più divisa fra ricchi, poveri e nuovi poveri

Da un'indagine della Adecco in collaborazione con OD M negli ultimi 5 anni gli stipendi dei manager sono cresciuti due volte l'inflazione rispetto agli operai ed agli impiegati i quali hanno visto avvicinarsi e di molto i loro livelli retributivi, segnalando, quindi il divario crescente sintomo di un'impoverimento generale della popolazione a fronte di un'arricchimento di una parte frazionale di essa: colpiti anche i giovani che hanno visto ridurre e di un bel pò i loro già scarsi redditi (circa -15%). Ora immagino che subito uscirà la contro deduzione che i salari di impiegati e operai (anche nella parte che riguarda i giovani) sono cresciuti oltre l'inflazione, in modo da coprire la ricerca effettuata e portare in ombra la vera notizia: nel nostro paese 3 persone su 4 vedono ridurre i margini di reddito verso il basso in una corsa all'appiattimento che nemmeno nelle repubbliche sovietiche erano riusciti a fare, anzi pur essendo vero che gli stipendi erano da fame lo Stato forniva case e un piatto sicuro, qui invece di sicuro solo una cosa che da qui a dieci anni sicuri di niente saranno coloro che pur avendo un lavoro non riusciranno nemmeno a comprarsi le noccioline. Mi aspetto che i cosiddetti partiti riformisti leggano queste notizie e comincino a riflettere sul come uscirne e migliorare le condizioni di vita di questi tre italiani su quattro sennò davvero non c'è via di uscita ci aspetta un futuro di povertà di massa dove per uno che starà bene ce ne saranno 4 che saranno, man mano, al limite della povertà fatto questo che avrebbe un'effetto destabilizzante sulla vita sociale più di qualunque idea rivoluzionaria che potesse nascere nel frattempo; si smetta di parlare di costo del lavoro, per favore, perchè storicamente in Italia è fra i più bassi del mondo occidentale; si smetta di parlare di competitività perchè non dipende dai salari se un'imprenditore esce dal mercato perchè sono altri i fattori (per citarne alcuni investimenti finanziari per aumentare il patrimonio e non migliorare le aziende, oppure niente ricerca e sviluppo, oppure ancora riconversioni industriali in cui si interviene lo Stato ma solo per dare soldi ai manger non certo per rimettere in sesto le aziende, ecc.) in gioco e quindi si smetta anche di comprimere i salari con concetti astrusi come l'inflazione programmata e/o percepita che sono una solida fregatura ( e qui è colpa anche delle organizzazioni sindacali che stanno al gioco visto che i nostri sono sindacati concertativi e non di contrattazione legati a doppio filo in relazioni industriali che poco hanno a che vedere con la difesa del salario e la ricerca di nuovi modi di produrre). Critico maggiormente i politici perchè non si fanno carico dei problemi reali della gente e preferiscono seguire le sirene del potere finanziario e delle lobby (legali per carità, fanno il loro mestiere) che li solleticano sotto il profilo della possibilità di accedere a finanziamenti per le campagne elettorali che altrimenti non avrebbero se vogliono continuare i fasti visti finora. E' soprattutto colpa delle politiche concertative se ora i salariati hanno stipendi fame, com'è è colpa di queste politiche se si da in mano a manager aziende non decotte che vanno a rotoli per cattiva gestione (senza rivalsa da parte di chi gliele ha date) senza far mancare però stipendi manageriali da favola con annesse liquidazioni: ma qui c'è un pò l'anima nera dei politici che volendosi tirar fuori dalla gestione diretta della cosa pubblica e dalle politiche industriali (è facilissimo scrivere delle linee guida economiche e di gestione lasciando ad altri il compito di metterle in pratica) hanno, come predetto da Weber, favorito la nascita di una classe depositaria del vero potere, sia economico che politico, che pur non essendo responsabile davanti ai cittadini del loro operato ne decidono i destini e la scala sociale il tutto congruamente pagato in parcelle, stipendi, consulenze da mille ed una notte: per quanto ancora pensano che si possa andare avanti non lo so, so però che prima o poi i cittadini apriranno gli occhi e cominceranno a chiedersi perchè a fronte di uno stipendio di 1000 euro al mese, di una produttività in caduta (com'è ovvio perchè perchè pochi soldi poca motivazione poco lavoro svolto), di una mancanza di prospettive migliori per il fututo proprio e dei figli (siamo la prima generazione che sta peggio dei propri padri) si debbano pagare a persone, che magari o non sanno gestire o lo fanno male, 100mila e passa euro (con stock option e altro) per svolgere funzioni senza nessuna responsabilità se sia giusto "e qualche formica comincerà ad inkazzarsi sul serio" e allora si vedranno, visto che siamo in tema, di fronte alle quali i crack argentini e le conseguenti agitazioni sociali impallidiranno: meditate gente meditate.

Irak

Ormai nel martoriato paese "liberato e democraticizzato" dai liberatori, i morti della guerra civile non si contano più, qualunque scheggia impazzita si arma e fa strage di civili, ed è in atto una vera e propria pulizia etnica (oltrechè religiosa), una cosa intelligente da fare sarebbe quella di ritirare le forze di occupazione e far parlare le diplomazie della regione cercando, se possibile (ma molto improbabile), di farlo diventare una federazione in modo da rendere minimi i contrasti e gli scontri fra le varie tribù e confessioni, spero che anche per questo non sia troppo tardi perchè ce lo impone la corresponsabilità nell'aver distrutto un regime (come volete sanguinario e tutto) e non essere riusciti a debellare i mali di questo vaso di pandora che abbiamo scoperchiato e che con protervia continuiamo a tener aperto per puro calcolo di potere, sia politico che economico, oltre che non voler ammettere che si è fatto un'errore grossolano e pacchiano nel solo pensare che un'intero popolo storicamente diviso in etnie e tribù (nonchè in confessioni religiose incompatibili fra loro) che ha vissuto insieme solo perchè una volta creato lo Stato irakeno (che non preesisteva è una pura invenzione degli occidentali) vi è stata creata una ferrea dittatura, potesse, una volta "liberato da essa", decidere di convivere pacificamente: non ve ne erano i presupposti storici e non vi sono gli elementi concreti per affermarlo. L'unica cosa oggi da fare è fermare la mattanza continua in qualunque modo possibile e ritirare le truppe di occupazione occisdentali ammettendo che si è fatto un'errore e disponendosi a cercare quella che è la cosa migliore per quella nazione. Se non si farà così l'effetto a cascata sugli altri paesi limitrofi sarà devastante, credo, e accenderebbe un fuoco che spegnere sarà impossibile, infatti ne stiamo vedendo un'esempio in Libano ma a rischio c'è la Giordania per fare un nome, e da cui ne trarrebbero beneficio solo i signori della guerra e dello scontro di civiltà che predicano, e sperano sotto sotto, questo esito in modo da creare un'inconciliabilità che porrebbe le basi di un mondo di paura reciproca dove la sopraffazione e la violenza sarebbero le regole base della convivenza fra esseri umani: credo che sia compito dei paesi e delle istituzioni internazionali che davvero vogliono evitare questo bagno di sangue adoperarsi per far fare un passo indietro all'orologio della guerra che ora corre verso l'ora zero........

Che notte quella notte.....

Cosa sia accaduto nella lunga notte elettorale forse non lo sapremo mai, ma un dubbio viene quando giornalisti non di primo pelo mettono su dvd le risultanze di una loro "inchiesta". Devo dire che avevo letto, come tanti immagino, le fonti giornalistiche che già prima delle elezioni mettevano in guardia dalla mancanza di sicurezza del voto elettronico (anche basandosi sulle esperienze ameircane), e sulla faciloneria con cui vi si andava incontro, ora però la domanda da farsi è: come mai i danneggiati non minimizzano? E' solo la preoccupazione del vuoto politico che ne verrebbe, oppure c'è qualcos'altro? E' questo il problema vero perchè se dai controlli della magistratura dovesse risultare che davvero qualcosa di poco chiaro è accaduto, allora il minimizzare non rende giustizia agli elettori che credono nelle regole. Il vuoto di legittimità e di credibilità è grande e davvero ci si dovrebbe chiedere se andare a votare è una libera espressione oppure non serve a niente perchè bastano pochi accorgimenti e chi vota, in piena libertà, vede vanificare l'ultima, forse, espressione davvero libera che ci è rimasta. E' solo la paura di tornare a votare, perdendo la maggioranza o sono anche le spiegazioni che si dovrebbero dare sul perchè si sia legittimato un voto che tale non era perchè, anche se di poco, si era vinto e quindi meglio mettere una pietra sopra, salvo poi ritirarla fuori per convenienza contingente e usarla per "ammorbidire" l'avversario, e andare avanti sulla propiria strada; qui non sto a fare dietrologie o analisi perchè come tutti i cittadini non ho gli elementi in mano per esprimere un giudizio, ma un parere sì quello lo voglio dire: se fossero dimostrati i brogli noi cittadini non dovremmo chiederci chi li ha fatti perchè questo risulterebbe dalle indagini giudiziarie e quindi il "manipolatore" diventerebbe evidente, ma perchè gli avversari non hanno spinto a fondo sul pedale della legittimità del risultato elettorale se c'erano (come affermato su tutti i giornali, sia di parte che indipendenti che presunti tali) delle perplessità e andare immediatamente ad un controllo capillare delle schede e semmai ad una nuova tornata elettorale immediatamente per fugare i dubbi in proposito se si ha davvero a cuore la tenuta democratica delle istituzioni e la credibilità di chi ne ricopre i ruoli e le funzioni sennò tutti gli indicatori di libertà, trasparenza ecc. delle organizzazioni come Freedon Watch che ci danno in discesa e al pari di paesi di dubbia vocazione democratica sono giusti e davvero segnalano uno strisciante autoritarismo che ci dovrebbe far preoccupare sul serio, già perchè in paesi tanto criticati come l'ex URSS si votava e il voto era proforma, non in paesi occidentali che si vantano e si fanno promotori dell'esportazione della democrazia, anche con la armi, perchè dalla "notte della repubblica" (cito da un celebre libro di S. Zavoli) non ne siamo mai usciti e allora i vari allarmi lanciati dalle "Cassandre" (tanto criticate e derise) sono da prendere sul serio e un giorno ci potremmo ritrovare in un regime in cui una parvenza di legalità viene tenuta (con parole ormai vuote di contenuto come democrazia, libertà, elezioni, manifestazione del pensiero, ecc.) ma in realtà è una dittatura oligarchica in cui pochi, e sempre gli stessi, governano a scapito dei molti. Quando andremo a votare ce lo dovremo ricordare e, sperando nel nostro buonsenso, votare di conseguenza perchè come si sa peggio di tradisce la fiducia data è chi copre chi la tradisce per propri fini.

Shopping !!

Shopping ! E' questa ormai la parola d'ordine dei consumatori, altro che crisi della terza settimana, stipendi da fame, droga o altro. Siamo malati di shopping, addirittura in certi casi la compulsività è tale che ci vuole lo psichiatra per passare. Che volete farci la società occidentale, ormai, è sulla china delle cicale anzichè delle formiche, e quindi invece di essere la gratificazione del lavoro stressante è diventata una malattia a pieno titolo in cui ci guadagnano solo le agenzie pubblicitarie, le aziende, e i gestori dei circuiti delle carte di credito. Consacrato al grande pubblico dalla serie "Sex & the City" (che ha fatto impallidire la fiera delle vanità della letteratura visto che ha creato un nuovo tipo di essere umano: quello con due neuroni) vero e proprio tempio dell'incosistenza del vivere moderno dove fra lasciati e persi, sesso complulsivo, storie d'amore che farebbero ridere i più grandi comici e suicidare i poeti, tragedie personali e squallore delle vite che s'incrociano per attimi fuggenti, la principale attività era quella di spendere dollaroni in scarpe e altro in barba ai problemi, e molto spesso le tragedie del genere quarto mondo (che la cinematografia e la fiction americana ci hanno propinato per anni raccontando la realtà quotidiana) reali che poco fuori Manhattan avvengono giornalmente mentre le nostre eroine dell'american way's life style no brain, vivevano (se vita si può chiamare) le loro inutili esistenze. In italia, società ormai più simile alla maionese americana che alla tradizionale società postindustriale europea, lo shopping è passato rapidamente da passatempo con le/gli amiche/ci a ricerca spasmodica dell'inutile e del superfluo fino, appunto, a diventare compulsività e malattia. Le cifre uficiali parlano dell'8% della popolazione mentre in realtà è vastissimo intorno al 20% è attraversa la società nel suo complesso, e le donne ne soffrono in misura di dieci a uno rispetto agli uomini.

La scuola?

Nella manovra del Governo (fra decreto fiscale e finanziaria e vari) non è stata mutata la linea seguita in questi anni dallo Stato ossia quella di finanziare la scuola privata, nonostante la Costituzione parli, in questo caso, di nessun onere per lo Stato, norma disattesa da sempre visto che le scuole private in qualche modo soldi ne hanno sempre ricevuti a scapito della istruzione pubblica che era in crisi negli anni settanta e ora è moribonda. Anche con l'attuale governo, infatti, è stata data facoltà al Ministro (non era meglio che lo decidesse Parlamento?) di valutare se finanziare o meno, da un Fondo apposito, le scuole private. Ora in Italia la gran parte delle scuole private, cattoliche, quindi hanno un certo orientamento che proprio oggettivo sui grandi temi non è così come di istruzione laica non sen parli nemmeno per carità, le famiglie che possono permetterselo devono già sborsare e che vogliono mandarceli sborsino pure un pò di denaro per farle frequentare ai propri figli, sono libere; lo Stao dovrebbe, invece, lanciare un programma di ristrutturazione dell'edilizia scolastica, e migliorare i programmi e la didattica per renderle la nostra istruzione pari a quella dei paesi civili (invece come si sa tutti i nostri ragazzi sono fra i più ignoranti ed impreparati nell'area OSCE), i fondi vengono ridotti e i programmi sono sempre più aleatori. Se parificazione ci dev'essere, a mio parere, dev'avvenire sulla base della qualità ossia si migliora, sia strutturalmente che dal punto di vista della didattica, quella pubblica e quella privata si adegua, qui invece si fa morire quella pubblica in modo che quella privata (salvo poche eccezioni) possa continuare a stare sul mercato senza nessun investimento aggiuntivo e vivacchiare dei fondi statali. Se questo vi sembra una linea politica valida ..... a me no. Ritengo, e ripeto, che io Stato (come in Francia per fare un'esempio) ho scuole che devo far funzionare secondo criteri e standard europei sia a livello didattico, che strutturale dove i futuri cittadini possano passare senza paura di calcinacci o altro, ed avere una formazione adeguata a questi standard, poi se la scuola privata vuole competere va bene ma si dev'adeguare agli standard fissati e, naturalmente senza oneri per lo Stato, se non ce la fa chiude ed avanti il prossimo, questo parassitismo deve finire perchè quei fondi che in qualche modo vengono assegnati ai privati potrebbero essere reimpiegati per la scuola pubblica in maniera migliore.

Terremoto dell'Irpinia, com'è andata a finire?

Ogg fanno 26 (e nn 20 anni) anni dal terremoto irpino in cui ci furono, accertati, tremila morti e decine di migliaia di senzatetto. Ci fu una mobilitazione straordinaria di solidarietà per questo evento, arrivarono persone ad aiutare, soldati ecc. ma passato lo slancio emotivo a 20 anni di distanza un primo bilancio lo possiamo (e lo dobbiamo) fare. Da allora in quelle regioni si è riversato un fiume immenso di denaro, ma quanto è realmente andato a risanare le ferite provocate da quell'evento naturale? Poco, troppo poco. Truffe, soldi spesi male, malaffare, disorganizzazione nei controlli, in una parola in quello, come in altri disastri naturali, il nostro Stato ha dispiegato tutta la sua incapacità ed inefficienza nell'impedire che i soldi che erano destinati alla ricostruzione finissero in mani sbagliate o diventassero mezzo di contrattazione "politica" al fine di attingere alla mucca anche un rivoletto: chi non ricorda la corsa di certi Comuni che non erano stati sfiorati, se non molto marginalmente, dall'evento per rientrarvi e avere i fondi per compiere altre opere e che per fare queste opere cittadini di questa Repubblica sono rimasti per anni in containers o in luoghi di fortuna, o quand'anche hanno avuto una casa l'hanno avuta lontano di luoghi a loro cari, o in zone che definire "marginali" e degradate è un'eufemismo. Si è imparata la lezione? No! Infatti anni dopo con il terremoto in Umbria ho assistito al "rito" della consegna delle chiavi, salvo poi scoprire dai giornali che un momento dopo che l'autorità se ne era andata le stesse chiavi sono state di nuovo ritirate dalle mani dei terremotati, ed ancora oggi mi risulta che la cosiddetta ricostruzione non è mai finita. Noi naturalmente siamo degli ottimisti ed ogni volta ci cadiamo nelle raccolte fondi, nella nostra solidarietà, nella nostra volontà di aiutare, ma ogni volta altri intervengono ed allora puff ricomincia la giostra......

Un'altro recordo tutto italiano

L'Italia è al terzo posto in Europa per consumo di droga, in particolare la cocaina e l'extasi, dopo Inghilterra e Spagna. In seguito all'inondazione dell'oppio afgano, sono anche crollati i prezzi al consumatore da un massimo del 47% della cocaina al 12% del hashish, da ti che ci fanno subito comprendere come la politica proibizionista ha fallito in tutto. Il mercato propspera ed anzi di consumatori ne trova di nuovi in nuovi segmenti sociali; ora uno Stato che vede una tale debacle si dovrebbe chiedere dove ha sbagliato e come riparare, invece qui no al contrario si discute di quantità e di dosi consentite, in pratica a Roma si discute ma Cartagine brucia......Ora non dico che liberalizzare sia la panacea, ma se ci fosse una politica di prevenzione che dalle scuole elementari fino all'Università, che veda coinvolti operatori del settore (pubblici e privati), forze dell'ordine, e quant'altro uno Stato in grado di difendere i propri cittadini da questo flagello dovrebbe essere stata già pensata e codificata (ma la prevenzione costa e quindi......), a cui si dovrebbe aggiungere la certezza della pena e, naturalmente, la distribuzione pubblica (in luoghi controllati sanitariamente) delle droghe potrebbe contribuire non poco a limitare i danni, viste le esperienze di altri paesi avanzati sotto questo profilo: ma già vedo i benpensanti, ed i "difensori della quiete pubblica, inorridire e gridare allo scandalo senza capire che con il loro atteggiamento, a dir poco ipocrita, sono loro i primi promotori, inconsapevoli ed in buona fede, dell'uso e del consumo delle droghe, e non ci sono solo droghe illegali ma quelle legali di cui si fa largo consumo (sigarette, io sono un fumatore, alccol, barbiturici, ecc.): se vogliamo tener fuori i nostri figli da questo malanno dobbiamo capire che, come per l'hiv, "se le conosci le eviti"......

Missione all'italiana

Dopo la morte di Gemayel, come ho scritto su un precedente post, per il Libano si apre un peirodo di grande incertezza, un pò per la situazione internazionale (USA indeboliti e sempre più impantanati in Irak, Europa che decide di non decidere, ecc.), sia per la situazione dello scacchiere mediorientale dove ad Israele, anch'esso impantanato nella "guerra" agli integralisti islamici nella striscia di Gaza (attraverso il discutibile rito degli omicidi mirati), si contrappongono Siria (coinvolta, pare, nell'omicidio di cui sopra, anchw se pare strano ora che questo paese stava aprendosi uno spiraglio nella diplomazia internazionale non vorrei che ci fosse una "manina" esterna che ha tutto l'interesse a che la Siria stessa rimanga nel ruolo predefinito) ed Iran (dove la Cia, rilanciata dal new yorker, dubita che ci siano in corso produzione di uranio arricchito per uso militare, anche qui un dubbio rimane) che si possono definire i giocatori di una partita che già nel martoriato Irak sta facendo precipitare nella guerra civile le varie etnie e confessioni, e che ora ha spostato l'attenzione sull'altro anello debole dello scacchiere appunto il Libano. La maggioranza antisiriana ha ora l'agio politico di poter spingere da un lato per tener su un Governo che ne è l'espressione e marginalizzare dall'altro la parte sciita della popolazione (che è maggioranza in proporzione agli altri), con conseguenze che si possono facilmente prevedere una fra tutte la destabilizzazione del precario equilibrio raggiunto in questi anni e che gli ha dato un periodo pace, anche se più formale che sostanziale, e a cui ora sembra dire addio. In tutto questo contesto la nostra linea politica in campo internazionale ha subito un'oscillazione vigorosa da un'appiattimento sulle posizioni americane che prima di valutare (facendo rimpiangere la realpolitik dei kissinger, che pur dei santarellini non erano) le conseguenze delle loro azioni hanno distruto la struttura dello Stato irakeno senza essere in grado di costruirne un'altra e vivacchiando sul loro ruolo di liberatori, quindi dicevo da una posizione avventurista ad un aopposta dove ci siamo fatti promotori della forza d'interposizione nel sud del Libano con un mandato che dire poco chiaro è dir poco. Ora la situazione si è aggravata il paese rischia di destabilizzarsi e i nostri soldati rischiano di trovarsi fra l'incudine della tensione libanese e il martello israeliano e di pagarne, insieme alle altre forze presenti, lo scotto maggiore: queste furono valutate quando fu deciso di mandarli in quel paese? O si è fatto, come al solito una valutazione più d'immagine ad uso interno (guerre buone e guerre cattive), che oggettiva delle conseguenze a cui si andrà incontro se precipitano gli eventi? Io sono convinto, che come dice la nostra Costituzione (art.11), il nostro paese non debba partecipare ad scenari di guerra e quindo noi dovevamo restare, a partire dalla guerra balcanica, fuori a tutti i conflitti cui invece ci siamo buttati, e nè fare da base logistica alle inziative altrui. La penso come Strada, in una parola, non sono "un" pacifista, ma sono contrario alla guerra in tutte le sue forme, in questo senso sì sono un pacifista

Elezioni in Olanda

Si sono svolte in Olanda le elzioni politiche e il risultato registra un'avanzata del Partito Socialista (da 9 a 26) che diventa il terzo partito del paese, con un'affermazione veramente ragguardevole, i laburisti registrano un calo notevole di votie di seggi (-10), e i conservatori pur perdendo voti (e seggi -3) si riaffermano il primo partito, mentre i liberali ne perdono 6 e i razzisti praticamente spariscono. Non si può non dire che le politiche registrano una difficoltà generale dei moderati (dai laburisti ai liberali) che difficilmente riusciranno a mettere su un Governo che speri di durare (a meno di non fare Grosse Koalition) per il tempo della legislatura, anche perchè a questo punto diventano fondamentali i partitini e le concessioni dovranno essere fatte. L'affermazione della sinistra socialista fa ben sperare per il futuro con la nascita di una sinistra socialista europea che si opponga al disegno liberista.

Partito Democratico, via alle scissioni

Con la spaccatura della Margherita si avvia un processo analogo che risente delle divergenze, quasi incociliabili anche nei Diessini. Allora, mentre Parisi presenta una mozione alternativa (anche se le differenze con quella rutelliana non sono molte) al parlamentino della Margherita che sembra studiata a tavolino per mettere in difficoltà Rutelli, e far risaltare i distinguo degli ulivisti in modo da rendere evidenti i rapporti di forza in quel partito, anche nei Ds il Correntone rompe gli indugi e comincia ad organizzarsi per candidarsi in via autonoma per le elezioni europee del 2009 ( in modo da contarsi evedere il risultato raggiunto) per poi confluire con il PRC nella sinistra europea, e presentarsi insieme, creando una forza socialista, base di quella che dovrebbe essere una nuova forza di sinistra (che si spera non sia l'ulteriore "partitino") capace di aggregare l'area magamtica attualmente ai margini dell'Ulivo. Andrà così? mah, personalmente l'Ulivo, ed il futuro Partito Democratico, non mi sono mai piaciuti per vari motivi, primo fra tutti che alla sua nascita scomparirà la sinistra nel nostro paese; un'altro motivo è la dirigenza diessina "imbevuta di liberismo" è un partito di sinistra che aderisce a tali logiche deve scegliere o è sinistra o è liberista (per dirne due). Le conseguenze di questi movimenti quali saranno? Bè se tutto va per il verso giusto vedremo nascere finalmente un partito che fa qualcosa di sinistra, un partito neocentrista (Ds+Margherita+cespugli) stile vecchio PSI, dai residui degli ex democristiani dei due poli e parti di FI e UdC la nuova balena bianca, An il classico partito di Destra, mentre la Lega verrebbe relegata al suo populismo con il restante di FI. Uno scenario attendibile? Credo di sì ma le variabili sono tante una è proprio il Capo attuale della CdL che di sicuro non ci sta ad essere "parte " di qualcosa (mentalità padronale o chiamatela come vi pare) che non potrebbe gestire a modo suo (da cui i trappoloni che sta mettendo su questa strada non ultima a mio parere proprio la "voce" di un suo ritiro, cui nessuno crede), di sicuro i partiti centristi avranno molte convulsioni (non tutto filerà liscio) e può darsi che alla fine si rimanga più o meno come ora magari con qualche sigla in meno. Il vero punto interrogativo sarà proprio la sinistra in quanto qui gli scenari sono due: o si evidenzia il tentativo di fare i conti con le parti meno "simpatiche" a Corporazioni e Confindustriali, che in seguito a crisi, e scissioni, di Governo verrebbero tagliate fuori dalla stanza dei bottoni (Prodi ne seguirebbe le sorti e visto che non è nato ieri ecco spingere le compionenti uliviste sulla via della distinzione rispetto ai partiti di appartenenza) salvo poi riorganizzarsi, si spera in un solo partito, e assumere il ruolo che i DS da oltre 20 anni non assolvono più; oppure c'è il tentativo di ridimensionare l'ala sinistra della maggioranza per farne uscire allo scoperto le contraddizioni, ridurle all'impotenza e applicare il programma con un'interpretazione neocentrista (che tanta gioia porterebbe nelle case di coloro che sono stati maggiormente favoriti dalle politiche neocentriste), il governo a questo punto resterebbe quello che è ora (viene disinnescata la minaccia vagante delle elezioni anticipate) solo che vedrebbe PRC sostituito da UdC e altri, e tutto ritornerebbe a prima di mani pulite: Avverrà? non avverrà? Non so e non sono un chiromante, ma di una cosa sono certo la "Fase due" è appena incominciata, e i cittadini italiani ne saranno spettatori più o meno passivi, se non strumenti, e altre "convulsioni" ci aspetteranno per i "giochini" che si stanno facendo, ma il sistema paese ne ricaverà solo altre crisi e altre finanziarie lacrime e sangue, tanto non sono soldi loro ma nostri (alemno di quelli che le pagano)

Villaggi o fortezze?

http://www.partitonuovivillaggi.it/ ho scovato in questo link davvero la proposta di creazione di villaggi, costruiti dallo Stato (e dove però non vige la sua legge, ma quella decisa dalla comunità) che dovrebbero essere costruiti in zone non urbanizzate e dove si potrebbe, a dire dei fondatori, vivere in sicurezza e sono così sicuri che addirittura hanno fondato scritto ai politici per sensibilizzarli e fondare un partito (mettondo annunci sui giornali) per far sentire la loro voce, fra parentesi c'è anche lo schema di come dovrebbe essere strutturato e a me ricorda il multilevel. Ho dato un'occhiata al sito web proposto (e qui riporto il link) e mi pare qualcosa che al momento potrebbe essere dubbio sia sotto il profilo della costituzionalità che sotto il profilo dell'impero della legge. Ma in verità non è un'idea nuova visto che negli USA un'esperimento di questo genere fu fatto a partire da circa 30 anni fa (citato da J. Rifkin) e dove dove tutto era costruito in funzione della sicurezza e della tranquillità di coloro che vi abitavano in stile villaggio fortezza, appunto, dove criminalità e violenza non vi entravano e per arvi parte si doveva rispondere a certi requisiti predefiniti. Ora se anche questa cosa arriva nel nostro paese significa che la situazione o è proprio da far west e quindi chi può si attrezza in tal modo (con polizia privata inclusa) o qualcuno vedendo "ingarbugliarsi" le acque ha fiutato l'esigenza delle classi medie di maggior sicurezza e, anche come affare economico non indifferente, fa leva per introdurre anche in Italia isole del genere. Pur essendo un fenomeno non italiano potrebbe prendere spazio, e a parte tutti i dubbi mi fa venire in mente un film fi fantascienza "2022 i sopravvissuti" che chi ha visto capirà il perchè ne parlo.Piccolo aggiornamento: l'idea è di coloro cui apparteneva la Buton SpA padrone del marchio "Vecchia Romagna" molto noti a Bologna (fonte: Corriere della Sera)

Va o non va?

Dopo un lancio di Libero in cui faceva capire che, pur restando in politica, non si sarebbe ricandidato a capo dellaCdL; poi la cosa è stata smentita (e contro smentita da Libero, che oggi ha annuciato la seconda parte). Siamo al solito giro di valzer, per attirare, e valutare se l'opinione pubblica e i media ne parlano (e di conseguenza se sale l'attenzione), e se si apre il dibattito sulla propria agenda politica che prevede la mai abbandonata spallata al Governo, l'attacco all'UdC, il rafforzamento dell'asse con la Lega (sempre più riottosa visto che il suo unico obiettivo è il federalismo e ha fatto capire, che nonostante il referendum fallito, se ottiene quel che chiede non ci sarebbero problemi a forme di convergenza con l'attuale maggioranza), e, come credo veritiero anche il polverone del suo abbandono, così tanto per vedere chi si fa avanti: tanto credo che tutti sanno che An e Fini sono i candidati e successori naturali. Sempre che non si verifichino "eventi" quali la nascita del partito democratico (Ds+Margherita+cespugli) con l'uscita verso destra degli scontenti e dell'Udeur (e verso sinistra del correntone Ds+PRC e l'inizio di un cammino verso un nuovo soggetto politico che si ponga a sinistra) che farebbe da contraltare al centro della CdL(UdC+centristi di FI e altri) che ci ridarebbero un surrogato di balena bianca (forse un balenottero) che davvero avvererebbe la "profezia" di Montanelli di morire democristiani, chiaramente all'attuale Capo della CdL questo non può essere l'orizzonte davanti (e nemmeno all'asse, dell'altro schieramento, D'alema-Prodi i quali per motivi opposti e contingenti si troverebbero ancora una volta schierati con l'avversario a difesa dello status quo) che di fatto l'escluderebbe dai giochi e lo relegherebbe sempre di più su posizioni populiste: ecco quindi la pensata di far filtrare l'idea che potrebbe lasciare la leadership a qualcun'altro e poi vedere, appunto, cosa accade per poi bruciare i candidati: questo scenario non è nuovo nel panorama italiano (sempre bizantino), nulla di nuovo,il solo problema è che avviene tutto alle nostre spalle, e soprattutto chi ha votato per gli attuali schieramenti voglio proprio vedere come riuscirà a turarsi il naso e continuare a votare per loro......

Libano sull'orlo del baratro

Un pò di storia il Libano è un'altra delle invenzioni degli occidentali in quanto le 5 province furono affidate (insieme alla Siria) al "protettorato" francese che costruirono uno Stato ed una costituzione "etnico/confessionale" dove ad una fazione doveva andare un certo ruolo ed una certa costituzione, senza tener conto delle diverse storie che le province preesistenti portavano con sè. Ancora una volta il Libano, in particolare, il Medio Oriente in generale, si pone al centro delle preoccupazioni internazionali (e nostre, visto che lì abbiamo tremila soldati con mandato ONU): in Libano è stato ucciso Gemayel leader della fazione/partito cristiano-maronita: a mio parere è come buttare benzina sul fuoco, siamo ad un passo dal baratro per la seconda volta in 30 in questo paese. Questo Stato (come l'Irak, il Kuwait ecc. per la parte inglese non preesistevano, ma furono "disegnati" dagli occidentali mettendo insieme gruppi etnici e confessionali opposti fra loro), ha avuto una vita travagliata fin dall'inizio schiacciato com'era fra Giordania, Irak, Siria da un lato e Israele dall'altro, subendo, forse più degli altri, le influenze nefaste dei giochi di guerra che sono stati fatti in quest'area, fino a diventare il crocevia di interessi che andavano al di là dei suoi interessi mettendone addirittura in discussione la sua sopravvivenza stessa; infatti (fra terrorismo, guerra di spie, traffico di armi, invasioni israeliane, e guerriglieri palestinesi e da ultimo la pervasiva organizzazione degli sciiti Hezbollah) dal dopoguerra ad oggi possiamo dire che ha vissuto pericolosamente sul filo del rasoio della sua disintegrazione. In questo quadro, nonostante la lenta ricostruzione avvenuta dopo la prima guerra civile, e la soffocante presenza siriana (che doveva solo avere la funzione di dissuasione nei confronti degli israeliani, ma in realtà ha di fatto reso questo paese asservito ad interessi altrui e terreno di scontro fra gruppi filosiriani da un lato e le fazioni del resto del popolo libanese e gli israeliani dall'altro), si aggiungono prima l'omicidio di Hariri e ora di Gemayel che fanno risalire il termometro della tensione al livello di guardia, sospingendolo di nuovo sulla china pericolosa del tutti contro tutti e, tutto ciò sotto gli occhi della comunità internazionale intervenuta per evitare tensioni al confine israeliano (anch'esso testimone prima dei lanci di missili verso israele spingendolo alla controversa invasione per cercare e distruggere gli sciiti - cosa invece fallita in quanto un pò per l'appogio popolare che ha l'organizzazione islamica un pò per la sua capacità militare, un pò per le armi che copiose ha ricevuto ed accumulato, un pò per la imperizia dei comandi israeliani - non ha sortito gli effetti desiserati anzi ha rafforzato hezbollah nei suoi territori), ma in realtà facendolo ripiombare negli anni bui della guerra civile che già i libanesi hanno dolorosamente vissuto in passato. Ancora una volta ci troviamo vicino a casa nostra ad avere a che fare con i ruggiti della guerra, con tutte le sue nefandezze (perchè questa che rischia di esplodere, come la precedente, è una guerra civile) che assommata al vicino Irak, ai territori palestinesi, all'Afganistan fa di questa Regione, non solo una delle più martoriate, ma il vero fulcro dello scontro fra una concezione della risoluzione militare delle controversie politico-economiche, ma anche (e si spera di no) la scintilla definitiva che può fa esplodere un'intero mondo (quello arabo- musulmano), travolgendo sul suo percorso Stati e speranze di pace: c'è un'uscita? Si ma è ormai strettissima quasi uno spiraglio, basta un soffio leggerissimo per chiuderla definitvamente con tutto quello che significherà per noi occidentali (in particolare per gli europei che sono anche geograficamente vicini) ormai, anche contro la nostra volontà, sempre più coinvolti, come coprotagonisti, da chi ha interesse a giocare con la vita altrui per proprie convinzioni politiche e religiose.

Ci risiamo....

Continua la polemica del Professor Ichino per scardinare le pochissime certezze e diritti che sono rimasti ancora in vigore nel nostro liberistico paese. Oggi sul Corriere della Sera nell'editoriale in prima pagina il Professore ha percorso un'altra tappa nella sua marcia contro i privilegi e le inefficienze nella Pubblica Amministrazione; liberista, ex Dirigente sindacale della CGIL, professore universitario (una delle categorie maggiormente protette del publico impiego del nostro paese), dopo aver attaccato nel saggio "A cosa serve il Sindacato" (che ho letto avidamente lo confesso), e aver tirato fuori un'altro saggio, e vari articoli, sugli sfaccendati del pubblico impiego (ed ha ragione ce ne sono in ragione di 1 a 3), oggi apre sulla norma costituzionale (art.97) che impone la procedura concorsuale per l'assunzione nella pubblica amministrazione, affermando che è superata e che è meglio far assumere direttamente basandosi su come poi costoro lavorano, naturalmente togliendo valore legale a diplomi e lauree; non per critica ma solo per immaginazione io già vedo nel nostro paese, dove il nepotismo è un'arte e il malcostume della raccomandazione è assurta a consuetudine, le possibilità che un giovane, senza i requisiti su esposti possa far carriera e lavorare. Come ogni innamorato del libero mercato, è chiaramente un sostenitore del laissez faire, e come tale non vede di buon occhio un'eccessiva invadenza dello Stato in materie, che, a torto o a ragione, in un paese civile "americanizzato", dovrebbero essere parte integrante del libero gioco fra domanda e offerta. Fin qui nulla di male, anzi, su molte tesi proposte non si può non essere d'accordo anche perchè è fin troppo facile, in un paese come il nostro (dove nulla funziona), puntare il dito contro qualcosa o qualcuno; e soprattutto quando poi si trovano orecchie attente nella presunta sinistra "riformista" nel centro dell'unione e nella parte non populista della CdL. Il punto però è proprio questo. In Italia dove l'egoismo di categoria (un'eufemismo per non parlare del corporativismo) porta a difendere strenuamente le posizioni conquistate in 50 anni di malgoverno della Prima Repubblica, dove lo Stato è "indulgente" con l'evasione e l'elusione, dove gira e rigira chi paga sono i soliti che hanno la ritenuta alla fonte, dove si elimina la certezza del diritto e della pena, dove la giustizia costa (e chi non può permettersela va in galera, il patrocinio gratuito è vietato), dove vengono buttati soldi nel pozzo nero dell'Alta Velocità (che in altri paesi non ha creato nemmeno un posto di lavoro in più ed anzi ha creato ed allargato differenze sociali) mentre le Ferrovie dei "mortali" sono poco sotto quelle di un qualunque paese povero e arretrato del quarto mondo (con tutto il rispetto per questi paesi visto che è la maggior parte della colpa è del mondo occidentale e delle classi locali corrotte che hanno studiato nelle università americane), dove le lobby condizionano pesantemente l'economia italiana, dove un comico non può aprire bocca perchè sennò non lavora più; dove grazie proprio alle "riforme" del mercato del lavoro si sono prodotti solo precari senza futuro e senza pensione: dove l'elenco precedente è solo a titolo informativo, ma di cose da elencare ce ne sarebbero ancora. In tutto questo quadro s'inserisce l'analisi del professore che sarebbe ovvia se il nostro paese avesse i soldi e la volontà politica di creare condizioni perchè quello che sono le sue proposte potessero essere applicate, nella maniera corretta e con un welfare da Norvegia non certo "americano", e soprattutto non con gli squali che in politica in economia e nella finanza attualmente navigano le acque della nostra società. Il liberismo nel mondo ha fatto moltissimi danni dall'America latina fino all'area del pacifico e ha acuito (se era possibile) le differenze e le condizioni di vita dei ceti più deboli, e mi chiedo è questo il disegno ed il futuro per il nostro paese? Siamo condannati a vivere in una società dove il diploma (e la laurea) non hanno più corso legale, dove lo Stato ti finanzia in parte per andare all'Università, dove la Sanità privata (con assicurazione privata è ovvio) ti cura solo se te la puoi permettere, dove oggi fai lo spazzino domani fai hamburger, dopodomani il fattorino ecc., dove se hai i soldi puoi accedere ai lavori migliori,e l'istruzione migliore te la devi pagare sennò ti accontenti di quella di base e/o vivi dell'assistenza "compassionevole" o emigri, o ti arrangi, e che società è questa? un'incubo che abbiamo già di fronte: si chiama USA, no grazie.p.s. la foto a corollario è esemplificativa della nostra futura situazione se il liberismo diventasse davvero imperante nel nostro paese

22 dicembre giornata mondiale dell'infanzia

(fonti: http://blog.libero.it/maredema/commenti.phpmsgid=1922798&id=59615#commentshttp://blog.libero.it/thebonny/commenti.php?msgid=1924485&id=52698#comments )..... allora sto matto di ninograg cosa cavolo fa? perchè due link di due blogger amiche? Perchè entrambi riguardano l'argomento in questione nel titolo. Già mentre il 22/12 è la Giornata mondiale dell'infanzia indetta dall'ONU e a cui hanno fatto riferimento sia politici nostrani che leader internazionali, due fantasiosi americani hanno indetto la giornata dell'Orgasmo Mondiale dove grazie al flusso di energia positiva dovrebbe aiutare a vivere e creare le condizioni miglori se nel momento topico tutti pensiamo alla stessa cosa: una burla? una bufala? una leggenda? non so ma di sicuro se venisse presa alla lettera si avrebbe un'incremento delle nascite da far tremare le vene ai polsi ai demografi dell'intero pianeta (oltre che rappresentare la più grande ammucchiata della storia dell'umanità , con piacere anche del sottoscritto è ovvio...), non metto in dubbio la veridicità dei post anzi proprio perchè sono blogger seri io non posso che prenderne atto e rilanciare la notizia, ma il punto è un'altro: secondo voi i media a quali delle due notizie hanno dato rilievo? contiamo i secondi per sapere la risposta ................ma naturalmente quella dell'orgasmo globale, che pensavate? scherzate? Quella dell'infanzia e a chi frega? noi dell'infanzia ne parliamo solo nel caso di eventi tragici o delinquenziali o quando ci mettono sotto gli occhi il solito bambino africano affamato poi quando ci hanno spillato la donazione, (ma con tutti i soldi che cacciamo per beneficenza la fame non era stata già debellata?) e ci siamo lavati la coscienza possiamo tornare all'orgasmo.....mediatico

A proposito di censura.......

Nel nostro paese ormai è acclarato che si può fare solo il bagaglino, perchè la censura esiste ed è della peggiore specie (le cannonate non sono arrivate da un'organo ma dagli organi di stampa), da chi non te lo aspetti. In altri paesi cosiddetti di democrazia avanzata come gli USA vengono monitorati i blog (di ufficiali e truppa) per evitare che trapelino notizie sulla reale condizione dei soldati americani in Irak, e si diano (ma non è questo il caso, anche se la motivazione ufficiale è proprio questa) notizie che compromettono la sicurezza, ma il problema vero è che si cerca sempre di più di costringere la rete Internet in lacci e lacciuoli che dovrebbero impedire la libera manifestazionedei surfer. Ora, c'è da mervagliarsi? No per quanto riguarda la censura perchè, come si chiama il mio blog, "davvero siamo in periodo buio e dobbiamo vivere e sopravvivere nel nuovo medioevo"; Si invece se pensiamo che tutto questo passa sotto i nostri occhi e nessuno, o quasi, dice nulla si accetta passivamente: ciò mi ricorda gli anni immediatamente prima all'affermazione dei regimi totalitari del secolo scorso, e mi vengono i brividi.(fonte: http://liberoblog.libero.it/politica/bl5465.phtml )

Il sondaggio

Da un sondaggio La CdL sarebbe al 57% e l'unione al 46. E allora? A parte lo spettacolo offerto agli elettori-cittadini in questi mesi, che si aspettavano, un applauso? E' una coalizione composita che va dai moderati (per così dire) alla sinistra (quasi vera), metterli d'accordo è una fatica di sisifo. Ma in realtà il mio sospetto, già espresso in precedenti post è che il giorno dopo l'esito elettorale si era già al lavoro per costruire il grande centro, per elimianre quel poco di sinistra che è rimasto in vita e abbracciarsi con l'altra parte, in modo che se ci fosse stata una speranza di un qualcosa di diverso (minima che so una legge antievasione efficace per fare un'esempio), o meglio "di un qualcosa di sinistra" ora è meglio metterci una pietra (tombale) sopra. E Prodi lo sa come pure lo sanno i suoi avversari, interni ed esterni, e la dialettica sulla "seconda fase" è già incominciata (i contatti ci sono stati e si rafforzano, ma questo gli habituè di questo blog l'avranno già letto), quella che per creare il "casusu belli" per la rottura con l'ala sinistra si tira fuori le pensioni e altro, in modo da un lato confondere gli elettori (forse, perchè ho dei dubbi per esempio che elettorato sia ancor più confondibile di quanto già lo sia) e dall'altro creare le condizioni di un "qualcos'altro" dove possa nascere un partito democratico e il grande centro appunto, io spero che i miei connazionali aprano gli occhi perchè i rischi di regime ci saranno con questo scenario non con altri paventati e sventolati sotto gli occhi

Dopo Fiorello stasera toccherà anche a Crozza, e Banfi dove lo mettiamo?

Fiorello ieri ha dato una lezione di stile, da vero signore, e qualche sassolino se lo è tolto, alla contumelie che gli sono piovute addosso in queste settimane, infatti ha fatto alcuni accenni alla polemiche sottolineando soprattutto che se era "satira vigliacca" "loro vigliacchi non sono": ed io mi associo. Come già detto in un precedente post la censura ha vinto, e ha vinto a mani basse. Stasera Crozza, il comico genovese (sarà una genia ma anche Grillo lo è) si presenta in tenuta da "diavolo con due corni rossi" per sottolineare il come è stato definito e poi ha mandato il filmato dove "vestendosi da Papa ha esposto un cartello dove scusandosi per l'interruzione farà presente che le trasmissioni riprenderanno il più presto possibile .... fra un paio di secoli (forse), ossia quando probabilmente, almeno questo è l'auspicio (anche mio ma io sono pessimista e dico al prossimo millennio), non saremo più un paese clericale". Ora se avevamo ancora dei dubbi, nonostante i nostri pavidi politici che per ingraziarsi i potenti di oltretevere, e di loro esecutori, non hanno mosso un dito nella difesa della laicità dello Stato e della società (un plauso alla La7 per aver mandato in onda la trasmissione), ma dico se avevamo dei dubbi sul fatto che siamo un paese laico e che oltre alla cappe di piombo (storiche) che già c'erano, se ne è aggiunta un'altra molto pesante e con questa l'aria è ormai irrespirabile: come ha detto Fo in tv "un popolo che non sa ridere è pericoloso": chi ce lo vuole vietare? la risposta ce l'abbiamo davanti, Addio Libertà di manifestazione del pensiero, un'altro pezzo della nostra Costituzione che viene buttata nel dimenticatoio, un brutto giorno per la democrazia. In ultimo la "coraggiosa" fiction (per i tempi che corrono) dove Banfi è il padre di una ragazza gay che si sposa in Spagna (in Italia sarebbe scoppiata una rivoluzione che faceva impallidire quella francese), e posso capire se un pò di preoccupazione l'attore la può avere ma la tv di qualità (per i nostri tempi per caità mica si parla di Flajano) dev'essere coraggiosa anzi auspico che ce ne siano di più di fiction come questa e come quella dove il bravissimo Buzzanca presentava una tematica simile: più coraggio signori è vero che siamo alla normalizzazione soporifera ma i singulti non guastano mai.

USA: fine dell'egemonia dei neo/teocons? Passiamo ad altro

Dal giro in Asia, a seguito dell'APEC, a parte le solite raccomandazioni al libero scambio e a ridurre gli aiuti agricoli (di cui sia gli USA che l'Europa fanno largo uso, e nonstante il round di Doha, a scapito delle economie emergenti) Il Presidente americano torna a casa con poco, molto poco in mano, anche perchè dimezzato al suo interno (rischia anche l'impeachment a causa delle violazioni dei diritti umani), è ormai poco ascoltato anche all'estero, soprattutto dove ora è spostato l'asse economico-politico, visto che le richieste di un'intervento presso la corea del nord è stato bocciato senza possibilità di replica, e a parte gli accordi economici (che interessano le multinazionali americane che in barba ai diritti umani e sindacali, vanno proprio a cercare le localizzazioni dove proprio non ci sono paesi democratici: Cina, Vietnam, ecc. altro che esportare la democrazia!!), nient'altro ha ottenuto, se non l'impegno di Cina e Russia a trattare sul fronte Iran per una deliberazione del Consiglio di Sicurezza ONU che di sicuro come la vuole lui. Ma non doveva essere il "secolo americano?" e non ci "doveva essere la definitva affermazione del migliore dei mondi possibili?" mah a me pare che il declino della potenza politica americana sia ormai, se non ci saranno sorprese nelle prossime elezioni e repentini cambi di rotta politica ed economica, questo paese potrebbe prendere la china peggiore, quella di rinchiudersi in se stesso e da lì esser teso più a controllare i propri cittadini e quelli dei paesi satelliti (come il nostro) che di giocare la partita come l'ha condotta finora. Ora il problema è: e noi che facciamo? corriamo in soccorso dei cinesi (prossimi vincitori della guerra economica) o rimaniamo "semper fidelis" (e questo meno è coerente con la nostra storia)? Fra parentesi un rapporto pubblicato dal New Yorker della Cia ha definito non probabile il programma nucleare iraniano e a quanto pare il Nostro non ha gradito. Piove sul bagnato

Finanziaria: e i tagli ai politici dove sono?

(fonte: http://liberoblog.libero.it/economia/bl5458.phtml )Da libero blog riprendo il post di qualcosadidestra per dire dell'ennesimo "infortunio" in cui incorre questo governo che, come quelli che l'hanno preceduto negli ultimi 20 anni, taglia, riduce, elimina, alza le tasse (chi dirette e chi indirette ma il risultato è lo stesso), combatte a parole l'evasione e l'elusione, ed infine fa annunci di ridurre gli stipendi a dirigenti pubblici, alti funzionari e ai politici: ma qui scatta qualcosa ed ecco oops si tagliano gli stipendi si ma solo a quelli che sono ministri e parlamentari contemporaneamente: non si può non essere d'accordo con il blogger.

Satira: ha vinto la censura

(fonte: http://liberoblog.libero.it/cultura_spettacolo/bl5456.phtml ) riprendo da Liberoblog un discorso affrontato in un precedente post per riaffermare che nel nostro paese non c'è più libertà d'espressione, e visto che ci siamo perchè non chiedere il permesso preventivo (con autorizzazione per iscritto e protocollata) anche per pensare? Ormai il parlare è "osservato" e se del caso interdetto; la satira è morta, la satira "buonista" è con l'ossigeno, se Fiorello anche è stato di fatto costretto ad autocensurarsi,siamo alla frutta; il pensare è rimasto ancora, dicevo, ed il dirlo che può essere un problema ma ci si sta attrezzando anche in questo: però da oggi il primo che dice che gli islamici sono contrari alla libertà di espressione e alla satira, deve tacere, noi qui non siamo meglio, e se c'è chi ne dubita guardi la campagna stampa di questi mesi.

Palestina: che errori!

Dopo le due manifestazioni sulla Palestina si può ora a "bocce ferme" riflettere sui motivi le cause e gli errori. Innanzitutto suggerirei la lettura di "Vittime" di Benny Morris, un'israeliano che questo libro fa una storia sulla formazione del focolare nazionale in Palestina, a scapito dei residenti locali a forza di acquisti in toto di interi lotti di terra, dove insediare le colonie, ma soprattutto per aver fatto alzare almeno le sopracciglie sia ai suoi connazionali che ai palestinesi di qualunque provenienza sia politica che religiosa. Dopo averlo letto (come ho fatto io) probabilmente una riflessione attenta avrebbe dovuto portare a una diversa concezione nel dimostrare la solidarietà al popolo paelstinese: infatti due dimostrazioni non servono (soprattutto se con i toni di quella romana) in quanto non si fa un favore ai due popoli o meglio alla parte di loro che vuole la pace e la costruzione dei due Stati (non è un'idea originale sapete, era previsto negli accordi fra le nazioni, sponsor gli inglesi come testimonia anche Toynbee storiografo e facente parte della delegazione del suo paese come esperto delle cose mediorientali, ma poi per ignavia e superficialità strafottente se ne è costruito solo uno), confinanti e conviventi da buon vicini, ma se si accentuano i contrasti, già ora forti si uccide la speranza. Di errori e colpe in Palestina l'Occidente ne ha commessi tantissimi, ma nell'ottica dei blocchi potevano starci (il mondo arabo nelle sue espressioni radicali era finanziato dall'Urss, mentre Israele e alcuni paesi arabi lo erano dagli USA). I palestinesi, poi, erano una delle più laiche società che si poteva in trovare in quello scacchiere (insieme all'Irak, che fra parentesi è una finzione perchè fu voluta dagli inglesi e i loro alleati che si "industriavano" a creare Stati là dove non ne esistevano mettedo insieme tribù e religioni incociliabili, un'esempio il Libano, come la Storia recente ha poi dimostrato)l'OLP era di matrice socialista e nazionalista e quindi gli integralismi religiosi non avevano spazio: anzi chi finanziò i radicalismi religiosi furono proprio gli occidentali e gli israeliani, di fatto agevolandone la crescita in funzione anti OLP, ed ora se li trovano davanti come nemici. Quindi con queste premesse non si può non capire che fare gli interessi del martoriato popolo palestinese, che più di una volta ha fatto da specchio per le allodole conto terzi ed è stao messo sull'altare sacrificale per operazioni che venivano decise in altre capitali, non significa criminalizzare il popolo israeliano nè chi questa guerra a bassa intensità non la vuole. Il problema è come al solito delle elités al potere che per una malintesa supremazia politico-militare (anche se ora attenuata dagli hezbollah che hanno dimostrato come cannoni ed aerei non servono contro miliziani armati ed addestrati che hanno l'appoggio della popolazione della zona, così come certo non ci si fa amare se poco prima di sospendere le ostilità si riempiono di cluster bomb il terrono di scontro), ci si permette di affamare un'intero popolo. Non servono manifestazioni "contro" ma "per": una reale volontà di pace spingerebbe i due popoli a parlarsi (soprattutto ora che l'Amministrazione avventurista americana è ridimensionata sia in seguito al pantano irakeno che alla sconfitta elettorale in USA), e a mettersi inotrno ad un tavolo, altro non serve alla pace, e le vendette (inneggiandovi) non hanno mai pagato, anzi non fanno altro che acuire l'odio. Io ho già detto che mi fa orrore che la mattanza palestinese e che deve finire, che le logiche di scontro non pagano, che tenere segregato un'intero popolo non rende migliori di chi ha li ha perseguitati in passato, che lo scontro di civiltà è un'invenzione comoda che serve a dominare al proprio interno nei paesi occidentali, che si devono accentuare i segnali di dialogo fra le parti, che le manifestazioni, infine, settarie fanno il gioco dei guerrafondai, così come anche quelle buoniste non sono meglio, perchè alla fine lasciano il sapore in bocca del giustificazionismo (un pò come la satira, se faccio ironia a destra la devo fare per forza a sinistra): mai come ora vale il motto "FATTI NON PIU' PAROLE" la Palestina vuole pace..... null'altro.

Come ti costruisco Winston Smith

La società mediatizzata dove tutto è fonte informativa, e dove tutto è mercato delle idee ci pone di fronte ad un problema che oggi non è più rimandabile oltre: le scienze sociali hanno ormai individuato il problema, che da anni, è al centro della società postindustriale ossia la formazione dei futuri cittadini-elettori-consumatori. Solo in questo modo si potrà garantire la continuità sociale del sistema. Il punto principale è la socializzazione ossia la capacità prima di studiare i comportamenti e le influenze che fin da bamibini si ricevono dal cosiddetto "gruppo primario (famiglia ed ambiente vicino che per loro è facilmente riconoscibile", poi di fascia d'età in fascia d'età si valutano le varie influenze che il futuro cittadino assorbe e con le quali interagisce, man mano che si rapporta sial al mondo degli adulti che ai suoi coetanei. Qui il ruolo delle cosiddette "agenzie primarie" (famiglia, scuola, gruppi di coetanei, e media) è fondamentale perchè come si afferma da più parti che gli stessi non conoscano la storia istituzionale, politica, sociale del loro paese dal punto di vista nozionistico, è un problema non di primo piano, se attraverso le stesse agenzie si riesce a renderlo partecipe della società che gli sta intorno, ponendo accanto alla sua visione del mondo i "contributi" che vengono dalla interazione con essa attraverso il diluvio informativo,: questa è la socializzazione. Esempi sotto gli occhi ne abbiamo molti: infatti se vedono "Re leone" comprendono la gerarchia, se guardano i Simpson conoscono i valori e disvalori della società in cui interagiscono, se guardano i vari relity comprendono il giochi di ruolo che poi adotteranno nella società, se guardano i talk show si fanno un'idea della conflittualità interpersonale, se vedono gli spot ed i dibattiti politici (soprattutto in tempi elettorali) comprendono la competizione politica fra partiti e, rapportandoli ai valori di cui singolarmente sono portatori (ma anche i disvalori), hanno la coscienza dello schierarsi. Tutto dalle scienze sociali è stato studiato e predeterminato da quasi un 50ennio (all'inizio tali scelte così come il marketing politico erano figlie dirette della ricerca di nuove tecniche di vendita per prodotti commerciali, poi mutuate in altri campi, ma la base è questa), quello che però nessuno ha mai osservato (o volutamente o non volutamente) è come, come qualunque prodotto umano, tutto quanto sopra abbia anche un risvolto della megalia piuttosto inquietante: attraverso gli stessi studi sull'effetto dell'interazione socio-politica si possa predeterminare la scelta dei futuri cittadini alla gamma delle offerte presentate. Questo è il punto, se è vero che col nozionismo i giovani (intendesi tali la fascia che va dai 16 ai 29 anni) assorbivano una serie di concetti senza metabolizzarli e riusarli nella socializzazione una volta adulti, lo sbilanciamento all'opposto comporta per essi la "non" conoscenza dei meccanismi sociali, politici, culturali di base (nonchè la loro storia), è il vuoto lasciato da questa informazione di base non viene colmato se non da quello che si vuole fornire attraverso le "agenzie secondarie (scuola superiore, università, mondo della comunicazione, interazioni personali) porta ad un livello altissimo il tasso d'influenzabilità e di permeabilità a modelli deleteri e dannosi sia pure a lungo termine. Se poi mettiamo in conto anche la onerosità dell'accesso alle fonti di comunicazione, il ritratto è completo perchè davvero a questo punto chi ha i mezzi può avere un panorama completo davanti a sè chi invece no deve attingere alle singole informazioni di base e parziali che i media di solito danno senza poter approfondire gli aspetti più particolari: quindi come affermava J. Rifkin il problema è l'accesso ed il costo sociale e politico che la comunicazione pubblica dovrebbe fornire gratuitamente a tutti e nela quale è gravemente carente in quanto spesso le elitès al potere sono colluse con quelle economiche e finanziarie e quindi creano "un'imbuto" che non soddisfa il requisito base della moderna democrazia ossia la conoscenza perfettibile dei problemi.

Clima: abbiamo ancora dei dubbi?

fonte: http://meteolive.leonardo.it/meteo-notizia.php?id=19359&x=1Dal citato link una notizia che, aggiunta alle altre dovrebbe confermare che davvero nel clima globale del pianeta qualcosa è già cambiato: in Siberia, dopo l'inverno scorso durissimo, si sta vivendo una primavera inaspettata con temperature miti che impediscono agli animali o di andare in letargo o di mimetizzarsi (avendo già cambiato la pelliccia da estiva in invernale), e se i più poveri (i primi colpiti dal freddo dell'inverno scorso, ne sono morti a decine) ne provano piacere in realtà comprendiamo che davvero qui il problema è urgente in quanto il clima planetario è mutato e se dove doveva fare freddo c'è primavera mi chiedo dove ristabilirà il proprio equilibrio. Leggevo su Panorama della settimana un commento di G. Ferrara (noto ed inteligente commentatore: http://www.panorama.it/opinioni/archivio/articolo/ix1A020001038815 ) che a proposito di queste tematiche esprimeva tutte le sue perplessità e scetticismo, e non a torto in certi casi, così come non a torto critica gli instabili modelli climatici ora esistenti (anche perchè i Governi ci investono poco, troppo poco), ma il messaggio che però passa è quello del non preoccuparsi che comunque non ci saranno i i disastri preconizzati ecc. che ci sono cose più importanti e certe dal punto di vista dell'osservatore sociale, ma a mio parere se non ne cominciamo almeno a discutere ora, quando? Se non ci rendiamo conto che questi cambiamenti in atto, magari non saranno catastrofici, ma qualche "problemuccio" lo possono creare e quindi è meglio prevenire che curare: capisco il messaggio rassicurante, capisco pure che questo sistema per poter comunque crescere all'infinito dev'avere meno limiti possibile, che i "manovratori del ponte di comando non devono (e vogliono) essere disturbati", capisco tutti ma che la situazione stia mutando ce ne siamo accorti tutti e a me le rassicurazioni non piacciono preferisco l'evidenza che ho attorno, quindi secondo me una certa moderazione può essere utile ma nascondere la testa sotto la sabbia no.

Satira, satiri, satire

Che cos'è la satira? Ecco cosa dice Wikipedia: "La satira è un genere della letteratura, del teatro e di altre arti caratterizzato dall'attenzione critica alla vita sociale, con l'intento di evidenziarne gli aspetti paradossali e schernirne le assurdità e contraddizioni etiche. La satira non va confusa con lo sfottò, ovvero la presa in giro bonaria. Ed ecco cosa di La Corte di Cassazione, Prima Sezione Penale, con sentenza 9246 del 2006: "(tratta anch'essa da Wikipedia) È quella manifestazione di pensiero talora di altissimo livello che nei tempi si è addossata il compito di 'castigare ridendo mores', ovvero di indicare alla pubblica opinione aspetti criticabili o esecrabili di persone, al fine di ottenere, mediante il riso suscitato, un esito finale di carattere etico, correttivo cioè verso il bene." Stabilito, credo, quello che sono i parametri passiamo ai fatti. Nella cultura occidentale fin dai suoi albori (magna grecia, roma, e altre culture simili) la satira è sempre stata definita, studiata, esposta e ........ perseguitata, anzi con l'avvento del Cristianesimo si riuscì a trovare il modo di vietare il riso perchè distoglieva dalla paura del Diavolo (in realtà si temeva di perdere il controllo dei cuori e delle menti delle persone), e, comunque, fino ad oggi non si contano i tentativi di "controllo e persecuzione" della satira e di chi la fa . Ma, nonostante tutto, questo genere ha continuato a prosperare e trovare nuove strade per arrivare al cuore e alla mente della gente aprendo i loro occhi e facendogli, una volta tanto, vedere il vero lato del potere, democratico o assolutistico/monarchico che sia. Orbene, si ritiene (o ritenenva) che con l'avvento di concetti quali la democrazia, il liberalismo, il pluralismo, la laicità, la libertà ecc. la satira (e chi la fa) avessero ormai cittadinanza piena almeno nei paesi che adottano questi principi (ma attenzione, primo intoppo, se scaviamo notiamo che c'è stato un primo prosciugamento di questi concetti che diventando "generalissimi" hanno perso il loro primario e fondamentale significato, e non solo io il solo a dirlo, modesto blogger, ma anche autorevolissimi studiosi di politologia, sociologia ecc. un nome per tutti il Prof. Sartori) ritenuti fra quelli che meritavano di essere iscritti anche nella Dichiarazione dei Diritti fondamentali dell'Uomo; invece non è così perchè nonostante questi principi fossero scritti a chiare lettere nelle Costituzioni del mondo occidentale (in Italia si regola e chiarisce anche la libera circolazione delleidee, la libertà di manifestazione del pensiero, la libertà individuale ecc.), la satira quando tocca i potenti prima o poi si scotta e viene messa la bando o si cerca d'imbrigliarla (un'esempio la satira "bipartisan" che cavolo significhi non l'ho capito, se non come un tentativo d'imbavagliare la mente e la creatività del "satiro" di turno, se è satira colpisce non si può stare a pensare che se colpisco A devo poi colpire B per forza, ma dove sta scritto? boh! ) e non si parla dei paesi dove vi sono regimi dittatoriali (dove che censure vi siano è assodato), o regimi religiosi, ma nemmeno si parla di paesi "moderati" (eufemismo per dire paesi dove vi è un regime pseudo dittatoriale ma essendo "nostro" amico gli concediamo il benficio del dubbio finchè, naturalmente rimane nostro amico, Irak insegna ), ma qui si parla di nazioni che hanno storia democratica lunga alle spalle, di democrazia matura, avanzati dal punto di vista economico sociale, dove i concetti su esposti sono dati per "assodati" e definitivi: insomma i paesi e le nazioni che appartengono allo stretto consesso del "migliore dei mondi possibili" di cui siamo orgogliosi cittadini e fieri che essi si facciano portatori di libertà e democrazia. E' proprio così? No, naturalmente . Infatti gratta gratta e "quando il gioco si fa duro...." ossia quando la satira comincia a dialogare apertamente ecco che appaiono gli editti di bando, le censure, le pressioni, e qualsiasi altra cosa i potenti di turno sono capaci di mettere in campo per non perdere l'alone di forza e potere, ma rispetto al passato dove non avevano bisogno di sotterfugi, oggi essi vi ricorrono per non sembrare persecutori e oppressori sia ricorrendo a pretese offese, sia muovendo pedine al loro posto che si fanno promotori di crociate verso il tal artista o comico preso di mira; ma come direte, qui? Già proprio qui, nel mondo perfettibile dell'Occidente che, mentre criticava duramente (e giustamente dico io) gli islamici per le proteste contro qualche vignetta (fra parentesi anche di cattivo gusto tutto fanno meno che far ridere), ricordate le trasmissioni tv nelle quali ognuno sparava la sua in nome di principi di comune accesso nella nostra società, non ha mosso un mignolo quando (con gli editti e quant'altro) a esserne colpiti sono stati comici "occidentali" che se la prendevano con istituzioni e personaggi occidentali, quindi con valori di base comuni fra loro: chè gratta gratta il "vizietto censorio" ci sia rimasto? Oppure che, come al solito, siamo bravi a ululare alla luna ma non vediamo che ci sta cadendo addosso una meteora?Ai posteri l'ardua sentenza. Per quanto mi riguarda continuo a dire che rivoglio Grillo, Luttazzi, i Guzzanti, quanti altri sono stati emarginati al loro posto dov'erano prima enon solo, se non si fa nulla di penalmente e civilmente rilevante, che Crozza e Fiorello possano essere lasciati in pace: preferirrei che ridere fosse ancora concesso (non siamo nel MedioEvo dicono gli ottimisti e i "terzaviisti", cha diamine ..... ma davvero?) anche per umanizzare chi forse davvero crede di essere al di sopra di tutti.

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